Pubblicato il 19 Luglio 2019 | di Comunicati Stampa
0FestiWall presenta Open AC
FestiWall, Festival internazionale di arte pubblica, prosegue la riflessione sullo spazio urbano con la nuova opera di Clemens Behr, “Open AC”, realizzata con il patrocinio del Comune di Ragusa lungo una delle vie d’ingresso alla città, sulla rotatoria di via Ettore Fieramosca.
Dopo gli ultimi lavori in Belgio e Giappone, l’artista berlinese, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per le sue installazioni costruite con materiale di recupero, è tornato nel capoluogo ibleo per riplasmare la scultura ideata lo scorso anno all’interno del Lanificio, ex fabbrica tessile e quartier generale di FestiWall 2018, declinando le forme della precedente esposizione sotto un altro orizzonte, un’altra visione. Motore del progetto, la pulsione della ricerca, il desiderio di un incontro, non solo con un tassello della città, ma anche con il punto di vista critico dei suoi abitanti, diffidente o appassionato che sia.
Come nuvola sospesa sul cemento, opera aperta in spazio circolare, “Open Air Conditionated” prova così a coinvolgere tutti, a muovere gli sguardi verso luoghi che prima nessuno osservava, a sollevare domande sull’habitat umano, sull’identità urbana, sul bene comune. Un invito alla riflessione che, seguendo l’orologio della vita cittadina, viene diffuso anche in versione notturna, dai corpi illuminanti montati da Behr all’interno dell’opera, temporizzati con l’accensione dei fari pubblici che circondano la rotatoria. A completare e perfezionare l’installazione – che rientra nel Social Challenges Innovation Platform, il progetto per la riqualificazione urbana cofinanziato dalla Commissione Ue al quale FestiWall ha aderito – sarà l’innesto di elementi vegetali del territorio ibleo attorno e dentro la scultura, suggerito dallo stesso autore. L’artista ha dihiarato: «Sono partito da una forma semplice, da una circonferenza, un simbolo che può contenere una rotatoria, una città, una comunità, una serie di cerchi concentrici che si aprono ad accogliere i diversi
significati che lo spettatore può attribuire una volta entrato dentro questo sistema aperto. Per realizzare l’installazione ho usato i moduli di un sistema di areazione dismesso, dando ai materiali in disuso una nuova funzionalità. Il riferimento del titolo va all’alta ventosità che caratterizza la sede dell’opera e ovviamente ai cambiamenti climatici in corso, ma può benissimo essere esteso alla necessità di un rapporto obbligato con la natura, con la presenza dell’elemento vegetale, che suggerisce una direzione di riqualificazione dell’area».
La scelta di Behr come ponte ideale fra i due eventi, spiega il direttore artistico di FestiWall, Vincenzo Cascone, non è stata casuale: «nel solco delle precedenti edizioni, in una mappatura della città che procede per visioni, generi, stili e tecniche diversissime fra loro, questa installazione sintetizza e sviluppa a pieno l’obiettivo del nostro cantiere a cielo aperto: riflettere sul degrado delle periferie, sull’emorragia di cemento che ha caratterizzato la compulsiva espansione urbanistica del capoluogo ibleo, e utilizzare l’arte come connettore sociale, cercando e stimolando il dialogo con e tra i cittadini, attraverso dei varchi, dei punti di rottura concettuali, al di là dei canoni bello/brutto, utile/inutile, senza inseguire il plauso della comunità. La scultura di Clemens è tra gli esempi più avanzati e interessanti di questo percorso, sia perché utilizza l’esistente come spazio percettivo, incastrandosi con le forme (per certi versi alienanti) della viabilità urbana e offrendosi plasticamente agli spettatori in movimento, sia perché ha già creato attorno a sé una narrazione, un confronto di opinioni, tra giudizi attenti – nutrimento essenziale del Festival – e pregiudizi di chi, scambiando l’arte per arredo urbano e negando qualsiasi leva estetica ad opere che non siano “rassicuranti” o conformi al proprio sentire, ha proposto il ritorno allo status quo, l’abolizione tout court del lavoro».
Abbracciando in pieno la logica del riuso di materiali dimenticati, cara allo street artist tedesco, il Festival di arte pubblica chiude così il cerchio sulla passata edizione, proiettandosi verso la quinta e ultima a Ragusa, concentrata, stavolta, sull’area industriale del capoluogo.