Pubblicato il 3 Novembre 2017 | di Luciano Nicastro
0Il nuovo umanesimo riabbraccia il Risorto
“Le Ceneri di Pasolini” di Giuseppe Limone sono una importante metafora dell’umana avventura esistenziale e del coronamento di un progetto di personalità umana, bella, matura e autentica.Per una riflessione sull’umanesimo
Ne ho ricavato una mia convinzione sull’essere e sul divenire della qualità della vita “singola e associata” al tempo dell’individualismo globale di massa, sordo e indifferente a tutte le sollecitazioni. Dopo la fine delle ideologie e dei grandi racconti si tratterebbe della narrazione della crisi profonda, anche se non ancora pienamente consapevole, dell’individuo globale odierno, della sua infelicità e fragilità come persona umana fallita e ferita. L’individuo che si illudeva di essere un single “glorioso” ha scoperto nel suo malessere subìto che non è riuscito nemmeno ad essere capace di vivere secondo l’ideale di Freud del “lieben und arbeiten”, dell’amare e del lavorare senza infingimenti,complessi e nevrosi.
Dopo un periodo tormentato e sofferto, avventuroso e impegnato si è ritrovato bisognoso di ogni premura ed attenzione terapeutica. Purtroppo la “tristezza inutile”, di cui parlava Piero Balestro, l’ha fatto diventare invece un uomo malato nell’animo e nel corpo, “un depresso cronico”, condannato ad avere lucida la mente, ma malata la volontà e condizionata la libertà di scelta sensata e di decisione determinata a fare il proprio e l’altrui bene integrale. È andato così, trascinandosi a tentoni su una via ludica e su un modus vivendi “bohemienne” alla ricerca della propria identità perduta e alla individuazione di una propria salutare maturità personale, umana e cristiana. Navigando, con un procedere di piccolo cabotaggio, oltre il mare della disperazione e dell’avventura, è riuscito finalmente ad approdare “nell’isola felice” della condivisione e della partizione dei luoghi e dei siti in un arcipelago “stupendo” di progressiva maturità “interpersonale”, serena e gratificante. Con una fede, consapevole, viva e sveglia e una ragione “umile e critica” in un pensiero “forte” e “propositivo” ha elaborato pensieri di intenzionalità superiore per sconfiggere la conflittualità permanente e presupposta delle due verità, di fede e di ragione giustapposte. L’individuo umano, diviso e lacerato in se stesso, ferito e tormentato nella sua coscienza tra il suo esistere e la sua intima vocazione,è vissuto “per prove ed errori” avvicinandosi gradualmente al molo di attracco. Il soggetto pensante e amante, nel suo rapporto con l’oggetto e la dinamica delle cose e degli alberi della foresta in mezzo al “bellum omnium contra omnes” di animali e nomine, ha toccato con mano sia empiricamente che intellettualmente una propria strutturale inadeguatezza ontologica e metafisica. L’Uomo come individuo ha perduto la sua centralità sistemica e verticale che costituiva un orizzonte di valore, simile ad una armonia spirituale e strutturale “originaria” che aveva nella Casa del Padre, Buono e Misericordioso. Il figliol “prodigo” ha chiesto la parte di eredità che gli spettava e si è avventurato alla ricerca della ricchezza e della felicità senza fine. È stato defraudato dei suoi averi dai ladroni sulla strada e lasciato in brutte condizioni con le mani vuote e col corpo ferito, più povero di quando era partito. Ha fatto l’amara esperienza di un uomo triste e solo, misero e schiavo, dal momento in cui si è separato dal suo Signore e Creatore, Onnipotente e Munifico. La sua libertà si è indebolita ed essiccata separata dalla sua radice profonda e la sua vita è sprofondata in un abisso di insoddisfazione e di degradazione. In questa lacerante discesa verso il basso ha incominciato, nelle notti senza tempo della sua disperazione, a riconsiderare il cammino fatto e il bilancio conseguito in termini di costi e benefici di questa avventura. Ha preso nuova coscienza di sé e ricordando “l’antico legame “, ha deciso, ormai “pentito” di tornare alla Casa di suo Padre “dove non mancano mai neanche le carrube per i servi”. È ritornato e ha trovato di nuovo il Padre pronto ad accoglierlo, e con lui il fratello maggiore piuttosto “duro con lui”, ma ubbidiente nei confronti del Padre. Ha ritrovato la vita serena ed agiata in una famiglia benestante nell’animo e nel decoro economico. Dopo lo smarrimento e il pentimento che ne è seguito ha ritrovato se stesso con l’armonia e la bellezza della sua unità esistenziale attraverso il ricompattamento delle sue due metà costitutive, quella del “filosofo e di suo fratello il poeta”.
Il figliol prodigo separandosi dal suo Signore e Creatore ha fatto l’esperienza di tristezza e solitudine
Così, fuor di metafora, anche noi siamo ritornati nella nostra coscienza del tutto e nel paradiso perduto e abbiamo così “bussato” alla porta del nuovo Umanesimo, del poeta filosofo e del filosofo poeta come personalità unitaria ed armonica della auspicata e tanto attesa Civiltà dell’uomo migliore e della fraternità universale.
È questo ancora il miracolo dell’Uomo Risorto che è l’Uomo Migliore.