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Pubblicato il 26 Aprile 2017 | di Luciano Nicastro

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Dove non arriva la Politica supplisce “l’inventiva” di Ragusa !

Da un po’ di tempo vado riflettendo sul tempo che scorre a Ragusa lasciandovi segni vistosi, buche a ripetizione, segni fatali di decadenza ma anche segnali evidenti, sia nelle strade materiali che in quelle informatiche, di un bisogno diffuso di maggiore e più sicura convivenza cittadina.

C’è in atto una aspettativa, nei giornali locali (in stampa e online), di una fase di bene comune prossimo venturo. Ne sono riprova le iniziative degli ambienti cattolici e laici: in particolare, le Aggregazioni  Laicali diocesane, il MEIC (gli intellettuali cattolici!), il Centro dei servizi culturali e il Feliciano Rossitto nelle sue articolazioni (biblioteca, centro studi, convegni…).

Le Organizzazioni Giovanili e gli oratori cattolici sono un importante riferimento culturale, formativo e ricreativo. In generale, un universo complesso di società cerca di produrre risposte nuove e forti, laddove sono rimaste mute e inascoltate le domande di fondo e di prospettiva.

Senza dubbio le nuove generazioni  spingono  le poche realtà culturali originali e vive a ridisegnare la pianta contemporanea  della NUOVA Ragusa in termini di riscrittura della vita comune diurna e notturna, di  creazione di nuove e adeguate infrastrutture viarie, inventando e sperimentando un trasporto nuovo e più celere, pubblico urbano.

C’è nell’ aria un clima preelettorale di propaganda ma c’è anche un inizio genuino e importante di programmazione di eventi culturali di ampio respiro e di prospettiva (come il Festival Nazionale Ibleo di filosofia politica tenutosi lo scorso dicembre a Ragusa Ibla).

Bisogna dire che non sono adeguatamente protetti, tutelati e sostenuti i beni culturali istituzionali né quelli ecclesiastici per una fruizione strutturata e permanente.

Era stata promessa una facilitazione della democrazia partecipata ma sino ad ora non è stata allargata né l’adesione, né il coinvolgimento sistematico del popolo della complessa Società ragusana, fatta di nativi e di immigrati. Come nel passato, solo una ristretta èlite e solo una piccola quota di famiglie è stata coinvolta. Si dirà che non è facile “governare Ragusa ” di questi tempi e con le poche finanze erogate dai centri di governo regionale, centrale ed europeo.

Tempo fa Mimì Arezzo, l’indimenticabile frequentatore delle bellezze e delle virtù di Ragusa e dei ragusani, aveva pubblicato una collana di buoni libri sull’obiettivo utopico di AMARE RAGUSA. Onore al Merito di un Galantuomo! É chiaro che si ama solo ciò che si conosce bene, ma e anche vero che spesso amiamo non solo le nostre radici ma anche e soprattutto l’idea e il progetto di una RAGUSA da Amare. Si ama la città come la patria dalla quale è partita la nostra esistenza e nella quale si vorrebbe vivere e tornare con i propri affetti e “respirare la buona aria della città immersa nella campagna con gli alberi di Carrubo e i monumentali “mura a ssiccu”, guardiani instancabili delle mucche, dei cavalli e degli armenti… del sole che sorge, della luna che brilla alta nel firmamento, con il corteo delle stelle “bivacchi dei Beati”…

Se guardiamo la nostra città in questo periodo ci viene spontaneo vedere e constatare l’antica follia e l’amore solito dell’avventura, ma non certo la saggezza della buona “prassi aristotelica” delle virtù civiche di bene comune e di relazionalità corresponsabile. Indico due soli esempi emblematici e paradigmatici della politica al tempo della dimenticanza e della difficile transizione.

