Società

Pubblicato il 2 Agosto 2019 | di Mario Cascone

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Smontiamo la mentalità mafiosa con la prevenzione e l’educazione

Due bambini travolti da un suv in folle corsa, guidato da una persona in stato di ebbrezza e sotto gli effetti della droga. Due bambini che giocavano tranquilli sul marciapiede di fronte alla loro abitazione sono stati falcidiati. Due giovanissime vite sono state spezzate di colpo. Una tragedia enorme, che ha colpito non solo le famiglie dei due ragazzi, ma l’intera città, che per diversi giorni non ha parlato d’altro, manifestando commozione, vicinanza ai genitori dei bambini, ma anche indignazione, rabbia, desiderio di giustizia. Ora che sono passati un po’ di giorni da quando è accaduto il tremendo incidente; ora che i funerali dei due fanciulli sono stati celebrati, con una partecipazione massiccia della città e con l’intervento, commosso e commovente, del nostro vescovo Carmelo; ora possiamo fare una riflessione obiettiva di quanto è accaduto e, soprattutto, del perché è accaduto. Alessio e Simone non sono morti né per caso, né per una tragica fatalità. Una disgrazia può sempre succedere, tant’è che altre volte a Vittoria si è pianto per giovani morti in incidenti stradali. Ma in questo caso la morte è stata causata da precise responsabilità dell’uomo alla guida dell’auto e, forse, anche degli altri tre che erano con lui. La morte dei due piccoli, dunque, rinvia a pesanti responsabilità penali per chi l’ha provocata ed è legittimo aspettarsi una risposta ferma da parte di chi dovrà giudicare.

Questa tragedia deve far riflettere l’intera comunità cittadina, ivi compresa ovviamente la sua componente ecclesiale, sul clima culturale e sociale che regna a Vittoria. La città ipparina, composta per la stragrande maggioranza da persone sane, laboriose, creative, positivamente vivaci, comprende al suo interno anche alcune componenti che possiamo tranquillamente definire mafiose, giusto per chiamare le cose col proprio nome. Un anno fa il consiglio comunale, il sindaco e la giunta sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose; non è difficile immaginare che al mercato ortofrutticolo, uno dei più grandi d’Europa, regnino anche modi di fare mafiosi; la sale da gioco e di scommesse sono di fatto in mano a due o tre famiglie, che lucrano parecchio su queste attività; ma soprattutto c’è un modo di fare, da parte di alcuni, che non solo viola palesemente la legalità, ma si caratterizza per una sorta di spavalderia esibita, che sfida tutti con la propria protervia, pensando di godere sempre di un’immeritata impunità.

Le forze dell’ordine, chiamate a far rispettare l’ordine pubblico, sono decisamente insufficienti a fronteggiare una tale emergenza. Si pensi che a Vittoria, città di circa 65 mila abitanti, ci sono solo una trentina di vigili urbani. E anche il numero dei carabinieri e dei poliziotti non è adeguato, per cui molte volte non si riesce ad intervenire con efficacia su chi non rispetta la legge e pensa sempre di farla franca. Ma il problema non è solo quello di reprimere i reati, in quanto è soprattutto quello di prevenirli. Ciò che colpisce è la “mentalità” che alberga in alcuni strati della popolazione, soprattutto giovanile, che non è difficile definire “mafiosa”. Questa mentalità alimenta un modo di fare violento, che investe i rapporti sociali ai vari livelli, esprimendosi in sopraffazioni, minacce, intimidazioni, omertà. È ovvio che ad estirpare una simile mentalità sono chiamate soprattutto le strutture educative, a cominciare da quella scolastica, che per la verità svolge già un ruolo positivo nel tessuto della città, ma che andrebbe ulteriormente potenziato. Speriamo che presto vengano ripristinati a Vittoria gli organi amministrativi democraticamente eletti, che saranno deputati a proporre politiche adeguate ad affrontare queste problematiche. Anche le strutture ecclesiali devono fare la loro parte, pur riconoscendo che già investono parecchio in termini educativi, come è comprovato dagli oratori e dai Grest promossi dalle varie parrocchie. Molto però resta ancora da fare per debellare la violenza e l’illegalità, al fine di far prevalere il Vangelo dell’amore e della verità.

I piccoli Alessio e Simone ci aiutino dal cielo a fronteggiare questi compiti e a vincere questa battaglia.

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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