Società

Pubblicato il 10 Maggio 2018 | di Alessandro Bongiorno

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Convertitevi, la mafia è peccato e tradimento della Sicilia!

Un rinnovato invito alla conversione e un annuncio di speranza cristiana valido sempre e per tutti, anche per chi vive « invischiato nelle paludi della mafia ».

La lettera dei vescovi di Sicilia “Convertitevi”, diffusa nel giorno in cui ricorrevano i 25 anni del grido contro la mafia lanciato ad Agrigento da Giovanni Paolo II, ha questo significato.

La mafia è peccato e tradimento della storia siciliana

La Chiesa siciliana, per bocca dei suoi Pastori, ribadisce che la mafia è peccato e i mafiosi sono peccatori e sottolinea ancora l’incompatibilità tra la mafia e il Vangelo. E i mafiosi non sono solo «quelli con la pistola», ma anche coloro che «si mimetizzano tra i colletti bianchi». Commette peccato anche chi «col proprio silenzio finisce per coprirne i misfatti, così facendosene complice. Peccato ancor più grave è la mentalità mafiosa, anche quando – aggiungono i vescovi – si esprime nei gesti quotidiani di prevaricazione e in una inestinguibile sete di vendetta».

E se i mafiosi sono peccatori, la mafia, a livello sociale, non è solo «un gravissimo reato, ma anche un disastroso deficit culturale e, di conseguenza, un clamoroso tradimento della storia siciliana».

Parole che hanno il pregio di essere nette, chiare, rivolte a tutti. Per ridare forza e attualità alle parole pronunciate da Giovanni Paolo II, le Chiese di Sicilia intendono recuperare una valenza profetica ed esercitare un’azione pastorale che è anche catechesi, prassi, impegno sociale «per giungere a motivare e a trasmettere stili di vita coerenti al Vangelo e improntati alla giustizia e alla misericordia».

Purificare la religiosità popolare

Un passaggio importante, una sorta di esame di coscienza, i vescovi di Sicilia lo rivolgono anche alla pietà popolare, alle feste religiose che vanno recuperate alla loro essenza e purificate da ogni aspetto che le possa far degenerare in folclore o che ne esalti interessi estranei al Vangelo. «Non possiamo tollerare – si legge in “Convertitevi” – che le festività di Cristo Gesù, di Maria Madre sua e dei suoi santi degenerino in feste pseudo-religiose, in sagre profane, dove – nella cornice di subdole regie malavitose – all’autentico sentimento credente si sostituiscono l’interesse economico e l’ansia consumistica, e dove non si tributa più onore al Signore ma ai capi della mafia». Attenzione quindi a evitare che processioni e celebrazioni nelle quali i vescovi «registrano le strumentalizzazioni della pietà popolare da parte di molti clan mafiosi locali e connivenze omertose di alcuni preti ancorati a una concezione meramente esteriore del vissuto credente».

Da qui l’impegno a «tornare a preoccuparci e a occuparci della pietà popolare, interpretandola non solo come fatto sociale ormai anacronistico, bensì come fatto interno alla vita della comunità credente», valorizzandone tutte le risorse spirituali che sa sempre esprimere.

Un messaggio ancora attuale

Per prolungare l’eco dell’appello di Giovanni Paolo II, i vescovi siciliani si rivolgono ai familiari delle vittime della mafia (ricordando «l’amore da loro nutrito verso tutti noi siciliani»); alle persone credenti e di buona volontà ponendo come paradigma il beato don Pino Puglisi e il suo invito a «rimboccarsi le maniche» e a passare «dalle parole ai fatti», perché «se ognuno di noi di fa qualcosa, allora si può fare molto»; agli uomini e alle donne «invischiati nelle paludi della mafia» affinché possano «aprire il cuore al Signore» che vi «aspetta» e alla Chiesa che «vi accoglie».

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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