Politica

Pubblicato il 21 Marzo 2018 | di Alessandro Bongiorno

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Ripartire con un anticipo di fiducia

In molti, nei giorni successivi alle elezioni, si sono chiesti da dove ripartire. Gli italiani hanno mostrato in modo chiaro di voler cambiare, indicando soluzioni confuse o che, per lo meno, confermano l’esistenza di più “Italie” che convivono all’interno del nostro Paese. Una situazione già chiara al presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, che già prima delle elezioni aveva sintetizzato in modo mirabile l’impegno che attende nei prossimi anni il Parlamento ma anche la Chiesa (in tutte le sue componenti): «Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società».

Un impegno che deve appartenere non solo ai cattolici, cui ovviamente il cardinale Bassetti si rivolge in prima istanza, ma a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. La politica, purtroppo, sinora ha agito in senso contrario: distruggendo la speranza, dividendo il Paese, mettendo i cittadini gli uni contro gli altri.

Basterà cambiare governo per modificare questo clima e rimettere energia nel motore dell’Italia? Probabilmente non sarà sufficiente. Per distruggere, dividere, scatenare odio basta poco; per ricostruire, ricucire, pacificare occorrono volontà comuni e anche tanto tempo. La campagna elettorale, per la prima volta amplificata dai social network, ha lasciato diffidenze e, anche, ferite. Mai la politica, pur di intercettare i voti, era scesa a livelli così bassi, inventando cattiverie e falsità che ora pesano come macigni sugli appelli alla responsabilità.

Politicamente spetterà al Presidente della Repubblica, al Parlamento e ai partiti trovare soluzioni che possano dare vita a un nuovo governo o, in caso contrario, restituire la parola ai cittadini (con questa o una nuova legge elettorale che dovrà essere approvata in tempi brevi). A livello sociale spetta invece a ciascuno di noi fare proprio l’appello del cardinale Bassetti a ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società. E questo può avvenire nelle relazioni di tutti i giorni con chi abbiamo il piacere e l’opportunità di incontrare ma anche sui nuovi mezzi di comunicazione sui quali il Papa ci ha invitato a essere presenti in modo consapevole e responsabile, magari trovando tempo per fare silenzio e ascoltare.

Anche così si costruisce una comunità e un’Italia migliore. Non sarà semplice ma siccome da qualche parte si deve pur iniziare, possono risuonare utili le parole che il teologo Bernard Haring ha dettato in libro-intervista a don Valentino Salvoldi: anticipo di fiducia. Per disinnescare la violenza che oggi registriamo nelle parole, nelle relazioni, nei comportamenti possiamo provare a concedere all’altro un anticipo di fiducia. Vale anche nella (buona) politica. Iniziamo noi dando fiducia alla politica e ai politici che abbiamo appena eletto; chiediamola ai partiti e alle forze politiche; cerchiamo ciò che unisce piuttosto che ciò che divide. Non è difficile. Può essere una strada per guarire le ferite lasciate sull’Italia dalle contrapposizioni politiche, per ritrovare i linguaggi del confronto, per spostare le attenzioni della politica non sugli avversari ma sulle reali esigenze dei cittadini.


Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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