Pubblicato il 8 Marzo 2019 | di Redazione
0Il lavoro che prova a cambiare il mondo
Etica e passione al servizio della persona con scelte coraggiose e controcorrente: l’esperienza di Elisa e Ilaria a Rinart
Sin da piccoli spendiamo gran parte del nostro tempo a studiare, formarci per un lavoro, fare esperienze lavorative e quant’altro, ma la società ci propone solo modelli economici poco sostenibili in cui l’uomo è esclusivamente un mezzo di produzione, consumo, profitto. Per molti anni ho subito questi modelli e sono stata mezzo di produzione senza alcuna occasione di valorizzare i miei talenti e la mia dignità di creatura di Dio. Il guadagno economico era cospicuo e costante, un contratto di lavoro regolare e ogni singola ora di straordinario regolarmente retribuita; le prestazioni richieste esattamente coerenti con la mia formazione; l’etica un vano ricordo dello scoutismo adolescenziale. Arriva un momento in cui ti rendi conto che la ricchezza economica non ti riempie ma ti svuota ogni giorno di più. Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate scrive: “L’amore di Dio ci dà il coraggio di operare e proseguire nella ricerca del bene di tutti. Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio”.
È così che ad un certo punto della carriera da architetti io Elisa e la mia collega Ilaria, oggi appena trentenni, decidiamo di licenziarci, rinunciando ad uno stipendio di oltre duemila euro, lasciare Milano, che di offerte lavorative abbonda, e andare in cerca di un modo per “cambiare le cose”. Volevamo unire le nostre passioni l’inclusione sociale, la sostenibilità ambientale, l’artigianato e la progettazione – in un unico progetto che mettesse al primo posto l’etica e l’essere umano. Abbiamo sentito l’esigenza di dedicare tempo, energie e competenze a persone svantaggiate, oggetti scartati e forme di artigianato in estinzione. Così l’idea di fondare una cooperativa sociale a cui abbiamo dato il nome Rinart – Rinascere Artigiani. Vogliamo accogliere persone che difficilmente trovano lavoro altrove a causa di problemi fisici, psichici o di errori commessi in passato. Ma ci occupiamo anche di scarti materiali, portoni, tavoli, sedie, che in realtà sono di una bellezza disarmante ma nascosta da riportare alla luce curandone le ferite. Ci piace lasciare visibili i segni del tempo perché raccontano la storia.
Ma non è tutto poesia. Esattamente dopo tre mesi dalla nostra costituzione abbiamo subito un furto totale dell’attrezzatura, dai macchinari più piccoli a quelli più grandi. Potevamo abbandonare e in un certo senso accettare la sconfitta ma non ci siamo fermati neanche per un giorno. Ci siamo rimboccate le maniche sin da subito e piano piano stiamo ripartendo, anche se la strada è lunga. È stato veramente bello vedere l’impatto sociale che abbiamo avuto e l’affetto della gente. Oggi il nostro stipendio non si avvicina minimamente a quello precedente, ma la ricchezza raggiunta è infinitamente più grande e ci fa sentire al posto giusto per cambiare anche solo ad una piccola parte di questo mondo.
Elisa Gulino