Pubblicato il 13 Maggio 2019 | di Redazione
0Ascoltare e raccontare la vita e le persone: è giunta l’ora dei testimoni (anche digitali)
Si appresta a conclusione il decennio 2010-2020, con cui la Chiesa italiana ha scelto di dedicarsi all’emergenza educativa e al ruolo della comunicazione in un mondo sempre più digitalizzato. Quando gli “Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano” furono scritti, si avvertivano solo le prime avvisaglie di una progressiva diffusione dei social network e della loro preponderanza nella vita quotidiana, a partire dalle giovani generazioni con un’età sempre più bassa.
Ed è proprio il terreno dei social network, che oggi, più che mai, chiama in causa la comunità dei credenti, ancora impreparata ad accogliere questa sfida. I processi mediatici, come scritto sugli Orientamenti, «vanno considerati positivamente, senza pregiudizi, come delle risorse, pur richiedendo uno sguardo critico e un uso sapiente e responsabile ». Spetta proprio alla Chiesa il ruolo di «educare alla conoscenza di questi mezzi e dei loro linguaggi e a una più diffusa competenza quanto al loro uso. Il modo di usarli è il fattore che decide quale valenza morale possano avere».
Le potenzialità relative all’uso delle nuove tecnologie nella pastorale sono davvero molteplici. Sono state molte le realtà ecclesiali, non ultima la nostra Diocesi, che hanno creato siti, pagine facebook e altri profili social, ma lo sforzo da compiere adesso è il passaggio da uno stile per lo più informativo, uno a molti, ad una logica partecipativa bidirezionale, per costruire così comunità che possano incontrarsi e relazionarsi grazie alla tecnologia. La Parola così confluisce nel tessuto quotidiano e nel cuore delle persone tramite storie di vita che, suscitando l’empatia, evitano che queste nozioni rimangano unicamente in superficie. Ed il digitale è un terreno fertile per le narrazioni e per una comunicazione generativa di una Chiesa che stia dove sta l’uomo.
Ciò che era fortemente auspicato sugli Orientamenti, viene ribadito con maggiore chiarezza, alla luce della preponderanza crescente dei social media nel tessuto relazionale, in occasione della 71esima Assemblea generale della Cei del maggio 2018: «C’è bisogno di ascolto come condizione permanente, c’è bisogno di raccontare la vita, le storie delle persone attraverso le quali passa il messaggio: oggi più di ieri è il tempo dei testimoni». Ma soprattutto «è necessario comprendere come colmare il divario tra l’accelerazione della tecnologia e la capacità di afferrarne il senso profondo». Tocca al mondo ecclesiale, ma non solo, mediare tra un uso corretto e costruttivo dei social e la bellezza delle relazioni umane dirette, sviluppando la consapevolezza della presenza in rete.
Per una maggiore sensibilizzazione al tema, alcune iniziative sono già atto presso la Diocesi di Ragusa, altre sono in via di progettazione e verranno presentate nei prossimi mesi.