Cultura

Pubblicato il 1 Marzo 2017 | di Redazione

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‘Filosofia Contemplazione Saggezza’ di Josef Pieper

Cammina con il proprio passo Joseph Pieper (1904-1997) sul sentiero impervio al culmine del quale si dischiude tutto il “dramma” della modernità: il tentativo di conciliare fede e ragione, il sapere e il credere, l’umano e il divino, viene messo in atto dal filosofo tedesco nel suo scritto Filosofia Contemplazione Saggezza pubblicato dalla casa editrice LAS di Roma, lo scorso gennaio, e offerto per la prima volta al lettore italiano grazie alla traduzione dal tedesco curata da Mario Tamburino.

Si tratta di un volume nel quale Pieper, considerato uno dei principali esponenti del Neotomismo del XX secolo, raccolse nel 1991 – anno della pubblicazione della prima edizione tedesca dell’opera – cinque saggi realizzati in occasione di alcune conferenze alle quali prese parte tra il 1955 e il 1990.

Il titolo lapidario spalanca le porte ad una narrazione altrettanto limpida, fluida e priva di qualsiasi orpello che ben si sposa con immagini semplici, desunte dalla quotidianità, delle quali il filosofo si serve per esporre i concetti cruciali della sua speculazione – filosofia, contemplazione, saggezza – che altri non sono che angolazioni diverse da cui osservare un unico oggetto: «la realtà totale».

Nella complessità di questa indagine, Pieper cerca di instaurare un dialogo con la modernità, cercando, da un lato di allargare la ragione oltre il perimetro di ciò che preventivamente ha definito come possibile, e dall’altro di impedire che la fede, rinunciando a cercare le ragioni per cui credere, si riduca ad un mero dato sentimentale o ad un blando fideismo. Una filosofia che rifiuta a priori l’apporto della teologia è destinata inevitabilmente alla crisi e dunque alla morte.

È però la contemplazione a rivestire un ruolo cruciale nel pensiero del filosofo tedesco: svincolata dall’essere una prerogativa “monacale”, Pieper sostiene che «la contemplazione si dà sempre», configurandosi come il «presentimento e l’inizio della gioia piena che rende felici».

La gioia che si prova, ad esempio, quando ci si disseta al culmine dell’arsura o l’ammirazione dei genitori verso il figlio appena nato. Immagini che effettivamente attestano che la contemplazione appartiene ad ognuno, un’esperienza che chiunque riesce a sperimentare  se si è in grado di guardare, di osservare, di vedere con amore.

Ludovica e Mario Tamburino C’è dunque un file rouge – come ha notato Mario Tamburino – che lega il sapere, la contemplazione e l’amore, poiché «si impara solo da chi si ama» e chi vuole imparare deve credere, chi vuole conoscere le questioni ultime del nostro mondo deve rivolgersi fiduciosamente al maestro. L’allievo deve essere condotto – come per i discepoli di Socrate – a «vedere» le cose «con gli occhi dell’insegnante», ma ciò non è da intendersi come assenza di ragione, ma constatare la ragionevolezza e la corrispondenza tra ciò che il maestro sostiene e la realtà.

In Filosofia Contemplazione Saggezza Pieper riesce dunque a creare un reticolo di piani in cui costantemente il divino s’intreccia con l’umano, il sapere con la fede, l’allievo con il maestro, edificando – per usare le parole di Giovanni Paolo II – una antropologia cristiana che si prefigura come un’«affidabile base esistenziale».

a cura di Ludovica Gulino


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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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