Attualità

Pubblicato il 1 Giugno 2017 | di Luciano Nicastro

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La Maschera di Zorro nei Sacri Palazzi!

Come faremo a liberarci  dai corvi, dai “soliti ignoti” e dalle loro  “fake news” che creano  con insistenza confusione, discredito e periodica delegittimazione del Papato nella Chiesa e nell’opinione pubblica?

Fermiamo il tempo! Discutiamo serenamente della Chiesa di Papa Francesco. È indubitabile che sono cresciuti con Lui una attenzione e un interesse nuovo per il Vangelo. Ciò si deve certo a un maggiore  bisogno di fede vissuta più autentica, ma anche alla sua singolare personalità spirituale e intellettuale, di Papa percepito dai diversi ceti sociali e culturali come un Padre Buono e Maestro sincero di vita umana e religiosa.

I successi di audience nei giovani e negli adulti indicano un amore e una stima diffusa e nello stesso tempo la riprova dell’efficacia del suo stile  di semplicità comunicativa e testimoniale. È accettato come Papa coerente che parla e annuncia, agli uomini in crisi e disperati del nostro tempo, la volontà di amore  del Signore misericordioso  e provvidente, e si esprime molto con gesti eloquenti, con discorsi spontanei e diretti, mentre affida ai testi da lui ritenuti “esplicativi” la linea e la coerenza logica e apostolica del suo pontificato.

Da questo punto di vista ogni giudizio affrettato rischia di essere superficiale se non lo si annoda con documenti ”importanti” quali  le due esortazioni apostoliche – ”Evangelii Gaudium”(18 dic.2013) sull’annuncio del Vangelo e “Amoris laetitia”(19 marzo 2016) sull’amore nella famiglia – e la fondamentale Enciclica “Laudato si” sulla cura della Casa Comune (18 giugno 2015).

Era venuto al Conclave con l’abito e la stima di Arcivescovo e Cardinale del popolo, impegnato in modo chiaro sui problemi e sulle ferite della condizione umana e sociale dei più deboli, dei più poveri e dei più bisognosi. Con l’elezione al soglio pontificio, Papa Francesco ricevette dal Grande Papa Benedetto XVI l’eredità incomparabile, per lucidità e profondità, della dottrina teologica, della difesa dell’ortodossia e della coerenza esemplare di fede e di vita sino al martirio dei cristiani nel mondo globale (e non solo in Occidente!).

L’azione riformatrice di Papa Benedetto fu ostacolata da un clima sordido e allusivo presente nel Sacro Palazzo, che si serviva “dei corvi e dei delatori” per impedire e per sabotare. Il Papa, con le sue dimissioni, voleva consegnare la Chiesa a un successore più giovane e più libero perché potesse attuare con decisione un’azione più efficace sui mali della Chiesa di Cristo che ancora ne infangavano e ne deturpavano il volto, la credibilità apostolica e l’azione di evangelizzazione.

Il lascito del testimone da parte di Papa Benedetto fu  dettato, come opino, soprattutto da un bisogno di purificazione spirituale e riparatrice del costume degli ecclesiastici ai vari livelli. Anche agli inizi del Pontificato di Papa Francesco, però, continuarono “i cicalecci e le notizie della diffamazione” in uno con l’aggressione al Papa, accusato  esplicitamente e con sussurri insistenti di semplicioneria nella dottrina e inadeguatezza  a svolgere  il suo ruolo di Papa. Oggi sono ritornati  sulla scena ad accusare ed aggredire. Questa volta sembra presentarsi una strategia di delegittimazione al cuore e al vertice.

Si consideri ad esempio questa testuale espressione di Luca Diotallevi, sociologo, <come la dottrina non basta, così il “bergoglismo” non serve>.Questo studioso  precisa nel corso della sua articolata riflessione del 26 gennaio2017 che, per superare il dubbio crescente e la confusione,  ci vuole < più magistero, non meno. Alcuni testi di Francesco non sono all’altezza dei suoi gesti (e si chiede retoricamente:) a che servirebbero, però, testi (migliori) senza gesti?>. Si evidenzia il solito “teorema dei gesti efficaci ma non sostenuti da testi di valida e sicura dottrina”.

Senonchè  si dimentica di dire e di precisare che Papa Francesco ha indetto  due Sinodi per far discutere i Vescovi e la Chiesa sulla scelta pastorale preferenziale della Famiglia e per poi presentare al Papa le risultanze di quest’ampia consultazione e discussione con “i dubia” più solidi.

Fatto questo lavoro di analisi e investigazione, il Papa ha scritto e pubblicato la <Esortazione post-sinodale sulla famiglia> “Amoris Laetitia” del 19 aprile del 2016;  ma, inopinatamente, è ricominciato “il gioco interminabile dei dubia” e delle perplessità”.

