Vita Cristiana

Pubblicato il 17 Aprile 2018 | di Agenzia Sir

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Buon compleanno Benedetto

Ha compiuto 91 anni il Papa emerito Benedetto XVI, nato il 16 aprile 1927 a Marktl, in Germania. Eletto al soglio di Pietro il 19 aprile del 2005, la sua rinuncia risale al febbraio 2013, è Papa emerito dal 28 febbraio 2013.

Il 17 aprile dello scorso anno, davanti la sua residenza, il convento “Mater Ecclesiae” in Vaticano, si tenne una festa bavarese per i 90 anni. Un compleanno all’insegna della birra, dei tipici bretzel e della musica eseguita da una compagnia di Schützen con il loro folkloristico costume. A conclusione dell’incontro, prima di impartire la benedizione a tutti i presenti, Benedetto XVI aveva ringraziato per averlo fatto tornare alla sua “bellissima terra”.

Cinque anni prima, nella Messa celebrata nella Cappella Paolina, il 16 aprile 2012, Benedetto aveva affermato di trovarsi “di fronte all’ultimo tratto” del percorso della sua vita. “Non so cosa mi aspetta – aveva detto – so però che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità; che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo. E questo mi aiuta a procedere con sicurezza. Questo aiuta noi ad andare avanti, e in questa ora ringrazio di cuore tutti coloro che continuamente mi fanno percepire il sì di Dio attraverso la loro fede”.

Benedetto XVI – 7º pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica è stato sul trono pietrino per quasi 8 anni, era il 28 febbraio 2013 quando, durante un concistoro ordinario, annunciò la sua rinuncia “al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro” principalmente per motivi di salute.

Da quel momento il suo titolo è diventato sommo pontefice emerito o Papa emerito. Prima di lui, solo sette Pontefici rinunciarono al soglio, l’ultimo i ordine di tempo fu Gregorio XII nel 1415, ben 598 anni prima.
Ci piace ricordare una data , era un Venerdì santo, quando guidò le meditazioni della tradizionale Via Crucis al Colosseo dove pronunciò parole indimenticabili riguardanti il peccato che suonarono come un “mea culpa” della cristianità.

“Non dobbiamo pensare anche – è stato il suo vibrante invito nella meditazione della nona stazione – a quanto Cristo debba soffrire per la sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza renderci conto di Lui! Quante volte la Sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!”.

“Signore – disse ancora – spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa!”.

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