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Pubblicato il 14 Aprile 2017 | di Agenzia Sir

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A Comiso la Pasqua si identifica con “ a Paci”

E’ l’unico evento popolare che si tiene in Diocesi nella giornata di Pasqua, partecipazione e fervore religioso per A Paci sono il momento cardine, è la festa tradizionale per eccellenza per la cittadina casmenea caratterizzata dall’incontro tra i simulacri di Maria SS. Annunziata e Gesù risorto.

La festa documentata dal 1635, si apre la domenica delle Palme con funzioni religiose e processioni. Nei giorni della Settimana Santa si vive già il clima festaiolo. Al giovedì i Sepulcri, ( anche se si tratta in verità della ricorrenza religiosa di “ In coena Domini “ ) visita serale dei fedeli nelle chiese, rigorosamente in numero dispari, dove gli altari sono addobbati e adorni di piantine di cereali germogliati al buio che ricordano i legami della festa con i cicli naturali e con il mito greco di Adone. Al Venerdì le chiese sono in lutto, risuona con la stessa cadenza il suono quasi lugubre della Truocchila (campanella di legno), che annuncia la processione dell’Addolorata e del Cristo morto nell’urna. Il Sabato è la vigilia, la gente partecipa alla Veglia Pasquale e quindi alla sciugghiuta ‘a loria: l’annuncio della Resurrezione è accompagnata da scampanii a non finire e mortaretti di ogni specie. La festa prosegue con la “notturna”, usanza spagnola tramandata, assieme a mille altre, durante la quale la gente segue la banda musicale.
La domenica tutti pronti per A sciuta (uscita) dalla chiesa dei due simulacri (quello di Gesù risorto dalla Matrice e quello della Madonna Maria Santissima Annunziata dall’omonima chiesa), che indicano il ciclo immanente della nascita e della morte, che si avviano per le vie del paese. Le due statue a più riprese si incontrano e si allontanano velocemente fra gli “osanna” della folla, dopo che due bambini vestiti da angeli, con abiti fedelmente riprodotti secondo la tradizione catalana del ‘600, intonano il Regina Coeli. Queste paci si ripetono davanti ad ogni chiesa. Più attesa è certo quella ro strittu, che ha luogo davanti la Chiesa Santa Maria delle Stelle da sempre chiesa “rivale” dell’Annunziata

“A paci ” dunque è l’epico momento della processione domenicale quando i due simulacri, come già detto, fra le acclamazioni dei devoti, tantissima gente, si vengono incontro a precipizio facendosi largo tra la folla incitati dal fragore delle bande musicali, è come se volessero rinverdire il patto d’amore e di pace tra il Figlio Risorto e la Madre . Come già accennato la “paci” più ricca di sapore è quella naturalmente che , come una sfida, i Nunziatari effettuano proprio difronte la Basilica rivale della Matrice in un sinuoso e stretto spazio urbano che dai tempi della guerra libica ha preso il nome di Stretto dei Dardanelli. Altre consuetudini della festa accompagnati da precisi rituali sono per citarne alcune “ a caruta a taledda, a notturna, a sittina a Matrici, ”: dimenticate le originarie motivazioni della pietà religiosa, oggi sopravvivono quasi a fornire “tragicomica” materia di orali e, perché no, “diverbi” tra l’uno e l’altro partito, ciascuno legato alla propria parrocchia. Il culmine quasi parossistico “ dello scontro” si registra la sera al momento dei fuochi d’artificio allorchè dopo ogni boato – come scrive Gesualdo Bufalino – risuona rivolto al “nemico” il grido trionfale “ Va falla”, va a farne un’altra uguale, riferendosi naturalmente alla festa.
Riti e tradizioni di un tempo che si tenta di mantenere vivi per far toccare con mano alle generazioni di oggi e di domani quella che era la realtà di una volta, con usi e costumi pregnanti di significazioni intrinseche che, pur con momenti contrastanti, contribuivano a tenere unita una comunità cittadina genuina e ricca di valori atavici.-

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