Parecchi  Cardinali, anche quelli sentiti per la loro specifica competenza  teologica o pastorale, non  hanno accettato le conclusioni del Papa e hanno voluto, a tutti i costi,  rendere nota  la propria critica all’Esortazione Apostolica del Papa per sottolineare con un linguaggio formalmente “pacifico” una sostanziale presa di distanza. Ora, attraverso la comunicazione nella “rete amica”, denunciano  “la confusione che regna nella Chiesa di Papa Francesco”.

È perlomeno  strano questo sostanziale e continuo (direi ciclico!) ricorso al collateralismo di un gruppo di giornalisti e di intellettuali che hanno fatto da tempo una scelta di posizione e di orientamento conservatore a priori. Papa Paolo VI, come è noto, nella “temperie del post Concilio” visse il dramma di una sorda dissidenza e, pur con sofferenza e acuta amarezza, dopo aver tentato ogni forma di dialogo, affrontò il martirio delle decisioni di merito contro queste aperte dissidenze e sperimentazioni libertine. È stato il beato Papa ad auspicare una sana e prudente opinione pubblica nella Chiesa per favorire momenti di profonda e franca discussione nella Chiesa fra i vescovi e il Papa e fra i laici e la gerarchia.

Papa Francesco ha creato le condizioni e ha inaugurato la via della collegialità “responsabile” per far crescere la comunione e l’armonia con il ministero petrino, al servizio del bene superiore della Chiesa, Madre e Maestra. Papa Francesco, per la sua preparazione e la sua formazione, non cerca lo scontro ma in presenza di questa ringhiosa e pericolosa  BABELE non potrà non privilegiare il bene dell’unità della Chiesa, assolutamente necessario e prioritario in questi tempi barbari e violenti.

A questo punto siamo seri! Poniamo sul tavolo in modo corretto, esplicito e aperto  una questione di metodo e di merito. E come christifideles laiciincominciamo a  parlare nella Chiesa con parresia, in ascolto e obbedienza filiale nei confronti del Magistero del Romano Pontefice. Assumiamo la coerenza pastorale come via del discernimento e della fedeltà, consapevoli che la scelta fatta dalla Chiesa di Papa Francesco è stata ed è quella, in dottrina e in progettualità, della famiglia come luogo teologico e umanissimo della Misericordia e del Perdono e come “mondo vitale” in crisi e pieno di problemi che stanno scoppiando con una connessione drammatica e una escalation allarmante (gender e formazione, gender e morale, questione bioetica e sessualità “ricreativa” e/o procreativa, crisi della natalità e questione demografica etc…).

In questa magmatica e inedita mutazione non è né saggio né possibile annunciare una “dottrina astratta da manuale”, ma bisogna accompagnare le persone e le realtà familiari, incipienti e ferite, con una pastorale della prossimità, dell’accompagnamento  e dell’aiuto.

I laici Cristiani non sono tuttologi né pretendono dai loro Vescovi e dal Sommo Pontefice risposte tecniche o scientifiche sui vari campi delle conoscenze ma invocano, soprattutto in questo momento, una Chiesa Maestra in Umanità e volto visibile di Gesù misericordioso come patrimonio del Concilio Vaticano II e come lascito di quel Santo Papa Karol Wojtyla che ha inteso, nel suo magistero profondo, affermare le condizioni possibili, a partire dalla famiglia viva e vitale, di una diffusa e impegnativa  relazionalità come prossimità di “una VERITÀ che salva” e non semplicemente che “indottrina” per il tempo.

Bisogna ritornare ai principi e ai valori di incarnazione e di resurrezione per rinnovare la spiritualità e la progettualità di un nuovo tempo di libertà, responsabilità e comunione (cfr. Renzo Gerardi, Storia della Morale – interpretazioni teologiche dell’esperienza cristiana –EDB, Bologna 2003, pp.532).

Il principio fondamentale di una pastorale cristiana “coerente” è stato formulato efficacemente da Papa Giovanni XXIII, a partire dal tradizionale <veritatem facientem in charitate>, nel principio pastorale fondamentale di discernimento e  orientamento spirituale e morale della fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Bisogna riprendere la sua opzione di pastoralità: <fermi nei principi, ma aperti ai cambiamenti su vie concrete, possibili e oneste>.

Il principio pastorale fondamentale e prioritario è quello, che discende dall’antropologia cristiana autentica, della distinzione necessaria di coerenza veritativa ed esistenziale per cui <non si dovrà mai confondere l’errore con l’errante. L’errante è sempre e innanzitutto un essere umano e conserva in ogni caso la sua dignità di persona e di figlio di Dio.

Come è noto Papa Giovanni,  in un colloquio con mons. Karol Wojtyla, aveva detto che < La Chiesa può avere molti nemici, ma essa non è nemica di nessuno perché la Chiesa ama gli uomini> (cit. da Achille Silvestrini in” A.Casaroli, Il Martirio della pazienza”, Einaudi, Torino, 2000). In questo senso forte papa Wojtyla (san Giovanni Paolo II) dirà: <La Chiesa non può abbandonare l’UOMO…….l’uomo nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale e insieme comunitario e sociale…..(l’uomo) è la prima e fondamentale via della Chiesa> (Redemptor Hominis, n.14).

