Vita Cristiana

Pubblicato il 20 Febbraio 2018 | di Redazione

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Come essere “Chiesa in uscita”

L’assistente generale dell’Azione cattolica, monsignor Gualtiero Sigismondi, è stato lo scorso 5 febbraio nella nostra Diocesi, offrendo provocazioni e spunti di riflessione per interrogarsi sul modo di essere “Chiesa in uscita”, come invita Papa Francesco. Nell’auditorium della parrocchia Preziosissimo Sangue di Ragusa si è svolto l’incontro con i soci dell’Azione cattolica diocesana.

Dopo i saluti del vescovo di Ragusa, monsignor Carmelo Cuttitta e del presidente diocesano Francesco Arangio, monsigor Sigismondi ha presentato una relazione dal titolo “Nodi e snodi della conversione missionaria della pastorale”.

Nella prima parte della relazione, l’assistente nazionale ha sottolineato come una rilettura degli Atti degli apostoli, in sinossi con la letteratura paolina, permetta di fare un’anamnesi delle patologie che la Chiesa ha acquisito sin dai primi anni della sua storia.

I quattro rischi

Quattro le tensioni rilevate dal vescovo: il mettere da parte la Parola di Dio, risolta dagli apostoli con l’istituzione del diaconato; la tentazione di chiudersi dentro la sinagoga, risolta dall’intervento dell’apostolo Giacomo; il pericolo di dividersi in fazioni, piuttosto che legarsi al solo nome di Gesù in cui c’è salvezza; l’odore acre dello gnosticismo, che di lì a poco avrebbe separato dottrina e pastorale.

Le forti tensioni che la Chiesa ha conosciuto sin dai primi passi del suo cammino, l’accompagnano, nelle intemperie della storia, fino ai nostri giorni, così monsignor Sigismondi ha indicato un decalogo per permettere alla “navicula Petri” di procedere lungo la rotta stabilita.

Le dieci buone prassi

Passare dall’affanno delle iniziative pastorali ad oltranza all’ansia apostolica di comunità cristiane vive, radunate attorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita;

Passare dalla pastorale diretta a “presidiare” il territorio a quella finalizzata a “presiedere” comunità adulte nella fede, pronte a coltivare gli spazi della comunione e della partecipazione;

Passare dalla “rete pastorale” di parrocchie alla “pastorale a rete” delle “unità pastorali”, intese come infrastrutture sinodali che esprimano lo spirito missionario e la comunione;

Passare dalla pastorale del “campanile”, diretta alle masse, a quella del “campanello”, che impegna l’intera comunità cristiana a riscoprire la grammatica del primo annuncio;

Passare dai corsi di preparazione al sacramento del matrimonio, che mantengono la loro utilità, ai cammini di accompagnamento degli sposi novelli e di sostegno alle famiglie in crisi;

Passare da una pastorale concentrata quasi esclusivamente sull’iniziazione cristiana dei fanciulli, che vede i genitori latitanti, a quella che riconosce la famiglia prima e indispensabile comunità educante;

Passare da una pastorale giovanile legata ai grandi eventi, ad un progetto formativo che comunichi la bellezza del Vangelo, offrendo nuovi slanci di speranza cristiana alle domande dei giovani;

Passare dal reclutamento dei catechisti, spesso improvvisati, ad un impegno costante per la formazione sistematica degli operatori pastorali, che sappiano farsi eco del Vangelo in ogni luogo;

Passare dal timore di cimentarsi con la complessità di un mondo che cambia alla frontiera dei media digitali, apprezzandone le potenzialità senza sottovalutarne le insidie;

Passare da un laicato che svolge la funzione di “manovalanza pastorale” a fedeli laici che partecipino alla vita sociale attivamente.

La suprema bussola

Nella seconda parte dell’intervento, monsignor Sigismondi ha posto l’attenzione sull’importanza della coscienza, e, citando R. Guardini, ha affermato: «La coscienza è per l’uomo come una finestra aperta sull’eternità: una finestra però che allo stesso tempo dà anche sul corso degli avvenimenti quotidiani. È la nostra suprema bussola».

Pertanto è necessario far maturare coscienze libere seguendo questo protocollo: seminare la Parola con larghezza senza stancarsi; avviare processi senza forzature; coinvolgersi senza farsi travolgere; inquietare senza irritare; incoraggiare senza assecondare; indicare la strada senza legare a sé e rendere grazie senza smettere di intercedere.

 

di Giovanni Nasello

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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