Vita Cristiana

Pubblicato il 10 Dicembre 2018 | di Redazione

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Lo stellario dell’Immacolata Concezione In Sicilia un culto che affonda nei secoli

L’8 dicembre del 1955, festa dell’Immacolata Concezione, il Consiglio d’Europa adottava la corona di 12 stelle in oro su sfondo azzurro come proprio emblema. La Comunità Europea era nata più di cinque anni prima, il 3 giugno 1950, e ne facevano parte sei Stati: Germania, Italia, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Trentasei anni dopo, il 29 maggio 1986, la bandiera europea veniva issata a Bruxelles innanzi al palazzo Berlaymont a rappresentare “l’unione dei popoli europei” e il numero delle stelle rimase invariato, nonostante i paesi  sarebbero negli anni aumentati, considerato come “simbolo di perfezione e di unità”. Pochi sanno che quei colori, i simboli, le stelle, la disposizione in tondo, sono un omaggio alla Madonna. Potremmo dire che, nonostante la Costituzione Europea non richiami le radici giudaico cristiane, ha nella sua bandiera il forte richiamo alla Donna dell’Apocalisse. “Nel cielo apparve un segno grandioso: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle“ (Ap. 12.1-2).

A dichiarare questo fu Arsène Heitz, il grafico che partecipò e vinse il bando del Consiglio d’Europa nel 1950. Per disegnare il bozzetto il giovane designer si ispirò alla medaglietta miracolosa che portava al collo, riproducendo le stelle in circolo; scelse lo sfondo azzurro in omaggio alla fascia con cui era cinta la Vergine Maria a Lourdes. Il bozzetto vinse il concorso presieduto da un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio Stampa del Consiglio, Paul M.G. Lévy. Arsène Heitz, senza rivelare la fonte che lo aveva ispirato, spiegò che il dodici lo aveva considerato un “simbolo di pienezza”. Rappresentava le dodici tribù di Israele, ma anche gli Apostoli, un numero che, pur nella diversità, portava all’unità. Per tale motivo egli chiese esplicitamente nel progetto che la bandiera non la si dovesse ritoccare anche se i membri avessero superato quel numero. Fin qui la storia recente.

Ma quella corona di dodici stelle, lo Stellario, come viene chiamato comunemente che cinge la statua dell’Immacolata e così ben disegnato nella bandiera degli Stati Europei ebbe e continua ad avere in Sicilia culto speciale. Da studi recenti si sa che le prime notizie sul pio esercizio dello Stellario all’Immacolata risalgono al secolo XVII, indicando nelle dodici stelle i privilegi di grazia che costituiscono per la Vergine Maria un singolare ornamento: anche se l’autore è anonimo, si ritiene che la traduzione in preghiera poetica del testo dell’Apocalisse (quello sopra citato) provenga da ambienti francescani del XV secolo. I frati minori conventuali in breve tempo erano riusciti a far penetrare questo pio esercizio in tutto il territorio siciliano facendo sorgere confraternite e pii sodalizi che portavano la denominazione di “Stellario”. La struttura dello Stellario si articolava in una “corona” suddivisa in tre parti, ognuna delle quali composta da un Pater, quattro Ave Maria intercalate da altrettante quartine che terminavano con la giaculatoria “O Concetta Immacolata” e un Gloria. La “preghiera finale” è stata attribuita a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il celebre santo napoletano. Nella sostanza, quello che ancora oggi viene recitato e cantato nei giorni che precedono la solennità.

