Pubblicato il 19 Aprile 2018 | di Orazio Rizzo
0Un romanzo da leggere tutto di un fiato: “Vento di Fuoco” di Lino Busà
Un paesino immaginario posto tra l’Etna e l’Alcantara, tra il vulcano e il fiume, la settimana di Pasqua con i suoi riti e il suo fascino, un gruppo di ragazzi che vivono di sogni e speranza nell’immediato dopoguerra siciliano, fatto di stenti, miseria e povertà ed ancora, i ricordi di infanzia: dalla sarta al salone del barbiere, il bar e il casino dei nobili.
Un romanzo a tratti autobiografico, con contenuti e riferimenti storici importanti, paesaggi descritti con dovizia narrativa di particolari, quasi verghiano, una trama narrativa semplice, ma intrigante ed accattivante. Tutto questo e non solo è “Vento di fuoco” di Lino Busà, presentato sabato 7 aprile presso la sala “ E. Giudice”presso il complesso delle Grazie.
L’evento organizzato dalle Associazioni Elohimart in collaborazione con l’associazione Lamba Doria, ha visto la presenza dello stesso autore presentare – in maniera semplice e chiara, ma magistrale allo stesso tempo – le trame e gli intrighi del romanzo.
Il libro affronta un periodo storico particolare della nostra recente storia: l’immediato dopoguerra, la rinascita delle organizzazioni sindacali, dei Partiti politici e del trasformismo in politica, dell’associazionismo e soprattutto del MIS ( movimento indipendentista siciliano), delle speranze giovanili alimentate dal “vento” di aria nuova, soffiato dall’arrivo degli Americani; un mondo in fermento, che vive nella speranza di un futuro migliore, diverso.
Alla base della trama narrativa, un rapimento: una “banda”, che per finanziare le attività del movimento, organizza il rapimento chiedendo un riscatto. La vita semplice del piccolo borgo immaginario, che gira intorno al quadrante sociale e culturale di quegli anni, fa da straordinaria cornice ed ideale location all’ambientazione del libro, arricchendone le scene e il susseguirsi degli eventi.
Un libro a “quadretti, come una opera d’arte”, lo definisce il prof. Alfredo Campo, storico dell’ Arte, in stile Leopardiano da “Il sabato del Villaggio”: ogni scena è simile ad un quadro, un opera d’arte che si imprime nelle menti per immagini chiare e delineate, facendoci rivivere quell’attimo descritto e trasportandoci in un’altra dimensione.
“Un romanzo di tipo classico” lo definisce lo stesso autore, che rifiuta l’ identificazione dell’opera nel quadro del romanzo storico o autobiografico, anche se il testo è ricco di riferimento a fatti storicamente accaduti e legato a ricordi indelebili della vita stessa di Busà. Un libro sulle virtù e i vizi degli italiani, sulla politica, sulle speranze e sulle passioni di generazioni che paradossalmente si ripetono, mettendo insieme le ansie e le speranze di cambiamento”.
Alla domanda sul perché la scelta di un titolo così particolare e significativo, l’autore risponde: “Il Vento è sinonimo di libertà, di novità, rappresenta il sogno e le speranze; fuoco invece è indice di passione, di ardore, come il fuoco del Vulcano”.
Un romanzo da leggere tutto di un fiato!
Lino Busà, messinese di origine ma romano di adozione, vive adesso a Stroncone, un ridente paesino vicino Terni. Da sempre impegnato socialmente, è Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia. In veste di Coordinatore Nazionale di Sos Impresa, è stato uno dei protagonisti del movimento antiracket ed antiusura. Ha scritto 5 saggi sulla criminalità organizzata quale testimonianza del suo importante impegno civile.