Pubblicato il 27 Aprile 2018 | di Mario Cascone
0Pasqua: l’amore che vince soccombendo
La Risurrezione del Signore segna il trionfo dell’amore sull’odio, della vita sulla morte, della grazia sul peccato. Essa esprime il mistero di un amore che vince soccombendo, perché con la sua forza è capace di trarre il bene anche dal male, trasformando un atto di violenza in una straordinaria manifestazione di perdono e di salvezza.
Il Cristo Risorto è il Crocifisso per amore, colui che si è presentato al mondo come la mansuetudine indifesa, la “pecora muta di fronte ai suoi tosatori”, il Servo di Dio che ha presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che gli strappavano la barba, non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi (Is 50,6). Con questa sua straordinaria manifestazione di amore, che arriva fino al dono supremo di tutto se stesso, Cristo vince definitivamente l’odio, il dolore e la morte. Vince perché li assume su di sé, spezzando così una volta per tutte il circolo diabolico della vendetta, della violenza, dell’ingiustizia, in una parola: del peccato che conduce alla morte.
Per questo motivo il Risorto porta sempre in se stesso i segni della passione e li fa vedere ai suoi apostoli, a riprova del suo grande amore per noi. Tommaso può addirittura mettere le sue dita tra le piaghe del Crocifisso-Risorto e prostrarsi ai suoi piedi, riconoscendolo come Signore e Dio. L’apostolo Paolo, dopo aver affermato che Cristo ha spogliato se stesso e si è fatto obbediente fino alla morte di croce, aggiunge: “Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome” (Fil 2,9). L’espressione “per questo” si riferisce proprio alla morte di croce, alla donazione d’amore, alla capacità di vincere soccombendo: “per questo” il Padre ha esaltato Gesù, lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome; “per questo” ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra si deve piegare davanti a Gesù, riconoscendolo come il Signore e l’unico Salvatore del mondo.
Pasqua è allora la festa dell’amore che vince proprio perché sa perdere: “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16,25). Trova la vera vita chi sa “perderla” per causa di Gesù, imitando Lui nella donazione suprema, nel perdono, nella mitezza sanante, nella capacità di spogliarsi di sé, di sacrificare se stesso per il bene degli altri e non gli altri per il bene di se stessi. Costui è già un “risorto”, uno che partecipa alla Pasqua di Cristo e la testimonia nel mondo. Costui non vive la risurrezione come la semplice restituzione di una vita che aveva perduto, ma come il dono di una vita nuova, totalmente rinnovata dalla grazia dello Spirito di Cristo Risorto. Non vive nell’attesa della risurrezione futura, ma è già una creatura nuova, che ha iniziato il suo itinerario verso l’eternità beata, dove non ci saranno più né lutto, né pianto, né morte.