Pubblicato il 14 Marzo 2019 | di Redazione
0Un alternatim eccezionale per una serata di grande musica
Venerdì 1 marzo scorso, presso la Basilica di S. Giovanni Battista a Vittoria, si è svolto uno dei cinque incontri previsti dal progetto “Percorsi di musica sacra”, un’iniziativa fortemente voluta e organizzata dall’Ufficio per la cultura della Diocesi di Ragusa, diretto da padre Biagio Aprile.
I “Percorsi di musica sacra” sono stati ideati per riproporre in forma concertistica le varie esperienze musicali che sono state attuate nella storia della liturgia cristiana europea. Protagonisti della serata sono stati il Maestro Diego Cannizzaro, organista, pianista e clavicembalista, che ha partecipato a diverse rassegne in Europa, e il Coro Polifonico Ibleo, formato da circa quaranta elementi provenienti dalle città di Chiaramonte, Comiso, Giarratana, Ragusa e Vittoria, che conta all’attivo, tra le tante, un’esibizione a Roma per la “III Ultreya Mondiale” , dinnanzi al Santo Padre Giovanni Paolo II.
Durante la serata il coro si è esibito in tre meravigliosi brani, accompagnato dalla prestigiosa presenza dell’organo di epoca settecentesca, considerato uno dei più antichi ed eleganti dell’intera regione, costruito da Donato Del Piano nel 1748.
La caratteristica fondamentale della serata è stata la sinergia di questi due elementi, organo e coro, attraverso un perfetto alternatim: il coro si è occupato di brani polifonici italiani e francesi (Caccini, Franck e Gounod), l’organo ha eseguito le parti del Proprio di una Messa settecentesca di anonimo pistoiese e la Sonata per l’organo di San Pietro di Giovanni Pietro Baldi. Il bellissimo dialogo tra coro e organo è stato il leitmotiv dell’intera serata, come ha spiegato il Maestro Cannizzaro, «per dare ad entrambi gli elementi la giusta visibilità e rilevanza».
Durante la serata sono state poste delle domande ai protagonisti affinché aiutassero a comprendere a fondo le ragioni di queste scelte e del percorso musicale seguito. Il progetto, secondo quanto riferisce padre Aprile, è «uno degli obiettivi dell’Ufficio per la cultura. La musica sacra assume certamente un valore pastorale, una funzione educativa, ed è da questo che si parte per riportarla alla sua bellezza originaria, al suo antico splendore, per elevare l’animo umano. In un momento storico così “vuoto” dal punto di vista della spiritualità, si avverte la necessità di risvegliare le coscienze degli uomini. L’obiettivo ulteriore della manifestazione è riscoprire gli organi storici della Diocesi. In quest’ottica la tappa di San Giovanni assume un ruolo significativo: si vuole mettere in luce la prestigiosità e i suoni dell’organo presente nella Basilica, che ha servito per tanti anni la liturgia offrendo un servizio alla sacralità della comunità».
L’importanza dell’organo è stata sottolineata dall’esecuzione di un ospite di eccezione: Diego Cannizzaro. Il Maestro, riconosciuto in ambito nazionale internazionale, ha spiegato come «questa serata risulti un continuum di quanto svolto l’anno scorso. Una manifestazione, quella dell’anno scorso, incentrata sulla tradizione della musica per organo nei vari secoli. Quest’anno l’intenzione è analizzare come la tradizione musicale si è evoluta insieme alle voci: ecco il motivo dell’inserimento delle due formazioni corali. Rispetto al primo appuntamento, in cui organo e voci suonavano contemporaneamente, venerdì 1 Marzo abbiamo assistito ad una tecnica ormai desueta, quella dell’alternanza. La presenza dell’organo settecentesco», spiega ancora il Maestro Cannizzaro, «è fondamentale, non casuale, e ha permesso di creare una sinergia col coro che prima, nella liturgia, era elemento a sé, un po’ sganciato dal resto. Ora viene valorizzato attraverso la tecnica dell’alternatim. Va sottolineato che tutto questo rappresenta una novità. L’originalità consiste nel cambiare l’abitudine consueta di non ascoltare brani liturgici in concerto (poiché in teatro o nei concerti si produceva musica di altro genere), e così valorizzare tutte le forme liturgiche passate che, oggi, per ovvi motivi, non trovano spazio nella liturgia attuale».
Protagonista indiscusso, dunque, è l’organo settecentesco presente nella Basilica. Uno strumento che il Maestro Cannizzaro definisce «elemento di estrema purezza sonora, di un’eleganza e delicatezza uniche, dalla personalità straordinaria, di grande equilibrio». Uno strumento definito “di equilibrio” perché diventa un tutt’uno con l’ambiente che lo ospita, lo “ingloba”, lo rende suo in uno straordinario equilibrio tra le parti.
Sicuramente nuovo è anche l’inserimento del Coro, che si incastra perfettamente con l’organo: «una sintesi perfetta tra antico e moderno, passato e presente», come ha avuto modo di asserire padre Biagio Aprile.
L’inserimento del Coro Polifonico Ibleo di Chiaramonte Gulfi risulta vincente e congeniale, con effetti soddisfacenti e quasi “magici”.
Il Maestro Nello Cavallo, ritiene che l’iniziativa nel ragusano sia stata fondamentale perché ha dato un contributo importante al territorio. Quest’anno ancora di più per l’avvicinamento che il coro ha avuto con l’organo. Un progetto che si vuole portare avanti anche negli anni futuri. «La novità apportata dal coro», spiega il Maestro, «è la possibilità di dialogo con l’organo, che resta fulcro della manifestazione, ma si apre alla possibilità di svolgere brani di musica sacra di una certa orecchiabilità. La scelta dei brani è stata compiuta tenendo sempre presente il contesto liturgico. Ave Maria, Panis Angelicus, Credo sono, infatti, al centro della liturgia attuale».
A Maggio il concerto finale chiuderà il percorso con le due corali (Coro Polifonico Ibleo e “Coro Enarmonia” diretto dal Maestro Scannavino) che si esibiranno insieme. Un coro di circa sessanta persone che cercheranno di “unire” le loro due diverse anime, le loro due diverse identità musicali.
Un lavoro molto faticoso ma sicuramente stimolante per il Maestro Nello Cavallo, secondo cui «fine ultimo è valorizzare il coro che un tempo era caratterizzato solo dalla presenza al suo interno di professionisti, oggi invece è aperto a tutti (ricordiamo infatti che i coristi del Coro Polifonico Ibleo non sono professionisti, ma si sono specializzati con l’esperienza). Il coro è parte fondamentale, attiva, aiuta a pregare due volte. Come insegna Sant’Agostino».
Il pubblico ha risposto discretamente all’iniziativa, che continuerà con altri tre incontri: venerdì 22 marzo alle ore 20, presso la Chiesa Ecce Homo di Ragusa, sabato 4 maggio alle ore 21, presso la Basilica “Santa Maria la Nova” di Chiaramonte e venerdì 31 maggio alle ore 20, presso la Basilica “S. Maria delle Stelle” di Comiso.
Alessandra D’Izzia e Rachele Busacca