Pubblicato il 15 Luglio 2019 | di Redazione
0Né buonismo, né paura di un’invasione. C’è una nuova umanità da raccontare
Né pietà e buonismo, né paura di un’invasione che non c’è: servono parole nuove per raccontare un fenomeno che sta dando vita a una ulteriore tappa della storia dell’umanità. Ha intravisto una nuova epoca, quella dell’homo migrans, il professore Giuseppe Savagnone, direttore dell’ufficio Cultura della Diocesi di Palermo, intervenuto alla celebrazione della Giornata mondiale del Rifugiato. Secondo Savagnone, l’umanità si sta evolvendo verso qualcosa di culturalmente e antropologicamente diverso. Una nuova umanità che supera sia il concetto dell’uomo- cittadino maturato all’ombra dello Stato-Nazione, sia l’astrattezza dei diritti universali, finora riconosciuti senza tenere conto della realtà territoriale e della persona in quanto cittadino e operatore in un contesto come individuo identitario. È un’umanità, come è sempre stato nella storia delle migrazioni, alla ricerca di futuro e opportunità. Per noi cattolici, c’è in più la consapevolezza che la terra non appartiene a nessuno ma ci è data in dono da Dio. Nessuna minaccia, quindi, tantomeno di un’invasione. «Solo chi ha dentro di sé il vuoto dell’insicurezza, e di una fede ed una cultura deboli, ha paura – ha detto Savagnone – del dialogo e del confronto. E vive così la paura di essere invaso dal diverso, ma dalla sicurezza di ciò che si è e di ciò in cui si crede nasce la cultura del confronto e del dialogo, il rispetto della diversità, senza mai invadere l’identità altrui e senza mai perdere la propria». A dare ancora più senso alle parole del professore Savagnone era stato il vescovo, monsignor Carmelo Cuttitta, che aveva aperto l’incontro citando le parole di Cristo dal vangelo di Matteo: “Qualunque cosa avete fatto ad uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avrete fatta a me”. L’incontro con Savagnone, moderato dal direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali Emanuele Occhipinti, è stato solo uno degli appuntamenti del ricco programma, promosso dalla Diocesi di Ragusa e dalla fondazione San Giovanni Battista, con il supporto della Caritas diocesana, dell’Ufficio Migrantes e dell’Ufficio Comunicazioni Sociali.
C’è stato anche spazio per la musica, il teatro, la danza. La festa si è allargata alla città con un momento che ha avuto come cornice il parco Giovanni Paolo II. Qui il presidente dalla fondazione, Renato Meli, la band del centro polifunzionale, piccolo esempio di integrazione tra ragazzi di culture e con storie diverse, il musicista Gianni Celestre, gli attori Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, con i loro allievi della compagnia Godot, hanno offerto a tutti la gioia di partecipare a un evento che abbatte le distanze ed esalta i percorsi di integrazione e di speranza.
La Giornata mondiale del Rifugiato è stata così un’importante opportunità per discutere e aprirsi, con allegria e serietà, in un momento storico delicato, e da qui continuare a far nascere la cultura dell’accoglienza e della fraternità, nel pieno rispetto di sé e degli altri.