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Pubblicato il 10 Maggio 2017 | di Redazione

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Battiato, Hegel e la fisiognomica

Fisiognomica è il titolo di una canzone di Battiato, che dà pure il nome all’intero album del 1988 pubblicato dalla EMI. Fu così che per la prima volta sentii parlare di questa “scienza” molto affascinante. Questo è il testo della canzone di Battiato:

Leggo dentro i tuoi occhi
da quante volte vivi,
dal taglío della bocca
se sei disposto all’odio o all’indulgenza,
nel tratto del tuo naso
se sei orgoglioso fiero oppure vile,
i drammi del tuo cuore
li leggo nelle mani,
nelle loro falangi
dispendio o tirchieria.
Da come ridi e siedi
so come fai l’amore,
quando ti arrabbi
se propendi all’astio o all’onestà
per cose che non sai e non intendi,
se sei presuntuoso od umile,
negli archi delle unghie
se sei un puro un avido o un meschino.
Ma se ti senti male
rivolgiti al Signore,
credimi siamo niente
dei miseri ruscelli senza Fonte.
Vedo quando cammini
se sei borioso fragile o indifeso,
da come parli e ascolti
il grado di coscienza,
nei muscoli del collo e nelle orecchie
il tipo di tensioni e di chiusure,
dal sesso e dal bacino
se sei più uomo o donna.
Vivere venti o quarant’anni in più
è uguale, difficile è capire ciò che è giusto,
e che l’Eterno non ha avuto inizio
perché la nostra mente è temporale
e il corpo vive giustamente
solo questa vita.
Ma se ti senti male
rivolgiti al Signore
credimi siamo niente
dei miseri ruscelli senza Fonte.

Il testo è molto esplicito e ammaliante. A parlare è un uomo che scruta il corpo umano per capire l’essenza interiore delle persone. Ma, di fronte a ciò che resta davvero imperscrutabile, Battiato consiglia di affidarsi a Dio, perché l’uomo è essenzialmente “nulla”.

La frase che più colpisce è quella in cui il cantautore dice che non hanno tanto importanza gli anni vissuti, ma ciò che si è capito dell’Infinito, pur vivendo in una mente e in un corpo temporali e temporanei. La fisiognomica sarebbe proprio la disciplina che dovrebbe farci vedere l’Infinito a cui siamo chiamati a partire dal corpo che abbiamo ricevuto. Tuttavia il destino ultimo rimane un mistero della vita nelle mani del Signore. Quello di Battiato, quindi, è un approccio mistico-esoterico a tale disciplina.

Ma vorrei anche parlare della visione teoretica espressa dal più grande filosofo dell’Ottocento, Hegel (con tutto il sacro rispetto che però si deve a Schopenhauer). Ai tempi di Hegel, infatti, la fisiognomica non era una dottrina misteriosa o ingenua, ma insieme alla frenologia (lo studio del cranio) era parte delle tesi fondate della comunità scientifica.

Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel parla della fisiognomica nella parte dedicata alla “Ragione osservativa”, cioè al mondo della scienza naturalistica. Il problema di fondo è quello del rapporto tra “interno” ed “esterno”. La fisiognomica, ad esempio, cerca di trovare l’interno a partire da un segno esterno: “i tratti semplici della mano, come pure il timbro della voce e il volume della voce in quanto determinatezza individuale della lingua, sono dunque espressioni dell’Interno, la sua esteriorità semplice. A sua volta, poi, questa espressione si rapporta come un Interno rispetto all’esteriorità molteplice dell’azione e del destino individuale”.

Perciò, viene osservato un individuo che, “dalla propria realtà, si riflette entro sé”. Ma quale legge, quale necessità è posta in tale unità? Nessuna, perché è vero che l’interno si manifesta come invisibile visibile, ma non c’è tra loro nessun legame necessario. Hegel, infatti, cita Lichtenberg: “posto che a un certo punto il fisiognomista sia giunto a cogliere l’uomo, basterebbe soltanto prendere una decisione risoluta per rendersi nuovamente incomprensibili per millenni”.

E’ solo l’individualità a porre la propria essenza nell’opera-azione e a contraddire il rapporto stabilito dalla fisiognomica tra esterno e interno. Non c’è rapporto necessario tra l’intenzione e l’atto: “La scienza naturale dell’animo umano, che si muove tra le opinioni correnti dell’animo umano, e la dottrina fisiognomica, che si rivolge altrettanto alle opinioni sulla realtà dell’uomo e vuole elevare a scienza i giudizi privi di consapevolezza della fisiognomica naturale, sono pertanto qualcosa di sconclusionato e di infondato: esse non sono mai in grado di dire ciò che opinano, appunto perché si muovono unicamente tra opinioni e il loro contenuto è solo qualcosa di opinato”.

 L’essenza dell’umano non è riconducibile mai alla sola esteriorità. L’interno non rimane sempre interno, ma il suo segno reale è l’atto, il libero operare. Solo nell’atto e nell’individualità organica la fisiognomica comprende l’impossibilità di applicare le proprie opinioni (e non verità) al mondo della vita: “L’individualità abbandona quell’esser-riflesso in sé che è espresso nei tratti, e pone la propria essenza nell’opera”.

Perciò, mentre in Battiato l’ultima parola viene lasciata ai disegni insondabili del divino, in Hegel è la Ragione a capire i limiti della fisiognomica e l’impossibilità di cogliere leggi necessarie: “il vero essere dell’uomo è piuttosto il suo atto […] L’individualità rimuove innanzitutto l’esistenza opinata come essere corporeo immobile […] L’atto rimuove l’inesprimibilità dell’opinione […] l’individuo umano è ciò che l’atto è”.  Se da una parte si sfocia nel misticismo, dall’altra parte siamo ancora in un momento-figura dello Spirito e della sua Totalità. Difficile è dire dove stia la “verità”, ma è certo che la fisiognomica rimane una “disciplina” che esercita sempre il suo fascino, pur restando al di fuori della scienza propriamente detta.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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