Vita Cristiana

Pubblicato il 2 Agosto 2019 | di Redazione

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A Giarratana la Madonna della Neve con un richiamo al silenzio interiore

È festa a Giarratana nei primi giorni di agosto. Ai piedi di Monte Lauro, la Madonna è celebrata con il titolo della Neve. Come sia arrivata e quando sia arrivata negli Iblei non sappiamo. Ad agosto, in Sicilia, quando tutto ormai è cotto dal sole, la neve ritorna per parlarci di una storia nata agli albori della cristianità, nella Roma mezza pagana ancora, ma già cristiana. Parliamo della nascita della più bella chiesa dedicata alla Teotokos: la basilica di Santa Maria Maggiore.

Il racconto della leggendaria fondazione della basilica arriva solo dopo l’anno Mille ed è un racconto che ha sempre affascinato per il prodigioso evento della nevicata avvenuta in piena estate e di cui i romani ne vanno fieri. Ogni 5 agosto dentro la basilica, al canto del Gloria (la mattina) e al canto del Magnificat (nei solenni vespri della sera) dal soffitto cassettonato scendono petali di fiori bianchi riproponendo il miracolo della neve. La storia la si conosce: un nobile e ricco romano di nome Giovanni e la sua consorte decisero, non avendo figli, di offrire alla Santa Vergine la costruzione di una chiesa investendo tutti i loro beni. Nella notte tra il 4 e 5 agosto dell’anno 352(secondo altri nel 369), la Madonna apparve in sogno agli sposi, dicendo che avrebbe indicato con un miracolo dove sarebbe dovuta sorgere una basilica a Lei dedicata. I coniugi corsero da Papa Liberio, che accolse con stupore la notizia perché anche lui era stato destinatario dell’identico sogno. Si recarono sull’Esquilino e poterono ammirare il miracolo compiuto. Una nevicata aveva coperto il colle in pieno mese di agosto. Liberio tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie coperta di neve e i coniugi sostennero, come promesso, le spese per la costruzione.

L’elemento della “neve” è uno spunto per vivere con interiorità questa memoria, poiché la neve ci riporta al silenzio dell’evento. Essa scende soffice, al contrario della pioggia, priva di rumore, copre le impurità della vita e riporta al vederla dentro la nostalgia del ritrovarsi bambini (cfr Mc 10,13-16). Se nel caldo estivo la straordinarietà degli eventi “come la neve d’estate e la pioggia alla mietitura,” (Proverbi 26,1) secondo il cuore dell’uomo non sono considerate cose buone, non così per la Bibbia, dove la parola neve ritorna per ben venti volte ed è come altri eventi atmosferici considerata segno della potenza di Dio, senza la quale l’esistenza umana si tramuta in un deserto sterile. “Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo , e non vi ritornano senza averla irrigata, fecondata e fatta germogliare, per dare seme al seminatore e pane a chi mangia, così sarà della parola uscita dalla mia bocca” (Isaia 55,10-11).

La neve è segno della Misericordia di Dio: “Purificami con issopo, e sarò puro;/ lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia,/ ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate. Distogli lo sguardo dai miei peccati,/ e cancella tutte le mie colpe” (Salmo 51, 7-9). A tale richiesta del salmista risponde il profeta “anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve;/ anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana”.(Isaia 1,18)

È significativo che il Bambino che la Madre mostra, nella icona custodita a Giarratana, tenga tra le mani una campana, segno anch’essa di una leggenda del XVI secolo, legata alla Basilica Romana. Una pellegrina, infatti, mentre era impegnata nel giro delle sette Chiese di Roma, essendosi perduta, col sopraggiungere della notte iniziò a vagare nella campagna romana. Invocò l’aiuto di Maria, quando d’improvviso udì il suono di una campana che guidò i suoi passi fino alla basilica. Quella campana, da allora chiamata dai romani “la sperduta”, suona ancora oggi alle 21 di ogni sera per ricordare l’evento lontano. Quando, la statua della Vergine attraversa le strade del Paese, solo se si farà silenzio interiore, come quando scende la neve, si potrà coglierne il suono. Nella notte della cristianità del terzo millennio, il richiamo del Divino Bambino è lo stesso: “Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla”(Gv 15,5). A Maria, Madre, Sorella, Patrona chiediamo di donarci il Figlio e di volgere il suo sguardo in questo tempo di carestia spirituale alle nostre necessità materiali:”benedici i prodotti della terra perché ne goda il mondo intero e concedi benedizione, abbondanza e successo all’opera delle nostre mani!”.

Carmelo Ferraro

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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