Società

Pubblicato il 5 Agosto 2019 | di Redazione

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Riscoprire la Sicilia in bicicletta recuperando storia e beni comuni

Colline di Assoro, entroterra siciliano, mezzogiorno di un giorno davvero di fuoco. Il sole frusta quel mare di zolle sollevate dall’aratro e dure come l’acciaio. Un ragazzino di 8-9 anni le scavalca graffiandosi gli stinchi ad ogni passo. Dalla cima della collina emerge sempre più visibile un fabbricato giallastro, sorta di fungo piantato su quel cocuzzolo di onde marroni. La vera sorpresa sta in un binario, con tanto di cremagliera centrale, che appare dal nulla e precipita nel nulla. Questo è l’antefatto.

È trascorso poco più di un quarto di secolo e la primavera del 1992 suona al campanello, un grande amico sorride entusiasta assiso su una strana cavalcatura dalle gomme grosse. Comincia così l’era della montainbàik, le mattine dei sabati si usciva fino al pomeriggio e con qualsiasi tempo. Se le nuvole erano sull’Etna, si andava sugli “appennini siciliani” (Peloritani, Caronie, Nebrodi e financo le Madonie), ma anche sugli Erei. Venne il turno degli Iblei, dei quali scoprimmo il fascino irresistibile verde di carrubi e di boschi, di pietre bianche e di amicizie che durano tutt’ora. Chiaramonte Gulfi e Monterosso Almo si rivelarono presto luoghi straordinari, nella vallata correva la massicciata ancora intatta della ferrovia a scartamento ridotto che univa Siracusa e Ragusa. Quella del Vittorini e poi, di un certo Vincenzo Rabito, che al “trenino di Ciccio Pecora” – come era chiamato quel serpente di carrozze che in certi punti andava più lento di un mulo al passo – affidava i propri sogni tornando dalla Grande Guerra.

Eravamo in tanti e, quel giorno, galeotta fu la prospettiva di tanti viaggiatori in fila sulla curva del rilevato ferroviario, non vagoni, questa volta, ma tranquilli ciclisti. Fu un attimo, la fantasia scattò e balzò in testa, prese il controllo e come suo giusto compito, iniziò a volare. Dall’alto apparve alla vista una sorta di sistema arterioso che si irradiava per l’intera isola di Sicilia, un’asta pulsante di ricordi si perdeva lontanissima.

Dopo quel giorno vennero il Piano per la Mobilità non Motorizzata in Sicilia (pubblicato il primo luglio del 2005), i progetti della Linea di Intervento del 2009 “Greenways” e il Greenet – Piano per la mobilità dolce fra i siti Unesco, votato all’unanimità nell’assemblea plenaria dei Comuni tenutasi il 2 dicembre 2014. Oltre mille chilometri di linee ferroviarie abbandonate, “un attrattore fra gli attrattori”, come qualcuno ha definito questo patrimonio in abbandono. In questi giorni è la volta della ciclovia della Magna Grecia (che attraversa Basilicata, Calabria e Sicilia fino a Pozzallo) e, per il sud est, dei “Passi Iblei”, ambizioso progetto che consiste nel recupero ciclabile della linea ferroviaria dismessa Siracusa-Ragusa e nel contemporaneo rafforzamento della linea attiva Ragusa-Siracusa.

Si può iniziare per gioco, si può finire per lavorare per il recupero di beni comuni abbandonati, nella convinzione che possano diventare uno strumento essenziale per un nuovo ruolo della nostra Isola nel turismo culturale nell’area mediterranea.

Giampaolo Schillaci

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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