Politica

Pubblicato il 4 Agosto 2018 | di Orazio Rizzo

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Vittoria, sciolto il Consiglio Comunale. La città sotto shock

Un atto grave e severo che colpisce la Città di Vittoria tutta nelle sue più alte cariche istituzionali. Decade dunque il Sindaco Giovanni Moscato, tutta la sua Giunta e l’intero Consiglio Comunale.

La notizia è corsa rapida, spargendosi a macchia d’olio oltre che sul web anche sulle maggiori testate giornalistiche e televisive nazionali: il Consiglio dei Ministri, riunito in seduta ordinaria il 27 luglio scorso, su richiesta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha decretato lo “scioglimento del Consiglio Comunale di Vittoria” per infiltrazione mafiosa.

Un fulmine a ciel sereno o forse atteso? da tempo si paventava l’ipotesi di uno scioglimento del Comune. Ipotesi sempre respinta e restituita al mittente dagli amministratori ipparini che – al contrario – avevano posto la totale fiducia nelle indagini portate avanti (per sei mesi circa ndr) dagli ispettori prefettizi arrivati a palazzo Iacono per fare luce e chiarezza sugli atti amministrativi riguardanti l’ultimo decennio 2006-2016. Anzi per dirla tutta, era stato lo stesso Sindaco Moscato ad “invocare” a gran voce e chiedere al Prefetto l’invio di Ispettori per far luce sui fatti contestatigli.

Una triade di Commissari, adesso, reggerà le sorti del comune ipparino, con funzioni di Sindaco, Consiglio e Giunta. Decideranno le sorti della città per un periodo compreso tra i 18 ed i 24 mesi. Nel frattempo continuano le indagini per chiarire la “vexata quaestio”, durante le quali le parti in causa avranno modo di difendersi e sostenere le proprie ragioni nelle sedi giudiziarie opportune.

Non ci sta Moscato che già annuncia ricorso presso la Magistratura amministrativa, al fine di impugnare e ribaltare il decreto del Consiglio dei Ministri pur dichiarando che:”le istituzioni vanno rispettate sempre anche quando prendono decisioni che ai nostri occhi possono apparire ingiuste o inique o sbagliate, ci saranno sempre i mezzi ordinari di impugnazione. Quindi anche in questo caso accogliamo la decisione delle istituzioni con massimo rispetto e con la massima serenità”

Si divide inevitabilmente in due il fronte mediatico e di pubblica opinione: da un lato i sostenitori della Giunta Moscato e dall’altro i detrattori di sempre; una tragedia per i primi, un atto dovuto e necessario per gli altri: sentore comune è che a “pagare il conto salato” saranno i cittadini che non accettano d’essere massificati, bollati e classificati come “mafiosi”.

A prestare la voce – tra le più autorevoli perché “fuori dal coro” e da interesse di parte – a tanti cittadini onesti e desiderosi di riscattarsi dall’onta e dall’ infamante marchio, è Don Beniamino Sacco, vittoriese di adozione. Il suo messaggio rivolto alla città ha spopolato diventando virale sul web.

Da quando è stata pubblicata la notizia non riesco a pensare ad altro. La mia non è una fissazione, ma la conseguenza di un atto d’amore verso questa Città che non mi ha dato i natali, ma che da 44 anni fa parte della mia vita, dei miei interessi, dei miei pensieri, delle mie preoccupazioni, del mio impegno. Posso dire che non sono vittoriese nel sangue, ma ogni parte del mio essere porta con sé la vittoriesità in tutte le sue espressioni.

Per questo l’avere appreso che Vittoria entra a fare parte delle città sciolte per mafia la sento come un’offesa quasi personale. Si, perché, negli anni passati, per diversi anni ho organizzato “Marce” proprio contro questo male oscuro che, come un tarlo, corrode le radici di un popolo. Come conseguenza anch’io ho dovuto subire minacce da parte di chi trama nel buio e non ha il coraggio di presentarsi con la propria faccia.

Ma il pensiero, in questo momento , va’ oltre. Penso alla stragrande maggioranza dei vittoriesi che tutti i giorni, immersi nei luoghi infernali delle serre, si guadagnano onestamente il pane. Penso alle tante donne, molte delle quali mamme, che tutte le mattine escono da casa per andare a posizionarsi dietro i banconi dei magazzini per condizionare i prodotti agricoli, per fare ritorno a casa, non si sa quando.

Penso ai tanti operatori del comparto agricolo, costretti a mettere a rischio la propria casa per la crisi che da anni attanaglia questo mondo. Penso a tutto questo e mi domando: dichiarare sciolto un comune per mafia, era l’unica strada? Si perché, non è soltanto un comune che viene sciolto, ma è tutta la città che viene mandata allo sbaraglio. 

Mi risulta, con tristezza, che alcuni cittadini, forse per ragioni politiche, hanno applaudito all’evento. Costoro non possono essere considerati vittoriesi! Come si può, infatti, applaudire ad una disgrazia del genere? Mi auguro che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa città, in questo momento, si uniscano per creare un fronte di speranza, di chiarezza e di libertà, per gettare le basi sulle quali costruire il futuro di Vittoria.

Non basta piangere, occorre rimboccarsi le maniche. Non basta criticare, occorre prendere coscienza. Non basta andare alla ricerca dei colpevoli, tutti dobbiamo sentirci in qualche modo responsabili.

Le sue parole, a conclusione del testo, sia un monito  e un augurio allo stesso tempo, parole che vogliamo fare nostre ed augurare a tutti i vittoriese: “Che il buon Dio ci guidi in questa opera di ricostruzione”

 

 

 

 

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