Pubblicato il 24 Febbraio 2017 | di Redazione
0Meno devozionismo e lotte di campanili
Da 150 anni l’Azione cattolica è presente in Italia: che bella storia! Ho il piacere e l’onore di ricordare, a tale proposito, i presidenti diocesani che mi hanno preceduto nel vissuto di questa bella storia! Saluto Franco Antoci, Carmela Curiale, Sebastiano Distefano, Renato Meli, Daniela Lauria, Emanuele Occhipinti, Pina Scribano e, permettemi, Carlo Marotta che in questo momento, sono certo, è qui e prega per noi.
Un triennio termina. Ai delegati il compito di definire e approvare gli obiettivi e le linee programmatiche per il prossimo triennio associativo. Terremo conto delle scelte pastorali compiute dal vescovo e delle indicazioni dell’Azione cattolica nazionale. Cercheremo di considerare le circostanze storiche del territorio e la situazione particolare che la nostra diocesi e le nostre parrocchie vivono. Auguro a voi tutti di vivere il prossimo triennio con la gioia di chi ha scoperto che l’amore di Dio si sperimenta incontrando le donne e gli uomini di questo nostro tempo, nei cui volti leggiamo i lineamenti di Cristo. Attraverso gli sguardi di ogni uomo Cristo ci offre il suo sguardo di Misericordia, sta a noi accoglierlo.
L’esperienza nell’Azione cattolica
L’incontro con Gesù che l’esperienza dell’Ac ci aiuta a concretizzare “realizza il desiderio di umanità piena che c’è nel nostro cuore”. (Progetto Formativo Aci 2.1) Conoscere Gesù porta a decidersi per Lui e spendere nel quotidiano delle nostre vite quel desiderio d’amore che Dio ha per ciascuno di noi. Attraverso la formazione,che viviamo nell’esperienza dell’Azione cattolica, “Gesù plasma la nostra vita, la riempie di sé e ne diventa ragione”. (Progetto Formativo Aci 2.1)
Ringrazio allora il Signore: per la ricchezza di questi tre anni vissuti intensamente come presidente diocesano dell’Ac della diocesi di Ragusa insieme alla presidenza diocesana, agli assistenti, al consiglio diocesano ed a tutti voi amici carissimi soci dell’Azione cattolica. Voi rappresentate, qui in Assemblea, la bella storia di una realtà associativa che vive, prega e lavora nella vigna del Signore, in questa porzione di territorio siciliano.
Riavvolgendo il nastro di questo triennio associativo mi sono accorto di quanta ricchezza ho incontrato. Giovani e adulti che in semplicità e letizia hanno scelto l’Ac per dare senso alla loro missione di laici battezzati.
Quanti allegri ragazzi e ragazze dell’Acr ho incontrato che mi hanno circondato e contagiato di gioia! Tanti cuori che battono insieme, energie spese per il bene della comunità. In alcuni ho incrociato il volto di Cristo sofferente, in altri ho trovato parole di conforto e abbracci fraterni. Il bene seminato nel silenzio e nel nascondimento è molto prezioso e non finisce sulle pagine di Facebook.
In questo momento di verifica non credo sia importante elencare quanto abbiamo fatto e quanto avremmo potuto fare per il bene dell’Azione cattolica. Ad un bilancio di cose da salvare ed un elenco di errori da non ripetere preferisco guardare ai volti di chi ha risposto presente alla chiamata di Gesù e si è messo in cammino, nonostante tutto.
“Custodire l’essenziale per fare nuove tutte le cose”
Questo il titolo della nostra sedicesima assemblea diocesana elettiva. Un’attenta analisi del territorio e della società, suggerisce l’evidente distanza tra la gente e la buona prassi della cura delle piccole cose. Non siamo più in grado di stupirci per un bimbo che nasce, non siamo più in grado di sentire il dolore dell’ennesima tragedia del mare, del nostro mare. Non siamo più in grado di sentire la tenerezza di una carezza, o di arrossire per un bacio inaspettato, preferiamo un gelido “like” su facebook, o una faccina su what’sapp. Noi di Azione cattolica, dobbiamo alzare la voce contro chi vuole mettere a tacere la voce dei più deboli. Noi dobbiamo drizzare la schiena contro un sistema che vuole liquefare le relazione autentiche e fondanti quali quelli che si vivono in famiglia.
Dobbiamo seminare la speranza nelle nuove generazioni, dobbiamo irrigare con la Gioia del Vangelo ogni terreno esistenziale inaridito dall’individualismo e dall’autodeterminazione. Dobbiamo irrigidirci contro chi vuole inquinare, abusare e deturpare la nostra casa comune. Sì! Perché si custodisce l’essenziale anche custodendo il creato, mostrando ai nostri figli un fiore di campo e facendo loro sentire tutta la poesia che c’è nel suo profumo.
“Ciò che l’uomo semina con fede, Dio fa crescere con amore”. Con questo stile possiamo guardare alla realizzazione di percorsi associativi nuovi che ci portino ad aprire gli occhi ed uscire da noi stessi per accorgerci dell’altro che tende la mano ed ha bisogno di essere accolto. Solamente se rivediamo, facendole nuove, le nostre granitiche posizioni in tema di diversità etniche, culturali e religiose, se rivediamo lo stile e la qualità delle nostre politiche sociali, della pedagogia dei piccoli gesti e della buona vita, se riusciremo a creare ponti e non muri, allora, solo allora, avremo accolto Cristo, seminato speranza, lavorato nella, e per la, carità. La lunga esperienza associativa, 150 anni, ne è testimone.
