Vita Cristiana

Pubblicato il 5 Agosto 2019 | di Mario Cascone

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La Creazione un dono da contemplare perché i Cieli narrano la gloria di Dio

La Bibbia esalta la bellezza del creato con parole suggestive, soprattutto nel libro dei salmi: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento” (Sal 18, 2); “Tutte le opere lodano il Signore” (Sal 145, 10); “I fiumi battono le mani, le montagne gridano di gioia” (Sal 98, 8), “Gioiscono i cieli, esulta la terra… gli alberi del bosco danzano di gioia” (Sal 96, 11-12). Tutta la creazione esprime la bellezza di Dio, perché riflette lo splendore dell’amore trinitario. Papa Francesco, nell’enciclica “Laudato si”, afferma che “quando contempliamo con ammirazione l’universo nella sua grandezza e bellezza, dobbiamo lodare tutta la Trinità” (n. 238). Il Padre onnipotente crea ogni cosa con la potenza della sua Parola (il Figlio) e col soffio del suo Spirito. E crea il cielo e la terra, le cose visibili e invisibili, unicamente per amore. La creazione, infatti, non è opera né del caso, né della necessità, ma è frutto della volontà di Dio, che decide di creare il mondo solo per amore. Dio, che non aveva bisogno delle creature, ha fatto uscire dalla sua volontà l’universo per eccedenza d’amore e “per avere qualcuno di fronte a sé a cui fare i suoi doni meravigliosi”, come dice Sant’Ireneo di Lione.

Lo splendore della natura, che si può osservare nella bellezza di un’alba o di un tramonto, nel cielo stellato o nella maestosità del mare, nel verde lussureggiante di un parco o nel ruscello cristallino, manifesta la bellezza di Dio, il quale in se stesso è bello ed imprime in ogni realtà creata la sua bellezza. Sant’Agostino, che definisce Dio “bellezza tanto antica e tanto nuova”, sostiene che Egli è indicibilmente più bello di tutte le cose che ha fatto. Se le creature sono belle, Dio Creatore è infinitamente più bello. E San Francesco d’Assisi, che nelle “Lodi di Dio Altissimo” inserisce anche la frase “tu sei bellezza”, nel Cantico delle creature esprime la bellezza di ogni cosa in un contesto di fraternità universale. Si narra che il serafico frate lasciava volutamente incolta una parte dell’orto del convento, perché era convinto che anche la vegetazione selvaggia rimanda alla bellezza del Creatore. La creazione è bella, in quanto è un libro che parla della potenza di Dio. E questa bellezza non è frutto di una conquista umana, ma è primariamente un dono da contemplare. Di fronte alla bellezza del creato l’uomo è voluto da Dio non come dominatore o sfruttatore, ma come colui che deve prendersi cura del giardino del mondo: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2, 15). Coltivare e custodire sono dunque i due verbi che scandiscono la responsabilità dell’uomo nei confronti del creato. Il che si traduce nel rispetto della natura, in una prospettiva di ecologia integrale, come ha magistralmente indicato Papa Francesco nella “laudato si”.

Ammirare le bellezze del creato, contemplarle con spirito di lode, utilizzarle con misura ed equilibrio, rispettandone l’essenza naturale sono il modo migliore per collaborare con Dio Creatore e per portare avanti quel processo mai interrotto della “creazione continua” dell’universo.

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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