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Pubblicato il 18 Aprile 2017 | di Alessandro Bongiorno

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Il raddoppio della Ragusa-Catania e l’Italia che non si sbriciolava

I nostri nonni ci misero otto anni per realizzare i 755 chilometri dell’Autostrada del Sole che collega Milano con Napoli. I lavori iniziarono il 19 maggio 1956 e furono inaugurati dal Presidente del Consiglio, Aldo Moro, il 4 ottobre 1964. Con tre mesi di anticipo rispetto ai tempi previsti. Non c’erano i computer per i progetti, le aziende e gli operai lavoravano con la tecnologia di 60 anni fa. Eppure in otto anni, quel serpentone di cemento, acciaio e asfalto fu completato mettendo in collegamento i due terzi dell’Italia. A distanza di 60 anni, nessun viadotto si è sbriciolato e nelle gallerie l’illuminazione continua a funzionare. Quell’autostrada fu realizzata per volere della politica e grazie a burocrati, professionisti, tecnici, imprese e operai all’altezza del loro compito.

Nel 2017 abbiamo accolto, con lo stesso spirito di San Tommaso, l’annuncio che a dicembre dovrebbe aprire il primo cantiere del raddoppio della Ragusa-Catania. I vertici dell’Anas e il ministro Graziano Delrio ci hanno messo la loro faccia. Come prima di loro i ministri degli ultimi dieci-quindici governi che si sono succeduti. Un’opera inserita in tutti i procedimenti che dovevano accelerare le procedure per l’apertura dei cantieri: dalla legge obiettivo (del 2001!), alla legge “Sblocca Italia”, all’attuale Piano delle infrastrutture strategiche. Da almeno vent’anni, nonostante le procedure “accelerate” e “sblocca cantieri”, questa strada è solo sulla carta. In vent’anni non un solo metro è stato realizzato. Vent’anni di burocrazia.

È l’Italia di oggi. A guardarla da Ragusa ci appare fin troppo arretrata rispetto a quella del 1956, rispetto a quella appena uscita dalla Seconda guerra mondiale. In vent’anni abbiamo prodotto migliaia di autorizzazioni, prosciugato inchiostri e timbri, trascorso ore e ore e ore in riunioni, ascoltato politici e funzionari, ma siamo sempre ad attendere che un operaio pianti il primo chiodo e un altro smonti il cantiere per far transitare il primo mezzo. Neanche l’intervento dei privati, che hanno prodotto il progetto e realizzeranno l’opera imponendoci il pedaggio, è servito a migliorare la situazione.

La superstrada a quattro corsie – quando sarà realizzata e se non interverranno modifiche in corso d’opera – collegherà contrada Castiglione con l’autostrada Catania-Siracusa (all’altezza di Augusta), ricalcando in parte l’attuale percorso e in parte scorrendo su un tracciato nuovo che comprende anche sedici viadotti, otto gallerie, undici svincoli. Nel complesso si tratta di 68 chilometri per realizzare i quali ci vorranno cinque anni. Tre in meno di quanto ci misero gli operai e le imprese degli anni Sessanta del secolo scorso per completarne 755!

A realizzare la superstrada sarà un’associazione temporanea di imprese (composta dalle società per azioni Silec, Mec, Egis Projects, e Tecnis) che la gestirà per 39 anni. Il costo stimato dell’opera è di 898 milioni di euro di cui 366 finanziati con fondi pubblici e la restante parte con le risorse dei privati che recupereranno l’investimento ai caselli riscuotendo il pedaggio (andare da Ragusa a Catania sarà più sicuro ma ci costerà almeno il doppio). I lavori sono suddivisi in sei lotti e prevedono l’impiego durante i cinque anni di 800 operai.

Sarà la volta buona?

 

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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