Società

Pubblicato il 30 Novembre 2017 | di Redazione

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“Rifugiato a casa mia”: Il corridoio umanitario della Chiesa

La CEI, con il progetto “Protetto – Rifugiato a casa mia”, ha promosso l’apertura di un corridoio umanitario tra l’Etiopia e l’Italia.

Questa mattina alle 04.30 è atterrato a Roma il primo gruppo di 25 profughi provenienti dall’Etiopia, attraverso il Corridoio Umanitario promosso dalla CEI per il tramite di Caritas Italiana. Tra coloro giunti in Italia anche due famiglie che saranno ospitate dalle Caritas diocesane di Ragusa e di Ventimiglia – San Remo nell’ambito del progetto “Protetto – Rifugiato a casa mia”. Ad accogliere i rifugiati, all’aeroporto di Fiumicino c’era anche il direttore della Caritas, Domenico Leggio, che li porterà a Ragusa insieme a Luciana Forlino dell’ufficio Immigrazione di Caritas Italiana.

Cos’è questo progetto?
La Conferenza Episcopale Italiana ha promosso l’apertura di un corridoio umanitario tra l’Etiopia e l’Italia che permetterà l’arrivo, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso e bloccati nei campi profughi del Paese. A siglare il “protocollo tecnico” tre soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes), la Comunità di Sant’Egidio e il Governo Italiano.
Questo Protocollo consentirà l’ingresso legale e sicuro, senza trafficanti e violenze, a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di grande precarietà. Nell’ambito del protocollo, la Chiesa Italiana si impegna nella realizzazione del progetto di accoglienza, facendosene carico interamente senza alcun onere per lo Stato italiano.

Il nostro vescovo, Carmelo Cuttitta, in occasione del 2° anniversario dell’ingresso come Vescovo della Diocesi di Ragusa, aveva annunciato alla comunità l’avvio del corridoio umanitario e il coinvolgimento della nostra Chiesa. A Ragusa arriverà una famiglia somala di sette persone (genitori più cinque bambini dai 2 ai 13 anni). Si tratta di una famiglia contadina, perseguitata dalle milizie islamiche che reclutano forzatamente gli uomini e violentano le donne, impedendo ai bambini di studiare.
Sappiamo che una dei figli soffre di una grave malattia immunitaria e che sono estremamente poveri, non hanno vestiti, scarpe, valigie e nessun bene di valore. Ad Addis Abeba abitavano in una baracca fatta di lamiera e di mattoni di fango, senza bagno, senza acqua potabile.

La famiglia abiterà presso la “Dimora del Battista”, messa a disposizione dalla Cattedrale San Giovanni Battista. Al suo arrivo a Ragusa sarà accolta dal Vescovo Carmelo, dal Vicario Generale, don Roberto Asta, dal Direttore dell’Ufficio Migrantes, don Rosario Cavallo, e dagli operatori e volontari Caritas.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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