Pubblicato il 4 Novembre 2016 | di Redazione
0L’arte di Emanuele Cappello (Kapel) colora di barocco palazzo Garofalo
L’arte di Emanuele Cappello (Kapel) colora di barocco palazzo Garofalo. Nella sede del Museo della Cattedrale di Ragusa, fino all’11 novembre 2016, sono esposte le opere del maestro vittoriese dedicate al barocco patrimonio dell’umanità Unesco.
Emanuele Cappello dedica questa mostra al barocco, e più precisamente a quello ibleo. Oggi tale territorio, com’è noto, è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’umanità.
Inutile risulterà, a chi volesse compierla, la ricerca della semplice rappresentazione delle note architetture del patrimonio artistico ibleo. Il visitatore potrà rendersene conto visitando la mostra allestita all’interno degli spazi espositivi di palazzo Garofalo, sede del Museo della Cattedrale di Ragusa, in cui sono messi in mostra 35 fra dipinti su tela, tavola e carta. A Cappello non interessa riprodurre una cosa bella, il barocco ibleo, che ammalia i turisti per la sua esuberanza decorativa e i suoi opulenti ornamenti così com’è, sic et simpliciter, ma ne dà una personalissima interpretazione: sceglie liberamente di ispirarsi ad esso per continuare a inventare.
L’empito creativo lo porta a sviluppare un vero e proprio racconto fantastico – alla maniera delle fabulae antiche acquisite sin da ragazzino a Vittoria nelle botteghe dei pittori di carretto, dai cuntastorie e cantastorie e dai pupari dell’opera dei pupi – ricco di giochi di memoria e di citazioni, come ci ha abituati e come solo lui sa fare. Riscrive e narra mito ed epos del Barocco ibleo, senza mai risultare banale o, peggio ancora, ripetitivo.
E anche questa volta, l’instancabile desiderio di ricerca individuale e l’irrefrenabile bisogno di cimentarsi in sperimentazioni sempre nuove spingono Emanuele Cappello a compiere una nuova metamorfosi, riuscendo, però, a preservare una forte identità di artista indipendente, che crede fortemente nel disegno e nella pittura, lontano dalle derive avanguardistiche.
Meritano attenzione particolare le singolarissime e suggestive carte, ben dieci, nelle quali Cappello traspone sul foglio, con efficacia, tutta la sua ricerca. Sono, a mio avviso, il compendio, la summa del suo personalissimo linguaggio artistico maturato in oltre sessant’anni di attività.
Del resto Kapel – pseudonimo usato da Emanuele Cappello dagli anni Novanta per firmare solo alcune delle sue opere, quelle che si distaccano dai soggetti tradizionali – è un artista che si è formato osservando e studiando direttamente, e non solo dai libri, le opere di impressionisti, espressionisti, fauves, cubisti, astrattisti, dadaisti e surrealisti, solo per citare le più importanti avanguardie del Novecento. Cappello è vissuto, infatti, nella seconda metà degli anni Cinquanta, poco più che ventenne, a Parigi, dove ha frequentato l’Académie de la Grande Chaumière ed ha conosciuto artisti come Georges Braque, Massimo Campigli e Marc Chagall.
È un artista che ha fatto delle sue origini siciliane una qualità, e della creatività una filosofia di vita che lo stimola ad una continua introspezione interiore e ad una ricerca perenne.
di Luciano D’Amico