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Pubblicato il 30 Gennaio 2017 | di Redazione

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Il 27 gennaio è stato il “Giorno della Memoria”

Il 27 gennaio, ogni anno, la Repubblica italiana celebra il “Giorno della Memoria”,una festa internazionale  in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti.

La Giornata è stata istituita, in Italia, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati . Infatti,con il 72°anniversario della liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz si commemorano le vittime dell’Olocausto . Che cosa è, che cosa rappresenta Auschwitz ? Auschwitz è una cittadina situata nel sud della Polonia. Qui, a partire dalla metà del 1940, funzionò il più grande campo di sterminio di quella sofisticata «macchina» tedesca denominata «soluzione finale del problema ebraico». Auschwitz era una vera e propria metropoli della morte. Non solo giallo ma anche rosso, verde, viola, blu, marrone, nero, rosa: erano i colori dei triangoli che nei lager segnalavano per quale “crimine” si era reclusi. Era un crimine essere ebreo, oppositore politico (anche solo presunto), fuorilegge, testimone di Geova, esule, rom, emarginato (per esempio malato di mente o prostituta), omosessuale. I primi campi, usati per rinchiudere oppositori e indesiderabili, nascono in Germania già nel 1933, e diventano migliaia durante la seconda guerra mondiale. Alcuni erano campi di lavoro, altri direttamente di sterminio. In alcuni si eseguivano sperimentazioni mediche o scientifiche, in altri si affermava di voler rieducare i prigionieri. I massacri che per dodici anni hanno percorso il continente finiscono ufficialmente il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche entrano ad Auschwitz trovando l’impensabile, o forse quello che non si era mai voluto vedere: duecentomila prigionieri ancora in vita e le tracce di 1,5 milioni di morti. Nel 2005 le Nazioni Unite hanno deciso di dedicare il 27 gennaio al ricordo dell’Olocausto e di tutte le sue vittime. Gli ebrei ne avevano già fatto una memoria di popolo celebrando la shoah, la catastrofe.  La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio antifascista. L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista. Tutti conosciamo la ragione storica dietro la scelta della data. Quel che forse in pochi conoscono, è il fatto che prima di quel 24 gennaio 2005 l’Italia aveva già deciso di celebrare il Giorno della Memoria nella data prefissata, in ricordo delle vittime delle leggi razziali adottate dal fascismo, dei deportati e della pericolosa attività anti-collaborazionista messa in campo in diverse zone d’Italia; la decisione è stata sottoscritta agli inizi del secolo, dopo un lungo dibattito relativo proprio alla data: si erano valutati infatti anche il 16 ottobre (anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, e a controprova del ruolo importante dell’Italia nella triste pagina storica in questione) e il 5 maggio (data della liberazione di Mauthausen).  Concludendo,il Giorno della Memoria non è una mobilitazione collettiva per una solidarietà ormai inutile. È piuttosto, un atto di riconoscimento di questa storia: come se tutti, quest’oggi, ci affacciassimo dei cancelli di Auschwitz, a riconoscervi il male che è stato. Con essa,inoltre, non si  vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità è stata capace, né sostenere un’assai poco ambita «superiorità» del dolore ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Non è la pietà per i morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto. Che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse.

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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