Pubblicato il 15 Maggio 2019 | di Redazione
0Pittura, poesia, amore e fede. L’alfabeto dei colori di Marc Chagall
Scrivere di Marc Chagall senza essere un competente d’arte, è un esercizio di identificazione con i temi del suo bagaglio simbolico e della sua esperienza interiore, capaci di unire pittura e poesia, amore e fede.«L’arte – secondo Chagall – è uno stato d’animo è già in sé un atto religioso”. Le sue opere raccontano con colori accesi e carichi di allegria un mondo magico e sottosopra, dove figure di innamorati, violinisti e animali fluttuano nell’aria e si librano nel vento. E raccontano della sua relazione con la Parola biblica, in un dialogo di crescente intensità e intimità con Dio. Entrare in Santo Stefano a Magonza ed ammirare le vetrate policrome, decorate da Chagall con scene tratte dal vecchio e dal nuovo testamento, è immergersi nella creazione come prodigio della luce e nella storia degli uomini come storia di amore e di salvezza. L’artista ci offre un’esperienza di rigenerazione nella modulazione di innumerevoli varietà di blu. Per Chagall, il blu ha una capacità evocativa che è innanzitutto il blu del cielo, il blu di Dio che “i cieli dei cieli non possono contenere”; è il blu della passione creatrice del Dio che allestisce il creato per l’uomo; è il blu delle acque da cui sorge la vita, il blu del mare spazioso e vasto; è il blu di uno sguardo profondo d’amore. Il blu di Chagall racconta la vita. Con il blu delle vetrate, l’ultranovantenne Chagall offre la possibilità di rinascere, una sorta di battesimo per poter entrare in dialogo con la Parola per giungere a godere del suo vertice nel canto dell’amore. L’amore è esperienza della coscienza che lo posiziona consapevolmente al centro dell’esistenza personale, al centro della storia e del mondo.
Questo pensiero è una sorta di biglietto d’ingresso nel Museo del Messaggio Biblico, a Nizza, che ospita, tra le altre opere di Chagall, le sue cinque tele del Cantico dei Cantici. Solo nell’esperienza dell’amore gli uomini trovano sensi capaci di percepire il miracolo della creazione e della salvezza, e trovano parole in grado di raccontarlo. L’amore che Chagall canta è l’amore come vertice di tutto ciò per cui la vita merita di essere vissuta e per cui Dio merita di essere incontrato; è vicenda di carne, incarnata. A questo livello, perfettamente spirituale proprio in quanto perfettamente carnale, si colloca il Cantico dei Cantici di Chagall non meno di quello di Salomone. L’amore, per Chagall, sarà innanzitutto la sua donna, amata appassionatamente, e con essa tutto quanto ha costituito la sua vita: il paese natale, Saint-Paul-de-Vence, Gerusalemme, il popolo ebraico, la casa, ogni madre e ogni bambino, ogni uomo raccolto in preghiera. La sua opera sostiene e affascina sia chi ha una ispirazione religiosa dell’esistenza sia chi ne prescinde, aiutando con il colore, con la luce, con quei simboli a volte complessi, con tratti primitivi, a scavare dentro la nostra storia di donne e uomini. Armandoci di semplicità e di stupore ritroviamo nelle sue opere “non il sogno di un sol popolo ma quello dell’umanità”.
Emanuele Occhipinti