Pubblicato il 30 Dicembre 2017 | di Redazione
0“Vi darò un cuore nuovo”: uno spazio sacro di testimonianza artistica
Al Teatro Don Bosco, 1 e 2 Gennaio 2018, dalle 19: “Vi darò un cuore nuovo”: non uno spettacolo sul sacro, ma uno spazio sacro, curato e ideato da Emanuele Leone.
“Uno spazio” ci spiega l’artista, “dove attraverso la testimonianza poetica – sonora – vocale – gestuale – visiva possiamo ascoltarci interiormente e condividere preghiera, meditazione, contemplazione. Preghiera come richiesta di pura benedizione al Padre Santo; meditazione come concentrazione sul lavoro che la vita ci richiede; contemplazione come ascolto assoluto della Sua Volontà per fonderci in Lui, nel Suo Tutto. Uno. Vi darò un cuore nuovo è adatto anche a persone che stanno alla ricerca e non riescono ad Ascoltare; adatto ai ricercatori distratti, ed anche a chi vive l’ardore in Cristo Gesù. E’ richiesto, semplicemente, un silenzioso ascolto ai testi poetici, di San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila, Santa Hildegarda, San Francesco.”
Emanuele Leone è nato a Vittoria nel 1962, dopo aver fatto lì gli studi primari, si trasferisce a Roma per studiare Arte, che da sempre era ciò che sognava; ben presto abbandona gli studi per dedicarsi alla pittura e più tardi anche alla recitazione. A Roma conosce varie personalità del mondo artistico, italiane e straniere, e matura un suo stile, che partendo dal dadaismo arriva ad una espressione artistica multidisciplinare e del tutto innovativa. Negli anni 90 si trasferisce in Spagna dove fonda la compagnia artistica “4xL trans-arte” e incontra un discreto successo. Spirito inquieto, proprio all’apice del suo lavoro abbandona tutto e all’inizio del nuovo millennio torna in Italia; trascorre molti anni vivendo in vari conventi alla ricerca di una spiritualità e di una mistica che tuttavia gli sfugge. Alla fine del 2016 lo ritroviamo nella sua terra, Ragusa, come un tronco sbattuto dai flutti che finalmente torna alla spiaggia da cui era partito per mettere nuove radici.
Nasce in tutto questo un sodalizio con Don Giovanni Ciarcià, anche lui recentemente rientrato a Ragusa, che dallo stesso sacerdote ci viene così raccontato:
Dove si trova via Natalelli? Con questa domanda fatta in piazza Libertà (la via che delimita la Valle dell’Irminio è proprio lì accanto, ma non facile da trovare…) inizia nel marzo di quest’anno una amicizia e una avventura soprannaturale tra l’artista Leone e Padre Ciarcià, da poco tornato a Ragusa dopo anni di ministero a Milano.
Emanuele Leone, pittore e artista di antica data, veniva da un lungo periodo di esperienze nel campo della mistica conventuale e del volontariato cristiano che avevano dato alla sua personalità (e dunque alla sua vena artistica) la maturità e il senso di frustrazione e fragilità che solo l’incontro con Dio e con la miseria umana riesce a dare. Ho avvertito subito un tormento interiore che mi ha portato ad andare oltre la semplice richiesta di orientamento tra le vie della città e fissare un appuntamento per un colloquio sereno e approfondito. Trovai tante ferite ancora aperte e un enorme desiderio di comunicazione e di rinascita, quasi come un bimbo che messo alla luce in un mondo per lui nuovo dopo il conforto del grembo materno, come prima cosa piange, un pianto che segna l’inizio di una nuova vita. Ciò che mi ha convinto a collaborare con lui e a investire sul suo talento è stato però soprattutto la sua autenticità in un mondo in cui purtroppo più che persone si incontrano maschere (i termini sono sinonimi dal punto di vista semantico ma è ben diverso ciò che significano). Nasce così prima il progetto di una mostra nella antica chiesa della Badia – grazie alla sensibilità e alla gentilezza dell’ing. Franco Antoci – sul tema della Risurrezione (si era nel tempo di Pasqua) che è rinascita e superamento, con il titolo significativo “Dal Nero al Bianco”, poi dopo alcune rappresentazioni in piazza (sempre sul tema della Creazione e della rinascita spirituale) sia a Ibla (San Giorgio) che a Ragusa (Piazza San Giovanni e Piazza Cappuccini), una prima Personale (titolo: “Dal Visibile all’Invisibile”) proprio nella città natale di Vittoria alla Galleria Edonè e quindi in questi giorni a Palazzo Grimaldi di Modica (titolo: “Ipotesi d’Amore. L’Uomo legato ai sogni”). In poco più di sei mesi una quantità di lavoro, di contatti, di delusioni e di incoraggiamenti, impossibile da raccontare e solo spiegabili con l’entusiasmo di chi non lavora per sé ma “per conto di Dio”.
Il momento più bello? Forse quello della sera del 6 maggio, un sabato, quando dopo l’inaugurazione della mostra alla Badia, ormai a tarda sera, iniziano ad arrivare gruppetti e coppie di turisti e soprattutto di giovani incuriositi nel vedere quella bella chiesa barocca ancora aperta e illuminata. Erano visite estemporanee, ma che poi diventavano interessanti dialoghi di vita e testimonianze di fede e che si sono protratte ben oltre la mezzanotte! Abbiamo visto in ciò un segnale che eravamo sulla strada giusta, che l’arte – quando sfocia dalla vita esperienziale – attira e coinvolge soprattutto i giovani anche i più distratti.
In questi mesi abbiamo imparato molto, non solo su di noi e sul modo di collaborare, ma anche sulla nostra città che ha grandi potenzialità (non parlo solo dei monumenti, ma delle persone!) però assomiglia alla Bella Addormentata della favola, che solo un bacio di sincera ammirazione e di vero amore potrà svegliare. E’ un compito che sicuramente supera le nostre forze – ci siamo detti – tuttavia siamo convinti che i nostri tentativi e slanci di questi mesi, anche se spesso andati a vuoto, hanno contribuito almeno a dare un pizzicotto alla Bella Addormentata e forse il Principe Azzurro non si farà attendere troppo; abbiamo fiducia in Dio, nella Chiesa (quest’anno ci sarà il Sinodo sui giovani voluto da Papa Francesco) e anche nello Società chiamata tra poco a esprimere i suoi rappresentanti sia a livello nazionale che locale.