Pubblicato il 26 Giugno 2019 | di Redazione
0Dai social network alla comunità umana senza rinunciare all’incontro con l’altro
Al centro rimane l’uomo, con le sue relazioni, con il suo essere comunità. Relazioni che possono essere coltivate anche nella rete e su internet, ma non in modo esclusivo. C’è un mondo reale, fatto di incontri che vivono attraverso «il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro». Ce lo ricorda Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, dal titolo “Siamo membra gli uni degli altri, dalle social network communities alla comunità umana”.
Il modello della rete. Qual’è allora il modo che il Papa ci suggerisce per usare la rete senza mai rinunciare all’incontro con l’altro? «Se la rete – scrive – è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa». Per il Papa non ci sono surrogati «al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza… Questa – aggiunge – è la rete che vogliamo. Una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere». Questo vale ancora di più e in modo completo per la Chiesa che «è una rete tessuta dalla comunione eucaristica».
I rischi. Attenzione, però, ai «rischi che minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica» perché internet è «uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito». Le reti sociali, infatti, «se per un verso servono a collegarci di più, a farci ritrovare e aiutare gli uni gli altri, per l’altro si prestano anche ad un uso manipolatorio dei dati personali, finalizzato a ottenere vantaggi sul piano politico o economico, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti». Ma non sono solo questi i rischi. Il cyberbullismo, la contrapposizione dura che nega il dialogo, l’uso irresponsabile del linguaggio, l’esclusione di chi appare come diverso, il pregiudizio, l’individualismo sfrenato che possono finire anche con il «fomentare spirali di odio» e il «nostro autoisolamento», come in «una ragnatela capace di intrappolare».
Sono i ragazzi ad essere più esposti anche sul piano relazionale, fino al fenomeno pericoloso dei giovani “eremiti sociali” che rischiano di estraniarsi completamente dalla società. Questo fenomeno preoccupa molto non solo i genitori e le famiglie e il Papa se ne fa interprete ammonendo su quello che definisce «un grave strappo nel tessuto relazionale della società», una lacerazione che «non possiamo ignorare».