Cultura

Pubblicato il 14 Febbraio 2017 | di Redazione

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Carnevale al tempo dei nostri nonni

Se qualcuno si aspetta un carnevale all’insegna della solita sfilata resterà deluso. Se pensate che il carnevale sia sempre stato così, vi sbagliate di grosso!!! Tanto per incominciare c’erano pochi vestiti carnevaleschi, proprio perché venivano cuciti a mano, e si vestivano soltanto le persone adulte. Non sempre ci si mascherava e gli abiti di carnevale erano semplici, realizzati dalle mamme spesso con stoffe riciclate; anche i dolci venivano fatti in casa, come i ravioli di carne e di ricotta che venivano lessati e conditi con zucchero e cannella e le frappe, fritte con lo strutto di maiale. Le maschere erano: il pagliaccio e la pagliaccia, lo sposo e la sposa, il vecchio e la vecchia tutte però con un ruolo importantissimo. Come da tradizione, il carnevale veniva festeggiato il giovedì grasso, la domenica e il martedì.

I festeggiamenti iniziavano durante il pomeriggio, quando le “maschere” passavano per le campagne bussando alle case dei contadini, dove si fermavano per un po’ ballando e cantando in compagnia. Molto spesso i contadini regalavano loro uova, salsicce e pane caldo. Quando si faceva notte veniva organizzata una veglia a casa di un “fortunato” contadino; si riunivano intorno a una fisarmonica o ad un organetto e ballavano valzer, saltarello o altre danze della tradizione popolare; per i ragazzi era una delle poche occasioni, a parte le feste paesane, di conoscere delle ragazze e perché no, anche di fidanzarsi. Venivano offerti i dolci tipici, si beveva vino casereccio e si giocava bendando un bambino che doveva cercare l’uovo, colpirlo e mangiarlo. Questo gioco simboleggiava il lungo periodo di astinenza dopo il cibo abbondante di carnevale. Dunque, ci si divertiva fino a tarda notte.

Il carnevale, naturalmente, portava anche disagi. Infatti, se il tempo era bello, tutto andava bene; ma se pioveva bisognava portarsi dietro le scarpe di ricambio perché le maschere giravano a piedi per le campagne.
Inoltre, si ascoltava musica dal vivo, ma allo scoccare della mezzanotte del martedì grasso, con l’inizio ella quaresima, si interrompevano le danze e tutti rientravano a casa.

Anche i carri erano  diversi da quelli di oggi: erano più piccoli, meno addobbati e anche meno colorati; ognuno se lo realizzava in casa e per attaccare la carta si usava una colla fatta con acqua e farina. Inoltre, la tradizione per questo giorno prevedeva la preparazione di un fantoccio che poi veniva bruciato tra le fiamme, il quale simboleggiava il “vecchio e l’inizio di qualcosa di nuovo”. Altri fantocci venivano utilizzati per “colorare” le strade principali del paese. Il pomeriggio sfilavano i carri, insieme alle donne che si travestivano da uomini e viceversa, poi altri gruppi che rappresentavano le varie stagioni e frutti tipici.

Il divertimento nasceva dal desiderio di stare insieme o semplicemente dal riuscire a realizzare una maschera o un carro alla meglio, con le proprie mani, utilizzando le poche cose presenti in casa.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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