Attualità

Pubblicato il 23 Novembre 2016 | di Vincenzo La Monica

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560 ragusani emigrati all’estero nel 2015

La presentazione del “Rapporto sugli italiani nel mondo” da parte della fondazione Migrantes conferma la centralità del fenomeno delle migrazioni sul territorio italiano. Un fenomeno che non è vivace e problematico solo in entrata, con i flussi provenienti dal Mediterraneo e dall’Europa, ma che riguarda anche le uscite dal nostro paese. Al primo gennaio 2016, infatti, gli iscritti all’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) sono poco più di 4milioni 811 mila, il 7.9 per cento dei 60milioni 665mila residenti in Italia secondo il Bilancio demografico nazionale dell’Istat aggiornato a giugno 2016. La differenza, rispetto al 2014, è di 174mila 516 unità. La variazione – nell’ultimo anno del 3.7 per cento – sottolinea il trend in continuo incremento del fenomeno non solo nell’arco di un tempo, ma anche nell’intervallo da un anno all’altro.

Italia paese di emigrazione, quindi, come ha ricordato anche il presidente Mattarella secondo cui «il nostro paese ha una storia antica di emigrazione. Una storia di sofferenze e di speranze. Una storia di riscatto sociale, di straordinarie affermazioni personali e collettive, ma anche di marginalità patite e di lacerazioni. Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d’età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze».

Quelle degli italiani all’estero, infatti, sono vite sempre più complesse, che mettono in luce un nuovo cambiamento epocale a cui stiamo assistendo più o meno consapevoli. La fondazione Migrantes e la Chiesa italiana lo ripetono da anni: la mobilità è una risorsa, ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e competenza da un unico posto e non è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro.

L’Italia ha oggi il grave problema del cosiddetto brain exchange, cioè la non capacità non solo e non tanto di trattenere ma di attrarre dei talenti, un flusso che deve essere bidirezionale, quindi, tra il paese di partenza e quello di arrivo e che riesca nel tempo a soddisfare ma soprattutto ad esaltare le capacità dei soggetti coinvolti.

La realtà dell’emigrazione è comune anche al territorio della provincia di Ragusa. Da gennaio a dicembre 2015 sono partiti da Ragusa (è la 65. provincia su 110) 560 persone di cui 258 donne e 302 maschi. Gli iscritti all’Aire sono 28mila 308 su 320mila 226  e rappresentano l’8.9 per cento sulla popolazione. Gli immigrati presenti sul nostro territorio sono, invece, 25mila 744 e incidono per l’8 per cento  sulla popolazione totale. In pratica seppure la nostra è una provincia di storica presenza immigrata, rimaniamo ancora principalmente una zona di emigrazione.

I comuni con il maggior numero di emigrati sono Modica, Vittoria e Ragusa, tutte intorno ai 4.700 emigrati, mentre in valore assoluto sulla popolazione i Comuni più interessati sono quelli di Giarratana e Monterosso, rispettivamente con il 34 per cento e il 24 per cento di popolazione emigrata.

Maggiori informazioni e dati sulla mobilità umana saranno illustrati dagli uffici Caritas e Migrantes il prossimo 12 dicembre, a Ragusa, in un incontro specifico aperto alla cittadinanza e alle istituzioni.

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