Pubblicato il 1 Aprile 2017 | di Redazione
0Fedeli testimoni dell’amore nuziale
Domenica 26 marzo, nei locali del Sacro Cuore a Ragusa, si è svolto il quarto convegno interdiocesano di spiritualità vedovile. Erano presenti i gruppi vedovili di Ragusa, Modica Sacro Cuore, Modica Alta, Ispica, Avola, Gela e Misterbianco. Presenti anche i coniugi Petrolito, responsabili dell’ufficio di Pastorale familiare della Diocesi di Ragusa.
Tema del convegno: “Ecco lo Sposo, andategli incontro (Matteo 25-6). “La vedova cristiana, testimone della fede e missionaria dell’Amore Nuziale. Dove, come, quando?”.
Il tema è stato sapientemente trattato e sviluppato da Rita de Micheli, responsabile generale dell’opera Madonnina del Grappa di Sestri Levante dove ha sede la famiglia spirituale di padre Enrico Mauri di cui fa parte il Movimento di spiritualità Vedovile “Speranza e Vita”.
Rita ha esordito che noi siamo «spose per sempre» e non solamente vedove e proprio in queste parole è racchiusa la nostra identità. Siamo maestre di spiritualità perché il sacramento del matrimonio è stata una grande esperienza, unica nella storia, in cui si è vissuta una relazione con lo sposo terreno. In questo amore reciproco imperfetto è accaduta una cosa bellissima: Dio vi è voluto entrare per rendere concreta e visibile da tutti la relazione che c’è tra Cristo e la Chiesa.
Questa relazione Gesù l’ha donato nell’Eucaristia, il suo Corpo e il mio si sono uniti ed è avvenuto il dono sponsale. Quando lo sposo umano è morto, il sacramento è rimasto e allora la vedovanza è parte integrante della relazione nuziale. Continuiamo a sentirci spose perché orientate a seconde nozze con Dio. Il mio sposo umano oggi vive nel corpo risorto di Gesù, cioè nell’Amore che è in tutto e in tutti. Ora lui mi guarda in Gesù e mi invita a guardare il suo volto trasfigurato di Gesù, mi fa memoria e la relazione è perfetta perché lui mi ama col cuore di Dio e vuole che anche io ami come ama lui.
Noi vedove continuiamo a essere famiglia dentro la grande famiglia che è la Chiesa e dobbiamo percorrere un cammino di conformazione a Gesù avendo i suoi stessi sentimenti, somigliando a Lui perché vuole attirarci a sé, donarsi perché ognuna di noi possa essere madre, generarsi negli altri facendo ritornare la bellezza della sposa. La mancanza dello sposo umano non ci faccia diventare calcolatrici dell’amore ma persone innamorate, pazze di amore capaci di insegnare al mondo di oggi come si ama; la vera qualità dell’amore.
Per fare questo dobbiamo vivere in unità con lo Sposo amante e guardare gli altri con gli occhi di Gesù, avere rispetto della diversità e imparare l’arte di riconoscere ed accogliere le fragilità.
In conclusione, le vedove devono vivere coltivando relazioni, testimoniare la propria missione uscendo dal proprio cerchio e andando dalle famiglie dove l’amore è ferito per condividerne la strada stando insieme.
Dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, monsignor Carmelo Cuttitta e il pranzo, momento anche questo di fraternità e condivisione, si è conclusa la giornata con le risonanze personali e con l’augurio che la vedova deve «amare in Cristo, lasciando che gli affetti di Gesù siano i suoi e lasciando negli altri un segno».
Spose per sempre e non più solo vedove hanno la missione di umanizzare Dio, dandogli i tempi e investendo energia.
Enza Salamone
Gruppo del Sorriso – Speranza e Vita