Prospettive sul silenzio nel nuovo libro di Kagge
Da qualche mese la casa editrice Einaudi ha pubblicato “Il silenzio”, un libro di Erling Kagge. Kagge, scrittore ed editore norvegese, è stato il primo uomo a raggiungere i tre poli: il Polo Nord, il Polo Sud in solitaria e una cima dell’Everest.
Il libro è stato venduto in più di venti paesi! Forse perché, nel caos quotidiano in cui vive l’uomo occidentale, c’è sempre più bisogno del silenzio, di interrogarlo e di esplorarlo. Lo scrittore di Oslo non parla del silenzio solo in modo spirituale, ma ne parla soprattutto a partire dal quotidiano. Forse, proprio per questo aspetto concreto il libro sta avendo molto successo.
“I segreti del mondo si nascondono nel silenzio” scrive Kagge. E, per comprendere il silenzio in modo realistico, lo scrittore cerca di rispondere a 3 quesiti con 33 risposte possibili: “Che cos’è il silenzio?”, “Dove lo si trova”, “Perché è più importante che mai?”.
Kagge cita il poeta Jon Fosse: “forse perché il silenzio contiene in sé lo stupore, ma anche una specie di violenza, un po’ come l’oceano o una distesa sconfinata di neve. E chi non si è stupito davanti a questa violenza ne ha avuto paura. E’ per questo che molti temono il silenzio e che la musica è dappertutto e sovrasta tutto”. Attraverso un itinerario che passa dal rapporto con le figlie, ai suoi viaggi, al rapporto col lavoro, alle esperienze quotidiane e alla vita dell’uomo occidentale, lo scrittore norvegese cerca di far capire la fondamentale importanza del silenzio per la vita dell’uomo (al di là di ogni fede). Per questo scrive: “Io credo che la paura a cui Fosse non dà un nome sia il timore di conoscersi meglio. Mi sento un codardo ogni volta che evito di guardarmi dentro”.
Sì, il silenzio è un dono che si presenta nella vita di tutti e, solo avendo il coraggio di viverlo, si può capire la sua enorme importanza. Molti sono i riferimenti musicali che propone Kagge (può esserci musica senza pause?) e il leitmotiv di tutto il libro può essere racchiuso nella celebre frase di Blaise Pascal: “tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo”.
Le risposte di Kagge si intrecciano con esperienze vere e reali. Lo scrittore è convinto che il silenzio è di tutti e non appartiene solo alla dimensione religiosa. Ma cosa può dire l’esperienza religiosa sul silenzio? Dice molto, e questo certe volte è il suo difetto. Infatti, a mio parere, più che rassicurare con mille parole, certe volte basta un abbraccio, un sorriso o uno sguardo a trasmettere la pace agli altri uomini.
Anche i religiosi e gli uomini di fede devono ricordare che sicuramente lo spirito sente il grande fascino di porsi in immagine e in parola. Ma il simbolo, per quanto ammaliante, non esprimerà mai la conoscenza assoluta che avviene nell’istante del silenzio.
Come dice spesso Enzo Bianchi, Fondatore della Comunità Monastica di Bose: “solo le parole che nascono da un grande rapporto con il silenzio sono parole forti, credibili e capaci di fare del bene”.