Attualità

Pubblicato il 27 Marzo 2018 | di Saro Distefano

0

Rinascere dopo un incidente Roberto: «Mai rassegnarsi»

Un grande eroe quotidiano lo ha definito Daniele Redaelli, il famoso giornalista della Gazzetta dello Sport scomparso alla fine dello scorso anno. Il piccolo grande eroe è Roberto Camelia, siracusano quarantaduenne che cinque anni fa perse la gamba sinistra in un incidente stradale tanto assurdo quanto doloroso.

Era il 2 gennaio del 2013 e Roberto col fratello Carmelo osservano una auto sbandare davanti la loro, oltrepassare il muro che delimita la strada Siracusa Catania e finire capovolta più volte. Roberto si precipita ad aiutare il malcapitato ad uscire dalla macchina ridotta a un rottame. Il guidatore è miracolosamente illeso, ma proprio in quel momento una terza automobile sbanda esattamente nello stesso punto e trancia la gamba sinistra di Roberto.

Da quel momento il “nostro”, commerciante e sportivo (giocatore di tennis e arbitro federale di pugilato) inizia una trafila che lo porta per più di un anno dalla Rianimazione dell’Ospedale di Siracusa al CRC, centro bolognese specializzato nella costruzione e sistemazione delle protesi (è il centro dove quasi tutti gli sportivi paraolimpici sono stati forniti delle appendici meccaniche per affrontare la vita e la disciplina sportiva).

Alla fine del percorso Roberto torna a camminare e ad arbitrare gli incontri di boxe. La sua vicenda l’ha raccontata direttamente lui ai soci del Panathlon Club di Ragusa riuniti al Caffè Letterario “Le Fate”. Dopo i saluti della presidente del sodalizio, Eugenia Spata, è stato chi firma in calce a sintetizzare la vicenda di Roberto per poi lasciare che lo stesso atleta aretuseo riferisse quanto successo cinque anni fa e soprattutto quanto è cambiata la sua vita. «Io sono nato una seconda volta quel 3 gennaio – spiega infatti Camelia, ormai conosciuto a livello mondiale come “l’arbitro con la protesi” – e adesso sono un bambino di cinque anni. Ho lottato per tornare a camminare, ho lottato ancora di più per tornare allo sport nel ruolo di arbitro e nel ruolo di atleta, adesso ho deciso che questa mia esperienza deve servire agli altri, per capire, per crescere, per non rassegnarsi quando la vita ti sferra un pugno fortissimo. È il motivo per il quale ho scritto un libro – continua Roberto Camelia – che si intitola “Il ring e l’aquilone” che ho presentato con piacere ai soci del Panathlon di Ragusa, tutti sportivi che conoscono benissimo il valore aggregante e didattico dello sport. Ho deciso che da adesso la mia vita deve essere vissuta meglio, deve essere dedicata agli altri, con il mio esempio. Un contributo minimo, una goccia – conclude Roberto – ma non posso non darmi».


Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