Cultura

Pubblicato il 24 Ottobre 2017 | di Agenzia Sir

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Dacia Maraini vulcanica scrittrice del nostro tempo

La nota scrittrice Dacia Maraini è stata ospite, a Ragusa, della Biblioteca civica “G. Verga”di Via Zama, per un incontro, aperto al pubblico: l’iniziativa è stata promossa dalla Biblioteca con la collaborazione della Demea cultura s.rl. L’incontro ha visto come moderatrice e presentatrice la giornalista Isabella Papiro che ha esordito con le parole riferite all’illustre ospite “oggi più che mai c’è bisogno di sognatori”: accanto a lei Alba Nunzia direttrice della biblioteca e Antonio Olivieri responsabile della Demea, per la civica amministrazione era presente l’assessora Sebastiana Disca.

L’incontro è stato oltremodo partecipato da amatori e semplici cittadini: è stato un dotto excursus sulla vita e le opere della famosa scrittrice, tantissime, da sole capaci di occupare grandi spazi in una dotta biblioteca, opere che spaziano in ogni meandro della cultura, dai romanzi ai racconti per grandi e bambini, dalle poesie ai componimenti teatrali, alle sceneggiature ed ai saggi.
Nata a Fiesole il 13 novembre del 1936, è primogenita dello scrittore ed etnologo toscano di origini ticinesi Fosco Maraini e della principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata, appartenente all’antico casato siciliano di origini pisane degli Alliata di Salaparuta. La nonna materna, Oria Sonia Ortúzar Ovalle, era una cantante lirica che non poté esordire e figlia di un diplomatico cileno. Dacia trascorre l’infanzia in Giappone dove i genitori si stabiliscono dal 1939 al 1945 e dove nel 1943 la famiglia viene internata in un campo di concentramento giapponese. Al ritorno in Italia, la famiglia si trasferisce in Sicilia, presso i nonni materni, nella Villa Valguarnera di Bagheria, e in seguito, a Roma. Successivamente il padre Fosco torna a Firenze e questi anni sono raccontati dalla stessa Maraini nel suo romanzo Bagheria:
“Conoscevo troppo bene le arroganze e le crudeltà della Mafia che sono state proprio le grandi famiglie aristocratiche siciliane a nutrire e a far prosperare perché facessero giustizia per conto loro presso i contadini – ha avuto modo di confessare nel suo romanzo – Io non ne volevo sapere di loro. Mi erano estranei, sconosciuti. Li avevo ripudiati per sempre già da quando avevo nove anni ed ero tornata dal Giappone affamata, poverissima, con la cugina morte ancora acquattata nel fondo degli occhi… Io stavo dalla parte di mio padre che aveva dato un calcio alle sciocchezze di quei principi arroganti rifiutando una contea che pure gli spettava in quanto marito della figlia maggiore del duca che non lasciava eredi. Lui aveva preso per mano mia madre e se l’era portata a Fiesole a fare la fame, lontana dalle beghe di una famiglia impettita e ansiosa.… E invece eccoli lì, mi sono cascati addosso tutti assieme, con un rumore di vecchie ossa, nel momento in cui ho deciso, dopo anni e anni di rinvii e di rifiuti, di parlare della Sicilia. Non di una Sicilia immaginaria, di una Sicilia letteraria, sognata, mitizzata”.
Dopo la separazione dei genitori, a 18 anni Dacia raggiunge il padre, che nel frattempo si era trasferito a Roma, e nella capitale riscuote il suo primo successo con il romanzo La vacanza (1962). Seguono L’età del malessere (1963) e A memoria (1967).
Nel 1972 scrive Memorie di una ladra e nel 1975 Donna in guerra. Nel 1973 fonda a Roma con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto soltanto da donne. Ha scritto più di sessanta testi teatrali rappresentati in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un suo cliente. In questi anni è a lungo compagna di Alberto Moravia, con cui vive dal 1962 al 1978. Negli anni ottanta scrive Il treno per Helsinki (1984) e Isolina (1985, Premio Fregene). Alla fine degli anni ottanta, Rai3 manda in onda il programma Raccontare Palermo ove la scrittrice incontra per le vie e i palazzi della città diversi esponenti della cultura siciliana come Mimmo Cuticchio. Con La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990) si aggiudica il Premio Campiello (Libro dell’Anno 1990). Seguono Bagheria (1993), Voci (1994), Un clandestino a bordo (1996), Dolce per sé (1997) e la raccolta di racconti Buio (1999) che ha vinto il Premio Strega. Nel 2001 ha pubblicato La nave per Kobe, in cui rievoca l’esperienza infantile della prigionia in Giappone, e Amata scrittura. Laboratorio di analisi letture proposte conversazioni. Nel 2004 è la volta di Colomba. Nel 2007 pubblica Il gioco dell’universo (Mondadori), con il quale vince il Premio Cimitile nella sezione di narrativa, e nel 2008 Il treno dell’ultima notte. nel 2010 “La seduzione dell’altrove”, nel 2011 “La grande festa”. Il 4 ottobre 2005, l’Università degli studi dell’Aquila le ha conferito la Laurea Honoris Causa in Studi teatrali, nel 2007 riceve il Premio leopardiano La Ginestra. Il 18 novembre 2010, l’Università degli Studi di Foggia le conferisce la laurea magistrale honoris causa in Progettista e dirigente dei servizi educativi e formativi.
Nel 2012 le è stato assegnato il premio Alabarda d’oro per la letteratura e nel 2014 Bocconi d’Inchiostro, il salotto letterario dell’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano, per iniziativa degli studenti, le riconosce il “Dante d’oro” per l’opera omnia. Dal 2016 è cittadina onoraria di Arona sul lago Maggiore, località dove si svolge ogni anno il festival di teatro e letteratura “Il teatro sull’acqua” di cui è direttrice artistica: è vegetariana e si è espressa pubblicamente in favore dei diritti animali. Il 9 gennaio 1996 le viene conferita l‘onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della repubblica italiana.

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