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Pubblicato il 22 Novembre 2016 | di Agenzia Sir

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Nassirya, ricordare per non dimenticare

E’ stato detto che solo il ricordo non cancella la memoria, parole importanti che calzano a pennello per non far cadere nell’oblio quel giorno in cui gli uomini della Benemerita scrissero una delle pagine più fulgide della loro storia : la Legge 12 novembre 2009 n. 162, promulgata dal Presidente della Repubblica dell’epoca Giorgio Napolitano, ha solennizzato l’evento con la istituzione della “Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”. Sabato scorso – 13° anniversario – nella omonima piazza antistante la Caserma i Carabinieri del Comando Provinciale di Ragusa si sono ricordati tutti i militari e civili martiri di Nassirya, orrendamente assassinati nella città Irachena la mattina del 12 novembre 2003.

La sobria ma toccante cerimonia si è svolta alla presenza del nuovo Comandate Provinciale Ten Col. t-col-federico-reginato-com-ccFederico Reginato ( che ha pochi giorni è subentrato al Ten. Col. Sigismondo Fragassi, chiamato ad altro incarico a Roma ) , con lui il nuovo Comandate di Compagnia Cap. Elisabetta Spoti ed una rappresentanza degli uomini della Benemerita e dell’Associazione Nazionale Carabinieri: ha presieduto il rito religioso padre Giorgio Occhipinti Responsabile Diocesano della Pastorale della salute . Quel downloadtragico giorno l’Arma ha scritto una delle pagine più fulgide della sua bicentenaria storia: il momento topico della cerimonia è stato l’ascolto delle note del silenzio fuori ordinanza emanate dalla tromba di un militare.
Quel tragico giorno – come si ricorderà – alle ore 10.40 locali (08.40 in Italia), un camion cisterna pieno di esplosivo esplose davanti la base MSU ( Multinational Specialized Unit ) italiana dei Carabinieri , provocando la morte di diverse persone tra Carabinieri , militari e civili. Il camion, solo grazie al fuoco aperto da una delle vittime, non esplode all’interno della caserma ma sul cancello di entrata, evitando così una strage di più ampie proporzioni. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell’esplosione rimase coinvolta anche una troupe cinematografica che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassirya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell’esercito italiano di scorta alla troupe che si erano fermati lì per una sosta logistica.
Il Comando dell’Italian Joint Task Force (IJTF) si trovava a 7 chilometri da Nassiriya, in una base denominata “White Horse”, distante circa 4 chilometri dal Comando USA di Tallil. Il Reggimento MSU-IRAQ, composto da personale dei Carabinieri Italiani e dalla Polizia Militare Romena ,era diviso su due postazioni: la base “Maestrale” e la “Libeccio”, entrambe poste al centro dell’abitato di Nassirya.
Era infatti intendimento dei Carabinieri posizionarsi nell’abitato per un maggior contatto con la popolazione. Presso la base “Maestrale”, che durante il regime di Saddam era sede della Camera di Commercio, era acquartierata l’Unità di Manovra. L’altra sede, “Libeccio”, distante poche centinaia di metri dalla prima, venne danneggiata anch’essa dall’esplosione. Morirono nell’attentato dodici carabinieri: i Marescialli Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Filippo Merlino, Massimiliano Bruno, Alfio Ragazzi, Daniele Ghione, i Vice Brigadieri Giuseppe Coletta e Ivan Ghitti, l’Appuntato Domenico Intravaia, i carabinieri scelti Andrea Filippa e Horacio Majorana; cinque militari dell’Esercito italiano: il Tenente Massimo Ficuciello, il Maresciallo Silvio Olla, i Caporali Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci; due civili italiani: Marco Beci (cooperatore internazionale), Stefano Rolla (regista cinematografico).

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