La relativa festa vi si celebrava nell’ultima domenica di agosto “in memoria dei dodici privilegi dei quali fu la vergine Signora arricchita nella sua purissima Concezione: adombrati nella celebre visione di una Donna coronata di stelle veduta da San Giovanni” (Mongitore 1719,121). Ogni stella era dunque simbolo di uno dei privilegi mariani che si trovavano elencati in un particolar rito “pia ac laudabilis devotio” praticato nei dodici giorni che precedevano la festa. La festa dell’Immacolata Concezione venne dunque in Sicilia sdoppiata, celebrandosi si l’8 dicembre ma quella del suo “Stellario” nell’ultima domenica di agosto, nonostante venisse prima osteggiata tra gli anni 1639-1640 e poi repressa dall’Inquisizione il 23 novembre 1645. Lo stesso anno, il 14 dicembre, il papa Innocenzo X confermava il decreto dell’Inquisizione proibendo la sua celebrazione, perché il culto particolare dello Stellario rimandava alla tradizione pagana delle mitiche assunzioni in cielo sotto forma di costellazioni, di eroi e dei loro simboli: Perseo, Andromeda, Cassiopea ed altro.

I Francescani di Palermo riuscirono, una sola volta, a celebrare in maniera straordinariamente splendida e sontuosa la speciale liturgia dello Stellario nel breve interregno papale (29 luglio – 15 settembre 1644) tra Urbano VIII e Innocenzo X che entrambi si erano espressi contrari a tale festa. Ciò poté avvenire a seguito di quanto disposto, nel 1643, dal nuovo Viceré di Spagna, don Giovanni Alfonso Henriquez Cabrera, che aveva proclamato solennemente l’Immacolata Concezione “principale patrona di tutto il Regno”, coronando così quanto già stabilito nel 1624 dal cardinale Giannettino Doria, dal Senato e dal popolo Palermitano; “il voto di credere e di difendere, fino all’ultimo spirito di vita, l’Immacolata Concezione della B.V. Maria e di digiunare la vigilia della festa”. In conseguenza di ciò padre Bonaventura Mastrilli, guardiano del convento di S Francesco di Palermo, istituì nella basilica la festa e la confraternita dello Stellario e per renderla più solenne incaricò il padre Gaspare Sgemma, insigne teologo, a tenere il panegirico. Il suo successore, padre Francesco Garavetta da Napoli, iniziò a festeggiare i 12 sabati che precedevano la festa dell’Immacolata, rito che è arrivato fino ai giorni nostri. La festosa celebrazione si svolse, dunque, il 28 agosto del 1644 su libretto realizzato dal padre Giovanni Battista Cristadoro. Tutto fu solenne nella basilica di S. Francesco dove splendeva il simulacro argenteo della Vergine Immacolata. Le musiche e i cori furono diretti da Bonaventura Rubino di Montecchio di Lombardia, maestro di cappella nella cattedrale di Palermo dal 1643 al 1665. Stava in quelle musiche più che nelle sfarzose macchine barocche la meraviglia dello spettacolo e il senso della liturgia  per cantare le glorie e i privilegi di Maria.

Sarà la definizione dogmatica del 1854 e successivamente le apparizioni di Lourdes del 1858 che daranno nuovamente vigore al pio esercizio dello “Stellario” in tutta la Sicilia, dopo due secoli da quella solenne celebrazione.

Si dovranno aspettar 350 anni prima che l’opera ritornasse ad essere ascoltata e ammirata, con tutte le sue macchine sceniche originali, grazie ad una collaborazione tra diversi enti e ciò avvenne nei giorni del 3 e 4 novembre 1990, ripetuta il 4 e 5 novembre del 1994, resa possibile per il ritrovamento dei documenti nel Museo della Cattedrale di Malta. Una folla immensa si riversò nella basilica di S Francesco a Palermo, trasformata in un grande anfiteatro, rivivendo uno dei maggiori momenti di fervore mariano proprio del popolo siciliano.

Possiamo affermare che il popolo siciliano, attraverso la recita o canto dello “Stellario”, vede nei privilegi dell’Immacolata “una sintesi della santità di Maria e della storia salvifica. Ella è la prima redenta da Cristo, che in lei non guarisce una ferita, ma la previene. Per dono della misericordia divina, Maria è preservata dalla colpa originale: fin dall’eternità è stata eletta dal Padre a divenire Madre del Figlio suo”. Nella mente e nel cuore di ogni siciliano l’Immacolata rimane un mistero da contemplare: Ella è il capolavoro di Dio nello splendore della sua intatta bellezza.

Carmelo Ferraro

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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