Attualità

Pubblicato il 8 Aprile 2019 | di Alessandro Bongiorno

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Come dare seguito ai tre segnali che giungono dal centro storico

Tre indizi non fanno una prova ma tre segnali di vita nel centro storico di San Giovanni a Ragusa sono un bel modo di iniziare la primavera. La riapertura del chiosco-bar (ex edicola) di via Roma all’angolo con corso Vittorio Veneto, il riammodernamento della storica libreria Flaccavento e il parco Giovanni Paolo II tornato a nuova vita non bastano a segnare un’inversione di tendenza o a rimarginare ferite profonde (troppo recente la chiusura dell’ospedale “Civile” e della Banca d’Italia) ma sono tre segnali che indicano una direzione. Il commercio, la cultura, il piacere di ritrovarsi insieme sono tre ingredienti che non devono mancare in ogni ricetta che riguarda il nostro centro storico. Molto (o quasi tutto) resta ancora da fare, come ha ricordato il parroco della cattedrale, don Giuseppe Burrafato, rilanciando con il mensile “Insieme” un articolo di 25 anni fa di padre Carmelo Tidona. C’è da recuperare un immenso patrimonio abitativo e da innescare meccanismi che possano riportare i ragusani a preferire la residenza nel cuore della città, anziché in periferie sinora anonime. Intanto apprezziamo la possibilità di vivere meglio il centro. Ci fa piacere sapere che possiamo ancora trascorrere momenti lieti in due luoghi d’incontro come una libreria e un chiosco. Ci fa piacere anche rivedere il parco della villa Margherita (anch’essa di recente restaurata) frequentato da ragusani vogliosi di praticare uno sport salutare, alla portata di tutti, che facilita le relazioni sociali e umane come la camminata. Quel luogo è stato un tempio laico dello sport dove i ragusani hanno iniziato ad appassionarsi alla pallacanestro, dove hanno trascorso ore all’aria aperta con in mano una racchetta o dove hanno familiarizzato con le arti marziali. Che sia ancora lo sport ad animare il parco è un bel segnale.

Questa storia può essere un punto di inizio per altre iniziative, anche non difficili da realizzare. Ci piacerebbe, infatti, che da qualche parte (tra la villa e il parco o dove sia possibile), si possano installare due porticine per consentire anche ai bambini del quartiere di correre dietro a un pallone per costruire legami e rinsaldare amicizie, per cementare quell’integrazione che già a scuola respirano. Iniziare a pensare ai bambini del quartiere è il modo più bello per alimentare i segnali che ci giungono in questi giorni.

Siamo certi che, grazie all’associazione “Amunì”, il parco Giovanni Paolo II e il locale annesso “City” torneranno a rappresentare un punto d’incontro per tanti ragusani. Questa formula può essere una chiave per riportare almeno i ragusani nel loro centro storico. Il Comune potrebbe infatti cedere ad altre associazioni altri locali o fungere da intermediario con i privati per offrire ad associazioni, movimenti, club, circoli locali oggi chiusi con canoni d’affitto concordato. Tanta gente potrebbe così tornare a frequentare il centro, molti “dammusi” riacquisterebbero una loro funzione e le prime a beneficiarne sarebbero proprio le attività commerciali. Provare per credere.

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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