È nella diversità che si costruiscono percorsi di comunione, nella verità. Le situazioni di vita in cui si trovano adulti, giovani e ragazzi sono oggi estremamente diverse ma l’esperienza dell’Ac sa e deve tenerli insieme. In Azione cattolica giovani e adulti contano alla stessa maniera nelle decisioni, nella progettualità e nella attività, non si contendono le poltrone ma si mettono assieme per prendersi cura dei ragazzi, per accompagnare le famiglie in quel compito fondamentale per la società che è l’educazione, per sostenere la missione della Chiesa nella società. Non esiste un progetto dei giovani ed un progetto degli adulti. L’Ac mette insieme le generazioni perché comune è la responsabilità nella missione apostolica della Chiesa, ciascuno con la propria dimensione di vita.
Tutti gli sforzi organizzativi, tutte le occasioni di incontro che a livello associativo proponiamo devono avere un punto fermo: ascoltare, conoscere e seguire Gesù. Attraverso l’Azione cattolica abbiamo imparato a conoscere ed amare la Chiesa, ma ancor più a scoprire che il Vangelo è ciò che riesce a trasformare le esperienze della vita in tesoro da spendere nella vigna del Signore. La storia di ciascuno di noi si incrocia con lo sguardo di Cristo. Il guardare, il vedere di Gesù ci insegna come porsi di fronte all’altro. Il Vangelo di Marco, chiamato anche il Vangelo degli sguardi, ci suggerisce il modus operandi che dovremo attuare per cambiare la nostra prospettiva ed avere un nuovo orizzonte.
Il primo sguardo di Gesù è verso i cieli, ma poi è soprattutto uno sguardo per gli uomini. Non va infine sottovalutata l’annotazione di Marco riguardo a Gesù che, entrato trionfalmente a Gerusalemme, “verso sera, dopo aver guardato ogni cosa attorno, uscì con i Dodici verso Betania” (Casa della povertà!).
Cari amici, è arrivato il momento di lasciare gli approdi sicuri delle nostre sagrestie. Per vivere la parrocchia come “casa tra le case”, è necessario far sentire la gente del quartiere come i padroni di casa e non come ospiti, spesso indesiderati se di altro colore o religione. È il momento di staccarci dalle cime robuste del devozionismo e del campanilismo di appartenenza, ci rendono incapaci di comunicare la bellezza e la vitalità del Vangelo. Lasciamo il porto delle nostre sicurezze, per solcare i mari incerti e perigliosi della quotidianità. Lasciamo che lo Spirito Santo soffi e riempia le vele delle nostre vite. Non vi assicuro bonaccia, anzi, tempeste e paure. Ma è arrivato il momento di mettere alla prova la “chiglia” della nostra fede. 150 anni di storie di vita e di santità, ci danno mandato. È il momento di prendere il largo, oggi, qui. Azione Cattolica di Ragusa: Duc in altum!
Permettemi infine di ringraziare, prima di tutto il Signore, per la fiducia che ha riposto in me, immeritata e spesso disattesa dalla mia tanta miseria.
Ringrazio monsignor Urso per aver creduto in me, e a monsignor Cuttitta per aver rinnovato tale stima e amicizia nel momento del suo insediamento in Ragusa.
Un grazie di cuore alla presidenza, al consiglio e alle splendide equipe, che sono riuscite a leggere ed interpretare le esigenze del territorio e a coniugarle con il piano pastorale del vescovo. Ringrazio Marco Buscema per la preziosa assistenza contabile, e Giovanni Galofaro per la sua instancabile, puntigliosa e meticolosa attività segretariale. Ognuno di voi è stato, in questo triennio, segno tangibile della Grazia di Dio, e se talvolta non sono stato capace di capirlo, i nostri assistenti don Luca, don Ettore, don Peppino e don Francesco, non hanno tardato ad aprirmi gli occhi. Grazie di cuore anche a voi. Per ultimo, ringrazio mia moglie, in questo triennio mi ha reso due volte padre, la sua vicinanza è stata per me vitale. Condividere con la propria famiglia gioie e preoccupazioni, problemi e soluzioni, credo, e ne sono testimone, è la cosa più bella del mondo. È la prova schiacciante che Dio ha cura di ognuno di noi e ci mette accanto le persone che ci migliorano e ci rendono più belli. Grazie a tutti voi per l’amicizia e l’affetto.
Mi congedo invocando su noi tutti la protezione e la vicinanza della Vergine Maria, lei che per prima si è “fatta nuova” per custodire il figlio suo e nostro Salvatore; lo faccio con una preghiera di don Tonino Bello: ”Tu invece, Maria, rogo di carità per il Creatore, ci sei maestra anche di come si amano le creature. Aiutaci, perciò, a ricomporre le assurde dissociazioni con cui, in tema di amore, portiamo avanti contabilità separate: una per il cielo (troppo povera in verità), e l’altra per la terra (ricca di voci, ma anemica di contenuti)”. Amen
Francesco Arangio