Approfondimenti

Pubblicato il 17 Novembre 2017 | di Luciano Nicastro

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La solitudine dell’uomo globale

Non si riflette ancora abbastanza sulla crisi dell’individuo intervenuta per effetto della globalizzazione con la diffusione della sua  estraneazione.

In senso proprio è la coscienza dell’individuo, lacerata e offesa, da una patita contraddizione verticale tra il suo essere attuale in situazione critica  e la sua intima vocazione alla trascendenza e alla libertà di adesione al bene e al meglio. Il fiume della globalizzazione trascina con sé impetuosamente con le cose anche la maggioranza degli individui della diffusa “ folla solitaria “.La globalizzazione spezza e disarticola  i mondi vitali dell’uomo  in tutte le sue forme dalla famiglia viva e protettiva ai gruppi dei pari , degli amici e conoscenti. Non è solo il globalismo economico-finanziario a  disperdere  sulle rive della madre terra del mondo  la massa tragica degli individui in  crisi di senso,di identità e di prospettiva. L’Uomo Globale è perennemente “sulla strada”, in cammino, alla ricerca di un lavoro e di un’oasi di pace dove fare sosta in attesa di un’altra isola e di un’altra tappa. Non c’è pace oggi  per l’individuo che naviga fra le pieghe del mare globale alla ricerca di un approdo. Questa metafora dell’uomo contemporaneo “in crisi  permanente”, perché è in fuga dalle proprie radici, alla ricerca compulsiva di una leva amica di aiuto e di promozione non sembri irreale nella sua portata complessiva. Quando si dice che l’uomo è entrato senza mappe e carte di navigazione nell’era del postumano,si dice una profonda verità di sistema. Tutti gli individui anche fisicamente e geograficamente “fermi” in un posto e in un territorio”amato”, con la loro mente e con il loro cuore “vanno” verso un altro  luogo che ancora per loro  non c’è, e che però hanno molte volte “visitato”con la fantasia del loro pensiero intenzionale e “creativo” come il paese dove scorre  “the golden river”  della speranza e della felicità. Nel Mondo globale tutti  siamo in marcia e, come i discepoli di Emmaus, andiamo parlando degli ultimi avvenimenti che hanno cambiato la vita e la storia. Così l’individuo globale in crisi di senso e di stato, nasce e rinasce ad ogni momento, nella storia attuale,percorre  e visita le nostre strade cercando  una via ancora  “ignota” del possibile risorgimento “integrale” senza essere né “imputato” né dichiarato colpevole. Lui è diventato “un uomo in fuga dalle proprie radici, un inerme “cittadino senza diritti e un uomo anche  senza doveri (“in interiore homine”!), ma con imperativi contingenti di “ordine pubblico” e di sicurezza “visibile”da dimostrare in tutte le occasioni.

Egli è venuto da ogni parte del mondo,dai territori della miseria e della disperazione. Per arrivare in Europa è sbarcato in Sicilia a Lampedusa o a Pozzallo o in altra spiaggia portando con sé la borsa del  povero e per disperazione anche  i figli della “promessa” di un futuro per tutta la famiglia. È spesso un giovane o una giovane  che ha nel cuore il desiderio di un mondo diverso e nella mente il progetto di una vita migliore. Dopo aver attraversato il Mediterraneo, un tempo mare di mezzo  tra terre di civiltà, rischiando la propria vita,  è approdato in Sicilia,isola dei Ciclopi e delle Sirene,alla ricerca  di popoli umani e ospitali con il cuore pronto ad aiutare e guidare verso una opportunità di vita migliore. L’Individuo “globale” ha ragione di essere triste, ferito e angosciato, senza una casa e una patria, egli sopravvive “disperato” ed  oppresso da un  mutazione di vita e di  destino , in una società aperta e sterminata , senza centro e senza circonferenza.

Il dato ormai chiaro ed evidente  di questa società  delle diseguaglianze pervasive, a tutti i livelli, è la solitudine cieca  di un uomo globale, di un individuo senza proprie  relazioni solide di comunità che si perde  nei mondi vitali in crisi e fa fatica ad inoltrarsi nelle nuove mappe di vita anonima. L’individuo globale sia il migrante che l’indigeno, il disperato e il terrorista, vive in crisi, impensabile e inaudita, una forte estraneazione e una profonda alienazione. Per questo non si sente nemmeno  sicuro con le persone  che vede di fuggita  ma non incontra, e, pur  camminando  sulla stessa strada, non sente il calore di una presenza umana, la speranza  di una familiarità vicina  e di una possibile prossimità di ascolto e di aiuto. Gli altri  sono, pur presenti e visibili, una preoccupante e possibile minaccia; non generano fiducia e  conforto ma uno stato  di incertezza e di paura. Le donne, soprattutto, con il dilagare della violenza sessista e degli stupri, non riescono ad aver fiducia nelle persone che camminano sullo stesso marciapiedi e  nemmeno sugli amici che le “danno un passaggio” nelle loro automobili e si rivelano e si appalesano  improvvisamente “orchi e criminali”. Come si può avere fiducia nell’uomo “pronto ad esplodere con la sua istintività repressa. Non si coglie come una volta il conforto rassicurante di una presenza umana ma solo un paralizzante sentimento di timore e di paura  per improvvisi cambiamenti di personalità. L’altro, l’ignoto individuo, qualunque persona si incontra può nascondere un volto diverso e aggressivo,una persona  che potrebbe avere “cattive intenzioni”(!). Abbiamo in fondo perso la fiducia nel prossimo perché  il prossimo, a noi vicino nella somiglianza umana, è diventato come individuo  un essere lontano e indecifrabile, uno strano e pauroso enigma. Non ci è stata tolta la vita ma siamo stati privati della sua buona qualità e libertà di esistenza.

Abbiamo, forse, smarrito la via della relazionalità, della solidarietà e della umanità, ereditate dal Cristianesimo e dalle Religioni sorelle?

Abbiamo dimenticato,forse “il sentiero di Isaia” che ci porta alla luce della Resurrezione,della non violenza  e della vera pace.

 

 

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Autore

Luciano Nicastro Laureato in Filosofia alla Cattolica di MILANO e in Sociologia alla Università degli Studi di URBINO, è stato per molti anni professore di filosofia e storia al Liceo Scientifico “E. Fermi” di Ragusa. Filosofo e Sociologo di orientamento “mounieriano”. Ha insegnato storia della filosofia e storia della sociologia. Docente di Antropologia filosofica presso l’Istituto Teologico Ibleo di Ragusa, è stato docente di Sociologia delle Migrazioni e di soc. dell’educazione alla LUMSA di Roma – sede di Caltanissetta; è stato altresì docente di Domande Filos. Contemp., di filos. della Religione e filosofia politica alla Facoltà Teologica di Sicilia a PALERMO. Consigliere Nazionale delle Acli, ha fatto parte della Associazione “Agostini Semper” tra i laureati della Cattolica di Milano ex alunni del Collegio Augustinianum, militante del MEIC (movimento ecclesiale di impegno culturale), della Lega Consumatori ed Utenti. Ha pubblicato diversi libri, articoli e ricerche di filosofia, psicologia, sociologia, teologia e psicopedagogia oltre che sui temi della scuola, del lavoro, della famiglia e della condizione meridionale e sulla nuova questione giovanile…



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