Pertanto sul piano logico non ha senso pieno invocare il principio di non contraddizione nello specifico della conversione e scelta pastorale, perché è ovvio e scontato che non si può affermare e negare nello stesso tempo e per il medesimo rispetto una verità di dottrina. Ma senza confondere  i contraddittori con i “contrari”, che come è noto ammettono e consentono l’esistenza della via mediana, un possibile “meglio” deve essere ricercato come via di sintesi e di applicazione coerente e fedele.

La filosofia, a dire di Karl Rahner, è in fondo “autenticamente cristiana” quando dimostra che la struttura antropologica fondamentale dell’uomo storico e concreto è quella dell’uomo in ascolto e vocato al trascendente (ens et verum convertuntur!). Senza questo riferimento essenziale e originario non c’è vera antropologia. Vale in particolare la precisazione e precomprensione dimostrate di Karl Rahner quando sottolinea che della teologia “positiva”  <si può dire che “esiste perché Dio parla, non perché l’uomo pensa. In essa si rivela Dio e non …l’uomo nella sua essenza>, ma aggiunge opportunamente che <l’uomo non può essere disatteso ed escluso perché non ci sarebbe nessuna parola di Dio, se non ci fosse qualcuno in grado di sentirla> (K.Rahner, Uditori della Parola, Borla Roma 1977 p.215).

Il Cristianesimo non si confonde né si riduce alle cristianità storicamente esistite, non è un Ordine né un Sistema culturale  politico-religioso che forma, intruppa e invia con un compito missionario qualunque e indifferenziato, ma la coordinata coessenziale è <l’evangelizzazione e promozione umana>. La Chiesa è Comunità di Amore e Libertà fondata da Cristo e su Cristo, nella quale l’Autorità viene da Lui e nella Chiesa Gerarchica dal suo Vicario, il Santo Padre, e dai Vescovi in comunione con lui.

Il dibattito dovrebbe per sua natura comprendere un ulteriore sviluppo teologico, morale e sacramentale, ma non è il luogo né il momento. Basti precisare che i cristiani non sono né apocalittici né integrati ma credenti fedeli e testimoni coraggiosi. Non si limitano a parlare dell’Amore ma <parlano l’Amore> (Luciano Nicastro, L’antropoanalisi di Piero Balestro, Rubbettino 2004, pp.72) perché  sono “quelli dell’Amore più grande” (don Primo Mazzolari) e non c’è amore più grande di quello di coloro che danno la vita per i loro amici come ha fatto Gesù, il Dio incarnato che ha sofferto e ha pianto per l’uomo di ogni tempo e di tutti i tempi.

A quanti amano conservare in un sacro recipiente le Sue Parole di Verità si guardino bene, soprattutto oggi, al tempo della dilagante “pioggia” delle fake news (false verità), dal peccato di conformismo e di complicità  “pseudo neutrali”, perché finirebbero (come ancora di fatto accade) per aumentare le “mal dicenze” e per sostenere ed aiutare la strategia dell’arte della mistificazione che appartiene ai Potenti di questo mondo, condannato perché immagine “ambigua e deformante” della felicità vera e abbondante.

Per questo dobbiamo impegnarci, come laici cristiani e uomini credenti, a <testimoniare la Verità come Luce della Realtà>. Non  si può continuare ad essere laici silenti e indifferenti con quanti parlano – e non sempre in modo adeguato e rispettoso, appropriato, coerente e credente – della Chiesa Cattolica e del suo Papa.

Papa Francesco che  sia  BENEDETTO!

Prosegue con “TESTIMONIARE LA VERITÀ COME LUCE DELLA REALTÀ”


Autore

Luciano Nicastro Laureato in Filosofia alla Cattolica di MILANO e in Sociologia alla Università degli Studi di URBINO, è stato per molti anni professore di filosofia e storia al Liceo Scientifico “E. Fermi” di Ragusa. Filosofo e Sociologo di orientamento “mounieriano”. Ha insegnato storia della filosofia e storia della sociologia. Docente di Antropologia filosofica presso l’Istituto Teologico Ibleo di Ragusa, è stato docente di Sociologia delle Migrazioni e di soc. dell’educazione alla LUMSA di Roma – sede di Caltanissetta; è stato altresì docente di Domande Filos. Contemp., di filos. della Religione e filosofia politica alla Facoltà Teologica di Sicilia a PALERMO. Consigliere Nazionale delle Acli, ha fatto parte della Associazione “Agostini Semper” tra i laureati della Cattolica di Milano ex alunni del Collegio Augustinianum, militante del MEIC (movimento ecclesiale di impegno culturale), della Lega Consumatori ed Utenti. Ha pubblicato diversi libri, articoli e ricerche di filosofia, psicologia, sociologia, teologia e psicopedagogia oltre che sui temi della scuola, del lavoro, della famiglia e della condizione meridionale e sulla nuova questione giovanile…



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