Pubblicato il 1 Dicembre 2016 | di Redazione
0Da Vittoria alla sala Clementina «Il Papa giocava come un nonno»
Lo scorso 27 ottobre, nella sala Clementina dei palazzi Vaticani, Papa Francesco incontra per un’udienza privata i docenti e studenti dell’Istituto pontificio Giovanni Paolo II dell’Università Lateranense. Tra i 300 invitati, ci sono anche Nicandro Prete, 40 anni, e la moglie Delizia Di Stefano, 37 anni, entrambi collaboratori dell’ufficio diocesano di Pastorale familiare e operatori del Consultorio familiare di ispirazione cristiana di Vittoria (lei direttrice dal 2010). Con loro il figlioletto Pietro Mattia, 4 anni, e un altro in arrivo!
Nicandro e Delizia, sposi da 7 anni, hanno appena concluso il master sulla pastorale familiare proprio dell’istituto pontificio Giovanni Paolo II.
«Con sorpresa ci hanno riservato un posto nella quarta fila – spiega Nicandro Prete – quindi proprio vicinissimi al Papa e tra coloro che avrebbero potuto avvicinarsi a lui per il baciamano. Dopo l’udienza è arrivato il momento dell’incontro. Eravamo emozionatissimi, noi ma anche il nostro piccolo Pietro, che, un po’ vergognato, ha provato a nascondersi in braccio alla sua mamma».
«Abbiamo desiderato tanto questo momento – continua Delizia – e, nonostante la mia giovanissima gravidanza in corso, non abbiamo avuto perplessità ad affrontare il viaggio. Quando ho saputo che solo un genitore avrebbe avuto la possibilità di accompagnare il proprio figlio a salutare il Papa, io e mio marito ci siamo guardati negli occhi e, implicitamente, senza alcun dubbio è nato l’accordo tacito che sarei stata io ad andare! Ho provato una gioia speciale: il Pontefice, con il calore di un padre ha benedetto il mio grembo, facendomi sentire l’abbraccio protettivo di cui avevo bisogno. È stato anche un momento divertente: ho visto un Papa che, con il fare di un nonno, giocava a togliere i ciucci in bocca ai bambini e a scambiarsi papalina e cappellini! Come non ricordare che mio figlio Pietro aveva solo 5 mesi quando abbiamo iniziato questo percorso a Roma che ci ha visti impegnati per tre anni».
Durante l’udienza, Papa Francesco ha esortato ad affrontare coraggiosamente le delicate sfide della cultura contemporanea che, esaltando l’individualismo narcisista, mette in molti modi a dura prova i legami coniugali e familiari. «Una concezione della libertà sganciata dalla responsabilità per l’altro, la crescita dell’indifferenza verso il bene comune, l’imporsi di ideologie che aggrediscono direttamente il progetto familiare, come pure la crescita della povertà che minaccia il futuro di tante famiglie – ha ribadito il Pontefice – sono altrettante ragioni di crisi per la famiglia contemporanea. L’incertezza e il disorientamento che toccano gli affetti fondamentali della persona e della vita destabilizzano tutti i legami, quelli familiari e quelli sociali, facendo prevalere sempre più l’“io” sul “noi”, l’individuo sulla società. È un esito che contraddice il disegno di Dio, il quale ha affidato il mondo e la storia all’alleanza dell’uomo e della donna. La famiglia è il grembo insostituibile dell’iniziazione all’alleanza creaturale dell’uomo e della donna. Per questo – ha ribadito il Papa – la testimonianza dell’umanità e della bellezza dell’esperienza cristiana della famiglia dovrà dunque ispirarci ancora più a fondo. È giusto però riconoscere che a volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario. Pertanto, il tema pastorale odierno non è soltanto quello della “lontananza” di molti dall’ideale e dalla pratica della verità cristiana del matrimonio e della famiglia; più decisivo ancora diventa il tema della “vicinanza” della Chiesa: vicinanza alle nuove generazioni di sposi, perché la benedizione del loro legame li convinca sempre più e li accompagni, e vicinanza alle situazioni di debolezza umana, perché la grazia possa riscattarle, rianimarle e guarirle».
Il nuovo orizzonte di quest’impegno vede convocati con forza tutti gli operatori di pastorale familiare e trova certamente in “Amoris laetita” la bussola del nuovo cammino da compiere.
«In questa prospettiva – osservano ancora i coniugi Prete – le parole del discorso del Papa ci invitano a intrecciare da vicino la vita delle giovani coppie e delle famiglie e a osare di pensarla in grande, convinti della potenza di vita che il progetto di Dio porta nell’amore del mondo».