Pubblicato il 10 Dicembre 2018 | di Redazione
0È Natale, la festa del Verbo che diventa Carne Riscopriamo la gioia di essere figli di Dio
La memoria della nostra fede in quale tipo di ricordi si esprime? Il pio ricordo della nascita di Gesù non s’è troppo risolto nell’immagine idillica, della grotta,dei pastori, degli angeli, del bue, dell’asinello, del bambino nella greppia? Tutto questo ci intenerisce molto, forse ci fa anche pensare, ma tutto sommato alimenta in noi un ricordo di Natale abbastanza “coreografico” e spesso sentimentale.
Non siamo proprio in questo punto diventati vittime della tendenza dei nostri ricordi ad abbellire e disarmare? Dobbiamo quindi meravigliarci se questa commemorazione natalizia – come usiamo spesso lamentarcene – sembra essere una festa riservata ai bambini, una festa che quasi ignora l’esperienza oscura e dolorosa del nostro mondo quotidiano.
Ma qual è il senso vero della festa del Natale? Rileggiamo insieme il brano del Vangelo di Giovanni che la liturgia del giorno di Natale ci propone, l’inno a Cristo, capitolo 1 dal versetto 1 al versetto 18. Questo testo è un abisso di luce, una cascata di illuminazioni che indica come Dio ha voluto entrare nella storia e diventare uomo tra noi umani. Questo è il Natale.
San Giovanni canta e loda l’operare di Dio nell’universo: dalla creazione “in principio” (cf. Gen 1,1) alla venuta di Dio stesso nel mondo attraverso il farsi carne umana della sua Parola, dopo che “molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2) in Gesù di Nazaret, che “pur essendo nella condizione di Dio /non ritenne un privilegio / l’essere come Dio / ma svuotò se stesso /assumendo una condizione di servo, / diventando simile agli uomini. / Dall’aspetto riconosciuto come uomo, / umiliò se stesso / facendosi obbediente fino alla morte / e a una morte di croce”. (Fil 2,6-8).
In Gesù, questa Parola di Dio è divenuta “Parola fatta carne”. Perché tutto questo? Per essere nostra Luce, nostra Vita, ed elevare noi alla dignità di Figli di Dio, come lui: “a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati.” (Gv 1,12-13). Ecco il mirabile scambio: Dio si è fatto uomo perché noi potessimo diventare “divini”, cioè Santi “Voi, dunque, siateperfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Mt 5,48),
Questi versetti sintetizzano, mirabilmente, la nuova identità della persona umana nella luce del Cristo. Si tratta della grazia di poter divenire figli di Dio, attraverso la fede nel Figlio di Dio che si è fatto figlio dell’uomo.
Nel mistero dell’incarnazione e nell’intera vita di Cristo fino alla sua Pasqua, in cui si è manifestato tutto l’amore di Dio Padre per l’umanità e il suo volto paterno, siamo chiamati a scoprire la nostra dignità battesimale e la nostra chiamata alla santità, come scrive Giovanni nella sua prima lettera: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (IGv 4,9),
Celebrare il Natale è accogliere Gesù nella propria vita e rispondere alla chiamata alla santità, come ci ha ricordato Papa Francesco nell’Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo: “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova.” (n.14).
Celebrare il Natale è riscoprire l’essere figli di Dio, espressione che non vuole essere una metafora, ma l’effettiva nuova condizione di chi, nella fede, aderisce a Gesù come il testimone fedele e il rivelatore del Padre.
sac. Salvatore Puglisi