Pubblicato il 8 Aprile 2019 | di Saro Distefano
0Circa ottocento ragazzi e 180 capi: alla scoperta del mondo Agesci
Sono circa ottocento ragazzi guidati da circa 180 capi. Molto significativi i numeri che profilano il mondo scoutistico nella Diocesi di Ragusa.
Da gruppi “storici” e molto ampi (per esempio il Ragusa 2, con sede presso la parrocchia di San Luigi Gonzaga, con 124 ragazzi e 14 capi) a gruppi di più recente formazione con pochi ragazzi in camicia azzurra (Scoglitti, con 27 scout e 5 capi). Gli scout cattolici della nostra Diocesi confermano la ormai quasi secolare presenza dell’Agesci, anche se fino al 1974 i gruppi erano due, divisi per sesso: gli scout (lupetti ed esploratori) e le guide (coccinelle e scolte).
L’Agesci in territorio ibleo rappresenta quindi una precisa e riconosciuta agenzia didattica e pedagogica secondo i criteri impostati, ora sono 112 anni, da Sir Robert Baden-Powell, il militare inglese che organizzò per la prima volta i giovani fissando precise regole e valori. Perpetuati ad oltre un secolo di distanza da milioni di ragazzi e ragazze in tutto il mondo.
L’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) è presente a Ragusa con lo storico gruppo del Ragusa 1 (con sede nella parrocchia dell’Ecce Homo) che attualmente conta 94 scout e 12 capi, il già citato Ragusa 2, il maggiore della compagine diocesana, e il Ragusa 7, con sede presso la parrocchia di San Paolo e che dopo un biennio di inattività è tornato proprio quest’anno a formare nuovamente le sestiglie dei lupetti riuniti nel cosiddetto “branco”, e le squadriglie degli scout, riuniti nel “reparto”.
In territorio ragusano anche il Marina di Ragusa, rinato tre anni fa e adesso con 30 tra scout e guide e 9 capi. A Santa Croce Camerina i 26 capi gestiscono oltre quaranta ragazzi. Nella zona ipparina, oltre al già citato gruppo di Scoglitti, ben quattro gruppi a Vittoria: il Vittoria 1 con 80 ragazzi e 13 capi, il Vittoria 2 con 115 ragazzi e 16 capi, e il Vittoria 3 con 100 ragazzi e 25 capi. Due gruppi a Comiso: il Comiso 1 con 81 ragazzi e 13 capi e il Comiso 2 con 71 ragazzi e 14 capi.
Come si vede, numeri importanti. E dire che non tutte le richieste che pervengono ai vari gruppi possono essere esaudite. Spesso per motivi di spazi. È il caso, per esempio, del Ragusa 2 che a San Luigi Gonzaga può utilizzare il cortile alle spalle del tempio che fu chiesetta di campagna al momento della sua costruzione (nel 1932) e le casette costruite dagli stessi scout negli anni scorsi. Il tutto assolutamente insufficiente per accogliere tutti i ragazzi (e soprattutto i bambini che chiedono di diventare lupetti e lupette). In attesa della realizzazione della nuova chiesa dedicata al gesuita santo, patrono mondiale della Gioventù, con il progetto già approvato e un ampio terreno individuato nella via Almirante, quando gli spazi saranno certamente molto più ampi e funzionali.
In altri casi, le tante richieste non possono essere soddisfatte per l’insufficiente numero dei capi. Non deve apparire un fatto strano. Nella gran parte dei casi i capi scout sono uomini e donne che, seguito l’iter classico dello scoutismo (Branco, Reparto, Clan, Comunità Capi) decidono di rimanere in servizio col ruolo di capo attivo. Ma il ruolo di capo, nel moderno scoutismo cattolico regolato dall’Agesci, è un impegno molto coinvolgente, con frequenti corsi di aggiornamento, con tantissime ore spese con gli altri capi per la gestione del gruppo e la pianificazione delle attività, e con ancora più ore insieme ai ragazzi nelle riunioni settimanali, negli appuntamenti canonici dell’anno scoutistico, con il “campo estivo” e quello invernale, la grande festa del San Giorgio e ogni 22 febbraio (giorno della nascita, nel 1857, di Robert Baden-Powell, a Londra) il “World Thinking Day”, il giorno del pensiero, quando tutti gli scout del mondo riflettono su un tema assegnato e raccolgono fondi destinati alla diffusione dello scoutismo nei paesi dove è più difficile.
Insomma, un vero e proprio servizio, a favore della collettività tutta e dei ragazzi in particolare che coinvolge il capo in maniera tale da non permettere di servire a chi, per i motivi più vari, dal lavoro allo studio alla famiglia, non ha la possibilità di stare con gli scout.