Vita Cristiana

Pubblicato il 29 Marzo 2018 | di Alessandro Bongiorno

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A Comiso la gioia esplode nella Paci

L’intera domenica di Pasqua (dalle 10.00 alle 24.00) è scandita dall’antico rito che celebra l’incontro tra Gesù Risorto e Maria Santissima Annunziata.

A Comiso la Pasqua assume le forme di un rito antico che continua a suscitare gioia e persino commozione. La “Paci” è un’autentica esplosione di fede e di gioia che si rinnova a ogni incontro tra i simulacri di Maria e Gesù Risorto. In questa festa c’è l’identità di Comiso, come ben sanno anche i tanti emigranti che vivono con trepidazione questi giorni, tornando in paese o ripescando nella memoria frammenti di quell’essere comunità che la fede e i campanili sanno accendere.

Anche quest’anno l’appuntamento si protrarrà per l’intera domenica di Pasqua. Alle 10 è prevista l’uscita dei simulacri di Gesù Risorto e di Maria Santissima Annunziata dalla basilica. Già nel sagrato ci sarà la prima “Paci” con l’intonazione del Regina Coeli da parte dei due “angioletti” (a essere selezionati sono stati Salvuccio Puglisi e Paolo Salvo che saranno issati rispettivamente sui simulacri di Maria Assunta e Gesù Risorto). Si continuerà sino alle 24 quando le due statue faranno ingresso ancora in piazza Fonte Diana per la “Paci” dei Gonfaloni e delle Confraternite.

Corollario della festa sono, come sempre, le luminarie e i fuochi d’artificio che la tradizione e la generosità dei comisani vogliono particolarmente ricchi. Anche quest’anno si è pensato in grande, affidandosi ai giochi dli luce ditta puglisee Faniuolo di Putignano e alla polvere pirica della ditta campana di Luigi Di Matteo di Sant’Antimo. La novità di quest’anno è il ritorno dello spettacolo musicale del lunedì di Pasqua (accensione di fuochi alle 20.30 cui seguirà, in piazza Annunziata, un concerto).

A riportare all’essenza della Pasqua sono il parroco don Gino Alessi e il vicario don Giovanni Meli: «La Pasqua – hanno scritto – è il fondamento del nostro credere; se il Signore, infatti, non fosse risorto, la nostra fede sarebbe vana. Credere nella Resurrezione significa credere nella pienezza della vita, credere che l’amore è più grande dell’odio, che il perdono conta molto di più della vendetta, che con il nostro personale impegno sapremo migliorare la nostra società e riusciremo a porre le giuste condizioni per dare un futuro di speranza ai nostri giovani. Credere nella Resurrezione significa credere nella vita, quella vita fatta di accoglienza e solidarietà, costruita sull’amicizia e sul rispetto; la vita vera quella che il Signore Gesù, risorgendo ci ha donato».


Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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