Politica

Pubblicato il 6 Luglio 2017 | di Saro Distefano

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L’ Europa tra il sogno dei grandi la realtà di oggi e il suo domani

«Per Altiero Spinelli poteva, anzi certamente era un sogno, ma per noi contemporanei l’ Europa non deve essere un sogno, per il semplice fatto che è una realtà».

«L’ Europa è oggi il più grande spazio democratico del mondo». Dichiarazione tanto chiara quanto forte ed opportuna quella di Gianfranco Pasquino, politologo allievo di Norberto Bobbio e Giovanni Sartori, oggi considerato il maggiore accademico italiano in quella branca di studi sociali.

Dichiarazione resa durante la intervista di Gian Piero Saladino nell’ambito della ottava edizione di “A tutto volume” (che anche quest’anno, per la ottava edizione, ha offerto a migliaia di ragusani e non una lunga lista di presentazioni di libri. Per tutti, secondo gusti e inclinazioni). Stracolma la chiesa della Badia dove si è svolto l’incontro. Ed è il valore aggiunto della ormai celebre manifestazione culturale ragusana ideata e organizzata da Alessandro Di Salvo.

«L’Europa è oggi il più grande spazio democratico del mondo, ed anche il maggiore riguardo ai diritti dei propri cittadini – ha spiegato il senatore Pasquino – e senza nemmeno paragone con altri paesi, nemmeno con gli Stati Uniti d’America, dove, è necessario ricordarlo, è ancora in vigore la pena di morte, che è l’antitesi della democrazia».

E non solo. Secondo l’accademico dei lincei l’ Europa, s’intende l’Unione economica degli originari sei paesi aderenti, è anche in costante crescita economica. Ne hanno beneficiato soprattutto i paesi ultimi arrivati dentro l’Unione, e tra questi soprattutto i paesi dell’est europeo. «Paesi come la Polonia – entra nel dettaglio lo studioso piemontese – sono cresciti molto e molto velocemente dopo il loro ingresso nella unione dei paesi continentali».

«In molti però lamentano un deficit democratico in Europa, che a me pare essere maggiore in Italia» chiede il dottor Saladino. E la risposta di Pasquino è definitiva: «Nel Parlamento europeo sono rappresentati tutti i paesi e tutti gli schieramenti in maniera proporzionale, e, paradossalmente, sono presenti anche le forze politiche antieuropeiste. La democrazia che deriva dai processi elettorali è, nel parlamento europeo, al massimo della sua rappresentazione. Riguardo invece alla Commissione Europea – spiega il professor Pasquino – bisogna dire che essa, in quanto di fatto governo dell’Unione, è organismo a parte. Ma anche in quel caso – continua l’accademico – è bene far notare e ricordare sempre che la commissione è formata, almeno per la sua metà, da ex capi di Stato e di Governo, e per l’altra metà da ex ministri nei rispettivi paesi di provenienza. Insomma, con questo voglio dire che si tratta di un organismo molto selezionato, di sicura esperienza e competenza. Piuttosto, quello che davvero rappresenta un problema, è la enorme e quindi anche molto costosa, macchina burocratica annessa al Parlamento e alla commissione europee. E però, a ben vedere, si tratta anche di un problema necessario, difficilmente risolvibile. Si pensi, per esempio, alle decine di migliaia di traduttori dipendenti dell’Unione. Sono certamente tanti – continua Pasquino – ma non potranno mai essere ridotti, posto che nei lavori d’aula, come in quelli delle commissioni ristrette, si parlano decine di lingue. È vero, si potrebbe fare qualcosa per ridurre la incredibile molte di documentazione prodotta. Ma non sarà comunque cosa facile».

Gian Piero Saladino insiste nel tentare di individuare punti deboli e chiedere lumi all’accademico: «forte astensionismo e carenza di leadership parrebbero seri problemi, quale la sua impressione?». E la risposta di Pasquino è per certi versi destabilizzante: «L’astensionismo è certamente un problema, che diventa serio quando la percentuale di chi esercita il diritto di voto scende sotto il 50 per cento. Ma, si badi – sottolinea il professore – la responsabilità io la individuo tra i politici, che evidentemente non sanno motivare gli elettori. Riguardo alla leadership, in effetti, viviamo una fase storica dove la carenza è evidente. Mancano i grandi leader e mancano anche solo alcuni gesti significativi. Ricordo ancora il fortissimo impatto emotivo scatenato dalla celebre fotografia con Mitterand e Kohl che si tengono per mano a Verdun, il luogo dove si sono combattute tutte le guerre europee».

Il ruolo della Germania, che secondo Saladino «è importante» specie adesso, dopo lo scontro con l’americano Trump: «In un sondaggio fatto tra i cittadini europei – replica Pasquino – l’80 per cento ha dichiarato la sua fiducia alla Germania, prima in classifica. All’ultimo posto la Grecia con il 35 per cento».

E infine il riferimento di Gian Piero Saladino a Papa Francesco e al suo discorso ai capi di Stato dello scorso marzo in occasione del sessantesimo della firma del trattato di Roma, quindi anni dopo le polemiche sulle radici ebraico-cristiane dell’Europa. «È stato giusto non inserire quel riferimento nella costituzione continentale, ma è altrettanto giusto tenere nella adeguata considerazione il ruolo della religione, come fatto pubblico e nel contempo privato. Ecco perché l’Europa che io vorrei è quella che ha per archetipo Ulisse, l’uomo insoddisfatto, curioso, affamato di conoscenza, secondo la perfetta visione che dell’eroe greco ebbe Dante, che gli fece dire: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”».

 

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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