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Pubblicato il 20 Giugno 2019 | di Alessandro Bongiorno

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San Luigi, presto la nuova chiesa per un quartiere in cerca di identità

Nel 2021 la nuova chiesa di San Luigi Gonzaga potrebbe essere realtà. Lo ha annunciato il parroco, don Luca Tuttobene, intervenendo all’incontro sul tema “Il quartiere fra problemi e speranze”, inserito dalla parrocchia di San Luigi nel programma dei festeggiamenti. Sorgerà in un terreno all’angolo tra le vie Almirante e Dublino. Il progetto è all’esame della specifica commissione della Conferenza episcopale che dovrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni. La nuova chiesa potrebbe rappresentare un punto di riferimento per quella parte del quartiere Beddio-Pianetti-Nunziata-Centopozzi che gravita attorno alla parrocchia. Un quartiere che ha necessità di darsi un’identità e una prospettiva. E non è un caso che è stata proprio la parrocchia ad accendere i riflettori sul quartiere dimostrando come la comunità ecclesiale possa e voglia farsi carico delle speranze e dei problemi del territorio. Dall’incontro, cui hanno partecipato Giorgio Flaccavento, Vincenzo Firullo, e l’assessore Giovanni Giuffrida, sono emerse proposte concrete e di non difficile realizzazione.

Tra queste il recupero della storia attraverso la toponomastica delle contrade. I relatori Giorgio Flaccavento e Vincenzo Firullo hanno infatti suggerito o di affiancare nelle tabelle i nomi storici delle contrade (ad esempio via Fieramosca ex stradale Malavita o via Colleoni ex stradale Centopozzi) o ribattezzando le rotatorie e gli spazi verdi proprio con i nomi delle contrade e arricchendo questi spazi con targhe, elementi artistici o di arredo urbano che ricordino la storia e la vocazione agricola di questa parte della città. Sarebbe anche un biglietto da visita per quanti entrano a Ragusa dal lato Ovest.

I problemi del quartiere sono comunque complessi e nascono dalla sua edificazione senza una precisa idea urbanistica. E così, a fianco delle strade di penetrazione verso il centro (viale delle Americhe, viale Europa, via Fieramosca) sorgono una serie di rettilinei privi di traverse laterali (che rendono difficili gli spostamenti senza auto) o monconi di asfalto che finiscono senza avere uno sbocco. Il traffico finisce così per alimentare le vie principali che è rischioso, però, percorrere a piedi. In alternativa, e questa è un’altra proposta emersa, si potrebbero utilizzare le ampie, poco trafficate e pianeggianti parallele che ben si prestano a ospitare piste ciclopedonali, funzionali anche per raggiungere le scuole e le chiese e a fungere da collegamenti interni al quartiere. Questa parte della città potrebbe così divenire un laboratorio per la mobilità alternativa, offrendo anche servizi di bike-sharing e mettendo in comunicazione, proprio attraverso la bicicletta, il quartiere con le fermate della metropolitana e con la stessa pista ciclabile che si vuole realizzare sul percorso della ex ferrovia secondaria.

Il quartiere Beddio-Pianetti-Nunziata-Centopozzi ha però bisogno soprattutto di recuperare una socialità che manca. In effetti, sono carenti gli spazi per l’incontro tra i residenti che ormai hanno occasione di ritrovarsi quasi esclusivamente tra i banconi degli ipermercati. Non ci sono piazze, i mercatini si tengono o nelle aree delle parrocchie o nei locali di una palestra; i ragazzi possono solo “sgommare” con le moto o ritrovarsi davanti a un distributore automatico di snack. Ci sono infatti decine di aree inutili cedute dai privati al Comune come perequazione ma non un campetto dove tirare calci a un pallone. In questo quartiere le parrocchie e le due chiese cristiane di altro culto presenti costituiscono i principali spazi dove si può vivere un’esperienza di comunità.

La cura del verde, il recupero e la qualificazione delle aree di perequazione, la creazione di passaggi pedonali anche all’interno di aree private per favorire gli spostamenti dei residenti senza auto, il completamento degli assi stradali previsti possono rappresentare ulteriori elementi in grado di aumentare la vivibilità del quartiere, secondo un modello di crescita sostenibile della città.

E sul concetto di città ha insistito molto il professore Flaccavento. «La città – ha scandito – è una e gli abitanti si sentono appartenere ad una sola città, senza centro o periferia. Oggi – ha ammonito – non possiamo permetterci di costruire una sola casa in più. Se si costruisce ancora, si uccidono i pochi spazi vivi esistenti. Non del centro storico, ma di tutta la città. Il riuso dell’esistente è un imperativo categorico di ordine morale».

Il concetto di unità della città è stato più volte ripreso, evidenziando come questo quartiere altro non sia che il luogo della diaspora dei sangiovannari. E la comune identità ragusana e sangiovannara si può fotografare proprio il giorno della festa del patrono quando tutta la città si stringe attorno al Battista alimentando di ceri votivi una processione che non è, né potrebbe essere, solo quella di un centro storico che vive altri e non irrilevanti problemi.

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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