Società

Pubblicato il 20 Febbraio 2018 | di Saro Distefano

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Allegria e coriandoli in città grigie e tristi

Come ogni anno è arrivato Carnevale. E come ogni anno nei paesi e nelle città dov’è tradizione antica è stato festeggiato con carri, maschere, coriandoli e triktrak.

In quelle altre città dove tradizione carnascialesca non ce n’è si è vissuto comunque un periodo diverso, magari con meno coinvolgimento popolare e senza carri che sfilano nel corso principale.

Il non festeggiare il Carnevale, o festeggiarlo solo nelle parrocchie e nei locali dove si è voluto organizzare la classica sfilata di mascherine tra bambini urlanti e fotografi scatenati, non deve essere inteso come occasione perduta o come inferiore status nei confronti delle Acireale e Sciacca o Viareggio e Venezia. Semplicemente non si è mai avviata una tradizione (che per essere tale dovrà comunque avere un inizio, uno start direbbero i moderni).

Ma da questo tipo di semplice quanto (spero) condivisibile considerazione, è un attimo a passare a quanti, in queste settimane immediatamente precedenti e successive al Carnevale, hanno fatto sentire la loro nella universale piazza virtuale che è diventata FaceBook, dove i tanti “leoni da tastiera” passano con leggerezza dalla presa in giro agli interisti che non vincono nulla al mai sopito animo antisemita in occasione della Giornata ella Memoria.

Ed hanno serenamente scritto che Carnevale andrebbe abolito. Proprio così. Tantissimi tra i miei “amici” del popolare social hanno dichiarato che per loro Carnevale è festa sostanzialmente inutile quando non noiosa e (ma vale solo per i ragusani raffinatissimi) anche non poco “tamarra”.

Per chi come me nemmeno da bambino impazziva per Arlecchino e Zorro, il Carnevale è festa che come viene passa via. Ma nessuna ostilità nei confronti di un evento di un paio di giorni che oltre a garantire un momento di incassi migliori per tanti esercenti, è anche una occasione per chi vuole di “insanire”, per quanto ormai non è questione di “semel in anno”.

Si lasci festeggiare il Carnevale a chi vuole e come vuole, si sorrida davanti al ragazzino undicenne che ti inonda di coriandoli e pazienza se certe città sono atavicamente, geneticamente direi, grigie, tristi e chiuse in se stesse.

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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