Vita Cristiana

Pubblicato il 7 Giugno 2017 | di Agenzia Sir

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Maria Schininà, dalla nobiltà alla cura della povera gente

Come ogni anno da quel lontano 10 giugno del 1910 la comunità delle suore dell’Istituto del Sacro Cuore si raccoglie per onorare il ricordo della Madre Fondatrice la Beata Maria Schininà.
Il transito di quella suora che da tutti i ragusani è chiamata La Fondatrice avviene nel lontano 10 giugno del 1910: la nobildonna Maria Schininà lascia questo mondo dopo avere fondato il prestigioso Istituto Sacro Cuore, emblema della carità di questa terra iblea (la sua istituzione risale al 9 maggio 1889, prime componenti solo 5 umili consorelle).
La nostra comunità oltre ventisei anni addietro ha registrato il grande evento della Beatificazione di Suor Maria Schininà, avvenuta il 4 novembre 1990: è conosciuta come la Madre ragusana dei poveri che, come S. Francesco, lascia gli agi e gli onori di una preminente casa patrizia per dedicare la sua vita agli ultimi ed ai diseredati, una decisione che all’epoca dovette far scalpore. Quel giorno Piazza S. Pietro a stento è riuscita ad accogliere le migliaia di fedeli che hanno voluto partecipare allo storico evento.
Maria Schininà nasce a Ragusa il 10 aprile 1844: il padre è il Cav. Giambattista Schininà dei Marchesi di Sant’Elia e dei Baroni di San Filippo del Monte, la madre la N.D. Rosalia Arezzo Grimaldi dei Duchi di S.Filippo delle Colonne, è la quinta di otto figli. Cresce in un ambiente familiare dove venivano professati i principi cristiani, ricevendo un’educazione integerrima con l’aiuto del sacerdote Vincenzo Di Stefano suo precettore, figura usuale nelle famiglie nobili. Seguendo l’istinto della sua età frequentò, sempre con liceità, la danza, la moda, soprattutto la musica cui aveva una particolare predilezione; al punto che nel 1860, a 16 anni, divenne l’animatrice della costituenda banda musicale di Ragusa.
La morte del padre segna la svolta della sua vita: abbandona ricevimenti e mondanità, si veste con umiltà, visita i bisognosi e la povera gente, i “tuguri” diventano la “sua nova casa”, viene così soprannominata la “madre dei poveri”. Fu una scelta, diremmo oggi scioccante, per la società dell’epoca, perché infranse un muro esistente fra ricchi e poveri, nobili e popolo , da allora servirà personalmente nei loro tuguri i poveri e gli ammalati.
Dopo la sua morte la sua opera sarà proseguita e potenziata dalle consorelle: l’impronta indelebile della Fondatrice rimane ancora oggi nelle decine di Istituti sparsi in Italia ed oltralpe, specie in terra di missione (es. Filippine, Madagascar, etc.). Ed in quei luoghi sperduti e spesso inospitali le suore – sulle orme della Fondatrice – portano avanti molteplici attività educativo -assistenziali, ospedaliere, assistenza domiciliare, ospitalità per gli anziani, presenza viva nelle scuole e nelle parrocchie. Ed in questi ultimi anni lo spirito della Beata ha trovato riscontro in tante giovani vocazioni provenienti appunto dalle terre di missione, giovani ragazze che hanno abbattuto le frontiere nazionali per dedicarsi agli insegnamenti della loro Prima Madre Generale, nuova linfa per una Istituzione che tanto lustro continua a dare a questa terra di Sicilia.
Le sue spoglie mortali sono custodite nella Casa Madre di Ragusa, all’interno del Convento, e sono meta di continuo pellegrinaggio da parte dei fedeli, così come il piccolo museo che accoglie suoi oggetti, abiti, ricordi, scritti, testimonianze della Sua vita terrena.

 

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