Vita Cristiana

Pubblicato il 12 Ottobre 2018 | di Orazio Rizzo

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A Vittoria nasce una nuova comunità: è la nuova parrocchia San Massimiliano Kolbe

A Vittoria, in zona “Rinascita”, da tempo si sta espandendo una nuova area urbana residenziale, con ville a schiera e ampie strade, un nuovo e spazioso quartiere che si ingrandisce e cresce. Una realtà che tuttavia necessita ancora di alcuni servizi e soprattutto di uno spazio in cui ritrovarsi e pregare. Di una nuova parrocchia!

In realtà la parrocchia esiste dal 9 Settembre 1986, per decreto del Presidente della Repubblica, On. Francesco Cossiga e per decreto dell’allora Vescovo di Ragusa, Mons. Angelo Rizzo che istituiva l’erigenda chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe.

Circa 5500 mq di suolo pubblico, saranno disponibili per la costruzione  della nuova struttura, terreno voluto ed acquistato dal Vescovo Mons. Paolo Urso, che ha aveva anche dato incarico ad alcuni professionisti di progettare l’intero complesso parrocchiale.

Dal 1 ottobre di quest’anno, la nuova comunità parrocchiale – anche se al momento priva di locali – ha iniziato a muovere i primi passi e ad aggregarsi di casa in casa, ospite dei residenti della zona, sotto la esperta e sapiente guida di Don Gioacchino Interliggi, nuovo amministratore parrocchiale e già parroco della parrocchia San Domenico Savio di Vittoria, al quale il Vescovo Cuttita ha affidato il delicato compito di creare, formare ed evangelizzare la nuova comunità parrocchiale dedicata al Santo martire polacco caduto nei lager nazisti durante la II guerra mondiale.

Don Interliggi non è nuovo ad esperienze e sfide simili; tra le altre – in questi lunghi decenni – la costituzione della comunità parrocchiale della Resurrezione e della stessa San Domenico Savio, che ha lasciato agli inizi di ottobre per raggiunti limiti di età, secondo le disposizioni del Diritto Canonico.

Spero che troverò adesione e collaborazionescrive lo stesso Don Gioacchino dalla pagina social della nuova parrocchia -. Sento questo nuovo incarico come una chiamata a vivere l’esperienza della prima comunità cristiana, rimettendoci in discussione, a confronto con la parola, nello “spezzare il pane”, per vivere sotto lo sguardo dell’Immacolata e di S. Massimiliano”.

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