DUE ESEMPI

Il primo riguarda il desiderio dei ragusani di poter disporre di un piccolo “raccordo anulare” di rapido collegamento <in entrata e in uscita> da Quartiere CROCE sino alla fine di via Risorgimento verso la strada “ro piriculo!”, la vecchia strada per IBLA e per MODICA. La Politica non è riuscita a progettarla e a programmarla o ha ritenuto che è meglio affidare cose complicate alle amministrazioni che subentreranno. I ragusani di senno e ingegno hanno “inventato” una loro piccola autostrada urbana: venendo da Modica all’altezza del primo distributore di benzina nell’ingresso cittadino, e girando a sinistra a salire,  si arrampicano e corrono da ogni parte per raggiungere trivio cucinello e da lì, superando il Carcere, pervenire al Quartiere segnato dalla Croce di ingresso a Ragusa .

È evidente che, non essendo il tratto “de quo” sistemato con una segnaletica di scorrimento, questo sentiero a serpentina è diventato pericolosissimo per l’esistenza di una giungla di percorsi “soggettivi” e arbitrari, per cui l’esito è diventato sicuro per chi è fortunato e disinvolto nella guida al mattino o alla sera (è un budello a quattro corsie: una per salire, di contro una per scendere, una per posteggiare comodamente e un’altra per inserirsi in qualsiasi modo dalle stradine laterali, dove non ci sono precauzioni di sorta!).

L’ altro esempio è singolare e stavo per dire “esilarante” e riguarda il destino di Piazza Libertà (ex Piazza IMPERO!). È in corso di costruzione e di sistemazione un’opera “imperiale” di trasformazione della grande e bella Piazza in una abnorme e grande ROTATORIA, che forse era stata pensata per un velodromo o per l’autostrada verso Marina di Ragusa…. Se avrete l’occasione di vederla restate a bocca aperta, perché è scomparsa la GRANDE PIAZZA e abbiamo nel sito una ROTATORIA da CIRCO EQUESTRE, ma il guaio è che non si capisce dove è il grande traffico per cotanto impegno economico e logistico. Infatti, dal PONTE NUOVO non viene molto traffico, da viale Ten. Lena nemmeno, dai Cappuccini neanche, da viale Del Fante neppure…. Ci sarà una magica sorpresa ….. Spunterà che la ROTATORIA GIGANTE serve per arrivare dal…..CIELO e….

…Intanto l’unico effetto sicuro e “non razionale” è la morte di un luogo “cittadino” grande e bello, con attività commerciali, culturali e istituzionali che piangono la fine… D’altra parte, se con la vostra automobile vi inserite in questo gigantesco GIOCO dell’OCA non vi potete nemmeno fermare agevolmente e raggiungere il parcheggio nelle strisce pedonali a pagamento. E vi chiederete: a chi e per che cosa serve quest’opera? Se non trovate la risposta, mandatelo a dire al nostro acuto progettista e a chi lo ha incaricato di fare questa offesa e questo scempio del decoro pubblico con tanta insania.

Può darsi che mi sbagli. Spero di essere confutato nel nome di una Ragusa da AMARE.

 

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Autore

Luciano Nicastro Laureato in Filosofia alla Cattolica di MILANO e in Sociologia alla Università degli Studi di URBINO, è stato per molti anni professore di filosofia e storia al Liceo Scientifico “E. Fermi” di Ragusa. Filosofo e Sociologo di orientamento “mounieriano”. Ha insegnato storia della filosofia e storia della sociologia. Docente di Antropologia filosofica presso l’Istituto Teologico Ibleo di Ragusa, è stato docente di Sociologia delle Migrazioni e di soc. dell’educazione alla LUMSA di Roma – sede di Caltanissetta; è stato altresì docente di Domande Filos. Contemp., di filos. della Religione e filosofia politica alla Facoltà Teologica di Sicilia a PALERMO. Consigliere Nazionale delle Acli, ha fatto parte della Associazione “Agostini Semper” tra i laureati della Cattolica di Milano ex alunni del Collegio Augustinianum, militante del MEIC (movimento ecclesiale di impegno culturale), della Lega Consumatori ed Utenti. Ha pubblicato diversi libri, articoli e ricerche di filosofia, psicologia, sociologia, teologia e psicopedagogia oltre che sui temi della scuola, del lavoro, della famiglia e della condizione meridionale e sulla nuova questione giovanile…



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