Pubblicato il 15 Giugno 2017 | di Redazione
0Sull’appello di Anna Falcone e Tommaso Montanari del 6.6.2017
Credo che la stampa, anche quella online, abbia trascurato un’importante iniziativa proposta a livello nazionale da due personaggi non legati ad alcun partito e perciò estremamente credibili nei loro propositi. Mi riferisco all’appello lanciato da Anna Falcone (avvocato, vice presidente del Comitato per la Difesa Costituzionale) e Tommaso Montanari (storico dell’arte, professore universitario ed editorialista), con riguardo al quale vorrei tentare di supplire al silenzio con cui è passato nella nostra realtà locale, sebbene a quest’ultima, ritengo, si attagli perfettamente.
L’appello in questione mi sta particolarmente a cuore perché ricalca concetti che nei giorni precedenti ho cercato di esternare proponendo un’alleanza ampia progressista, capace di candidarsi al governo della nostra città, così come l’appello di Anna Falcone e Tommaso Montanari propone la creazione di una forza capace di candidarsi alla guida della Nazione.
Anna Falcone e Tommaso Montanari esordiscono dicendo “Siamo di fronte a una decisione urgente. Che non è decidere quale combinazione di sigle potrà sostenere il prossimo governo fotocopia, ma come far sì che nel prossimo Parlamento sia rappresentata la parte più fragile di questo Paese e quanti, giovani e meno giovani, in seguito alla crisi, sono scivolati nella fascia del bisogno, della precarietà, della mancanza di futuro e di prospettive. La parte di tutti coloro che da anni non votano perché non credono che la politica possa avere risposte per la loro vita quotidiana: coloro che non sono garantiti perché senza lavoro, o con lavoro precario; coloro che non arrivano alla fine del mese, per stipendi insufficienti o pensioni da fame.”
A parere dei due autorevoli personaggi “La grande questione del nostro tempo è questa: la diseguaglianza. L’infelicità collettiva generata dal fatto che pochi lucrano su risorse e beni comuni in modo da rendere infelici tutti gli altri. La scandalosa realtà di questo mondo è un’economia che uccide: queste parole radicali – queste parole di verità – non sono parole pronunciate da un leader politico della sinistra, ma da Papa Francesco. La domanda è: «E’ pensabile trasporre questa verità in un programma politico coraggioso e innovativo»? Noi pensiamo che non ci sia altra scelta. E pensiamo che il primo passo di una vera lotta alla diseguaglianza sia portare al voto tutti coloro che vogliono rovesciare questa condizione e riconquistare diritti e dignità.”
Riprendendo temi che ho avuto occasione di esprimere anch’io, Falcone e Montanari affermano che “Serve dunque una rottura e, con essa, un nuovo inizio: un progetto politico che aspiri a dare rappresentanza agli italiani e soluzioni innovative alla crisi in atto, un percorso unitario aperto a tutti e non controllato da nessuno, che non tradisca lo spirito del 4 dicembre, ma ne sia, anzi, la continuazione. Un progetto che parta dai programmi, non dalle leadership e metta al centro il diritto al lavoro, il diritto a una remunerazione equa o a un reddito di dignità, il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione. Un progetto che costruisca il futuro sull’economia della conoscenza e su un modello di economia sostenibile, non sul profitto, non sull’egemonia dei mercati sui diritti e sulla vita delle persone. Un progetto che dia priorità all’ambiente, al patrimonio culturale, a scuola, università e ricerca: non alla finanza; che affronti i problemi di bilancio contrastando evasione ed elusione fiscale, e promuovendo equità e progressività fiscale: non austerità e politiche recessive. Un simile progetto, e una lista unitaria, non si costruiscono dall’alto, ma dal basso. Con un processo di partecipazione aperto, che parta dalle liste civiche già presenti su tutto il territorio nazionale, e che si apra ai cittadini, per decidere insieme, con metodo democratico, programmi e candidati.”
Personalmente non posso che essere assolutamente d’accordo e mi piace sottolineare come Falcone e Montanari abbiano l’urgenza, la stessa che ho percepito io, di precisare “Vogliamo che sia chiaro fin da ora: noi non ci stiamo candidando a guidarla. Anzi, non ci stiamo candidando a nulla: anche perché le candidature devono essere scelte dagli elettori. Ma in un momento in cui gli schemi della politica italiana sembrano sul punto di ripetersi immutabili, e immutabilmente incapaci di generare giustizia ed eguaglianza, sentiamo – a titolo personale, e senza coinvolgere nessuna delle associazioni o dei comitati di cui facciamo parte – la responsabilità di fare questa proposta. L’unica adeguata a questo momento cruciale.
D’altra parte per i due proponenti il collante rimane il sacro vincolo della nostra Costituzione, tanto che non dovrebbe essere difficile riconoscersi in quanto segue: Crediamo, del resto, che il cuore di questo programma sia già scritto nei principi fondamentali della Costituzione, e specialmente nel più importante: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3).
L’appello si conclude con un invito a un primo incontro domenica 18 giugno a Roma dove si inizieranno a gettare le basi di questo movimento dal basso che abbia un respiro nazionale e, a cascata, possa essere riproposto a livello locale.
Sperando di aver suscitato interesse all’appello di Anna Falcone e Tommaso Montanari in tutti coloro che credono possibile una via nuova, fondata sull’iniziativa allargata della gente che si riconosce nei temi illustrati dai due proponenti, do appuntamento a chi può e vuole al Teatro Brancaccio di Roma domenica 18 giugno alle ore 9,00.
Ma su quanto succederà quel giorno avremo modo di ritornare, verificando se possono germogliare, anche a livello locale, i semi di un’aggregazione ampia e fortemente rappresentativa, connotata da tutto quanto sopra delineato.
Cesare Borrometi